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Recensione : “Le grandi interviste di Rolling Stone” a cura di Jann S. Wenner e Joe Levy, edito da White Star

Questo libro raccoglie 18 interviste ordinate cronologicamente: Pete Townshend (1968), Jim Morrison (1969), John Lennon (1971), Johnny Cash (1973), Neil Young (1975), Eric Clapton (1985), Robin Williams (1988), Jerry Garcia (1991), Axl Rose (1992), Bruce Springsteen (1992), Kurt Cobain (1994)....

“Le grandi interviste di Rolling Stone” a cura di Jann S. Wenner e Joe Levy, edito da White Star

Questo libro raccoglie 18 interviste ordinate cronologicamente: Pete Townshend (1968), Jim Morrison (1969), John Lennon (1971), Johnny Cash (1973), Neil Young (1975), Eric Clapton (1985), Robin Williams (1988), Jerry Garcia (1991), Axl Rose (1992), Bruce Springsteen (1992), Kurt Cobain (1994), Mick Jagger (1995), Patti Smith (1996), Bob Dylan (2001), Ozzy Osbourne (2002), Keith Richards (2002), Eminem (2004) e Bono (2005).

 

Potrete leggere passaggi come questi:

 

  • Mi piace lasciar accadere ogni cosa, magari dirigerla con un po’ di consapevolezza, ma sostanzialmente assecondare le vibrazioni che ricavo in ciascuna particolare circostanza. (Jim Morrison)
  • Dovrebbe esserci una settimana di ilarità nazionale… una cessazione di ogni lavoro, affare, discriminazione, autorità. Una settimana di libertà totale. (Jim Morrison)
  • (…) non credo più ai miti, e i Beatles sono un altro mito. Non ci credo. Il sogno è arrivato al capolinea. Non mi riferisco solo a loro, ma a tutti i miti di quella generazione. È finita e dobbiamo (io per primo) ritornare a quella che chiamiamo realtà. (John Lennon)
  • (…) dei veri bastardi. Non si può essere altro quando si è sottoposti a tutta quella pressione. (…) Bastardi del cazzo, ecco quello che erano i Beatles. Devi essere un bastardo se vuoi arrivare, c’è poco da fare, e i Beatles sono i peggiori bastardi della Terra. (John Lennon)
  • Non è divertente essere un artista. Sai com’è, scrivere è una tortura. (…) Mi dispiace essere un artista in questo senso; detesto esibirmi per dei fottuti idioti che non capiscono niente. Non provano nulla. Sono io quello che prova qualcosa perché sono quello che esprime qualcosa. Loro vivono per procura, tramite me e altri artisti (…). Preferirei far parte del pubblico, davvero, ma non ne sono capace. (John Lennon)
  • Un piccolo cambiamento c’è stato, siamo tutti un po’ più liberi eccetera, ma siamo sempre parte dello stesso meccanismo. Cazzo! Stanno facendo esattamente le stesse cose: vendono armi al Sudafrica, uccidono i neri per la strada; la gente continua a essere fottutamente povera, coi topi che gli camminano addosso. Roba da vomitare, io ho aperto gli occhi anche su tutto questo. Il sogno è proprio infranto. Tutto uguale, solo che ho 30 anni e un sacco di gente porta i capelli lunghi. Ecco cosa, amico, non è successo niente (…). (John Lennon)
  • Limitatevi a giudicarmi per quello che sono e per quello che mi esce dalla bocca, per il mio lavoro, smettetela di etichettarmi. Mi sembra quasi di essere tornato a scuola! (John Lennon)
  • Ho bisogno degli alberi, del verde; devo immergermi nella campagna perché troppa gente mi infastidisce. (John Lennon)
  • Io vivo di settimana in settimana. Non penso oltre. (John Lennon)
  • Tagliare e raccogliere cotone è un lavoro sgradevole. Non so quanto bene mi abbia fatto. Non so quanto svolgere lavori sgradevoli faccia bene in generale. (Johnny Cash)
  • (Il futuro) Lo vivo mentre avviene, tutto qui. Faccio qualsiasi cosa ritengo giusta al momento. Non voglio arrivare prima di qualcuno o qualcosa. (Johnny Cash)
  • (…) un artista (…) quando sente l’umore oscillare – cosa che tutti soffriamo se siamo creativi – anziché affrontare la realtà sapendo che questa è un’opportunità di creare, si volge verso qualcosa che spegnerà quell’umore, ferma quell’irritazione. E questo può essere il bere, o l’eroina o altro. Egli non vuole affrontare quell’impulso creativo, perché conosce l’auto-esplorazione che deve essere intrapresa, la sofferenza che si deve affrontare. Questo succede soprattutto, o molto dolorosamente, agli artisti. Finché non si rendono conto di che cosa sia quello che fa loro quella cosa, essi faranno sempre qualcosa per ucciderla. (Eric Clapton)
  • Non hai bisogno di una tonnellata di soldi e muri di cinta per essere isolato. Conosco parecchia gente che si isola con una confezione di sei lattine di birra e un televisore. (Bruce Springsteen)
  • (…) il nocciolo del problema che ho avuto nel diventare una celebrità: il modo in cui la gente la affronta. (…) è così difficile convincere la gente a darsi una calmata. Rilassati, mostra un pochino di rispetto. Tutti caghiamo, in fondo (ride). (Kurt Cobain)
  • Credo che la gente passi metà della vita con il timore di esprimere la propria opinione. (Mick Jagger)
  • L’idea-base per la classe operaia in Inghilterra era di lavorare fino alla pensione, e poi ti davano un orologio d’oro. Quell’equazione non ebbe mai senso per me. Ti do la mia intera vita in cambio di un orologio d’oro? Piuttosto, spacco la vetrina di una gioielleria e ne rubo uno. (Ozzy Osbourne)
  • Bin Laden ci ha attaccato e noi abbiamo attaccato Saddam. Non abbiamo sentito parlare di Saddam per dieci anni, ma andiamo ad attaccare Saddam. Spiegaci un po’ questo. Dacci qualche risposta. (Eminem)
  • Sono cresciuto in quello che si potrebbe definire un quartiere della classe medio-bassa. Non c’è niente di simile in America. Forse dovrei dire di lavoratori benestanti? Una strada piacevole, gente per bene. Ma, tuttavia, se devo essere sincero, con la sensazione che la violenza fosse dietro l’angolo. (Bono)
  • Ho un enorme rispetto per gli atei, la maggior parte dei miei amici lo è, e per il loro coraggio di non credere. (Bono)

 

Cos’altro aggiungere?

Che queste interviste sono nate dopo giorni e giorni trascorsi con gli artisti, a volte mesi, viaggi insieme, oppure una lunga interminabile sessione di 10, 15 ore.

 

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