Caos dal caos, black metal atmosferico con una forte connotazione doom, ambient, psichedelia, post rock e tante, tante altre cose. I Lares pubblicano il loro terzo album “Et in arcadia ego” per Argonauta Records a quattro anni dal penultimo “Towards Nothingness” sempre per l’etichetta italiana.
Traccia unica di oltre ventisette minuti il disco è un flusso di coscienza che fluttua in una dimensione che non è la nostra, puntando davvero in altro.
Il gruppo di stanza a Berlino ha confezionato un’opera che supera persino il precedente disco che era stato accolto molto bene sia dal pubblico che da noi lamentosi critici.
Qui si superano abbondantemente, arrivando a sviluppare un flusso sonoro che è vissuto da attacchi improvvisi e rabbiosi, cavalcate dentro galassie lontane, viaggi mentali soffusi e post metal in growl, che poi ripartono come il viaggio di un verme sotto al sabbia di Arrakis. La bellezza della musica dei Lares, nome bellissimo, è come guardare dentro ad un immenso abisso ed esserne contenti, in pace con noi stessi.
Fin dalla copertina per continuare con la musica i Lare pongono dentro la loro opera anche tanto esoterismo, e il titolo del disco vuole dire tantissimo. Un disco di grande bellezza, che ha al suo interno tanti generi e sottogeneri diversi e tutti organici e credibili, come incastonati in un bellissimo bassorilievo. I Lares fanno musica oggettivamente diversa, speciale e senza preclusioni, dentro questo disco si possono addirittura ascoltare vestigia del grunge e del poste grunge.
Ci vuole coraggio ma soprattutto bravura per are un’unica traccia di ventisette minuti al di fuori del circuito ambient più duro e puro, con tale qualità e tale intensità. “Et in arcadia ego” possiede quel tocco speciale, quell’atmosfera particolare che hanno pochi dischi che fluttuano in una dimensione differente dalla nostra e della quale possiamo cogliere solo qualcosa ma c’è tantissimo dentro.
Molto particolare la copertina con la versione di “Et in arcadia ego” del Guercino, una storia nella storia.