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Recensione : Lachrymose – Carpe Noctum

In conclusione un buon debutto per i Lachrymose, che dimostrano ottime potenzialità così da partire con il piede giusto.

Lachrymose – Carpe Noctum

Nel mondo del metal underground sta tornando prepotentemente il gothic doom, balzato alle cronache metalliche nei primi anni novanta, non solo per merito dei vari Anathema, Paradise Lost e My Dying Bride, ma anche per una florida scena olandese, che in quel periodo poteva contare sulle gesta dei primi The Gathering, Orphanage e Celestial Season (tanto per nominare i più conosciuti).

Niente di nuovo all’orizzonte, ma un ritorno gradito al genere, spogliato degli elementi sinfonici e più vicino al doom classico e al death old school.
Non fraintendetemi, il symphonic gothic metal rimane, a mio avviso, uno dei generi più riusciti del filone metal dark, ma di questi tempi rischia di inflazionarsi, complice una continua nascita di gruppi alla Nightwish / Within Temptation, perciò ben venga chi si distacca dal cordone ombelicale del genere per proporre qualcosa di (se non nuovo) diverso.
I Lachrymose arrivano dalla Grecia e debutta per la Pure Steel Publishing con questo buon lavoro di doom metal dalle tinte dark/gothic, prodotto da Chris Fielding (Primordial, Electric Wizard); Carpe Noctum risulta un lavoro elegante ma, allo stesso tempo, aggressivo, lasciando come detto le facili vie del symphonic per un approccio più heavy.
L’unica concessione ai suoni gothic più cool è l’uso della female vocal, dalle sfumature operistiche, sopra ad un sound costruito sul doom/dark, con a tratti un uso ben congegnato di ritmiche death oriented, che ne accrescono l’aggressività, aiutato da poche apparizioni di un cantato in growl che ne accentua la vena oscura e drammatica.
I Lachrymose sono in quattro: Blackmass alla sei corde e alla seconda voce, Mancer alle pelli, Kerk al basso e Hel, protagonista di una buona prova al microfono, in possesso di un’ugola che non si discosta dalle più famose interpreti del genere, anche se il meglio il gruppo greco lo offre quando la voce di Blackmass entra prepotentemente tra le trame dei brani, o si alterna con la vocalist, rendendo ancora più monolitico e oscuro il sound di Carpe Noctum.
Picchi dell’album sono My Shadow (A Revelation) brano che risulta il più lungo del lotto, vario nel suo incedere heavy dark e sapientemente strutturato su ritmiche che vanno dal doom classico all’heavy, la death oriented Face Of Horror e la monolitca title track, doom song tra Candlemass e Edenbridge, impreziosita da solos che richiamano i primi Paradise Lost.
In conclusione un buon debutto per i Lachrymose che dimostrano ottime potenzialità così da partire con il piede giusto e un plauso anche alla Pure Steel che dimostra buon fiuto anche in generi che si allontanano dalle sue uscite abituali, in linea con il metal più classico e old school.

Tracklist:
1. Precipice of Bliss
2. False God
3. Pinnacle of Faith
4. Black Legend
5. My Shadow (A Revelation)
6. Face of Horror
7. Carpe Noctum
8. In A Reverie (feat. Thomas Vikström )
9. Thyella
10. Fade

Line-up:
Blackmass – vocals, guitars
Hel – vocals
Mancer – drums
Kerk – bass

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Lachrymose

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