Karma To Burn – Arch Stanton

Tornano i Karma To Burn con l'ennesimo capolavoro di stoner strumentale.

Karma To Burn – Arch Stanton

Ci sono band che, senza scendere mai (o quasi) a facili compromessi, senza l’aiuto dei media ma solo ed esclusivamente per la qualità della loro musica, il passa parola dei fans e il meritato seguito ottenuto sul web, diventano autentici miti dell’underground, ritagliandosi una sorta di divina intoccabilità.

Una di queste sono senza dubbio gli statunitensi Karma To Burn, in attività dal 1995 ed arrivati a questo 2014 con in bacheca cinque full-length accomunati dall’elevata qualità, passando per etichette importanti come la Roadrunner, la Spitfire e la Napalm.
E’ del 2010 il ritorno sulle scene dopo ben nove anni con “Appalachian Incantation”, bissato dal bellissimo “V”, monumentale lavoro di stoner/hard rock strumentale come la band della Virginia ci ha ormai abituato.
Fresco di stampa, il nuovo album intitolato Arch Stanton, licenziato dalla Faba/Deep Dive Records, ci consegna un altro mostro stoner strappa applausi.
Mantenendo sempre la consuetudine di intitolare i brani con una numerazione progressiva che prosegue più o meno fedelmente dai primi lavori, i Karma To Burn regalano una bordata di hard rock desertico senza precedenti, una vera jam session infarcita di stoner psichedelico, con suoni che entrano stordenti nel cervello consegnandoci ancora una volta una realtà unica, che più di altre porta in sè il seme del genere.
Groove come se piovesse, allora, non assimilabile facilmente ma dal tiro pazzesco: i tre musicisti, questa volta, ci vanno giù davvero pesante, mostrando di non scendere ad alcun compromesso (come sarebbe stato l’uso della voce) ma, muovendosi come un carro armato in trip, travolgono con la loro musica tutto quello che incontrano, dando l’impressione di un’unica ed inarrestabile macchina perfetta, un vulcano di riff pesanti che, senza soluzione di continuità, aggrediscono l’ascoltatore per un’esperienza che va ben al di là degli abituali ascolti nel genere.
William Mecum, Rob Halkett e Evan Devine, consolidata la loro formazione, risultano affiatatissimi, ognuno fondamentale nella struttura musicale come se fossero una persona sola, ed i brani si giovano di questo stato di grazia, permettendo al songwriting di raggiungere livelli di eccellenza come e più dei dischi pubblicati a cavallo del nuovo millennio.
Un altro album da incorniciare per i Karma To Burn che, ormai entrati di diritto nel gotha della musica alternativa mondiale, elargiscono lezioni di hard rock “stonato”, schiacciando con decisione l’acceleratore percorrendo la strada che porta all’olimpo del rock.

Tracklist:
1. Fifty Seven
2. Fifty Six
3. Fifty Three
4. Fifty Four
5. Fifty Five
6. Twenty Three
7. Fifty Eight
8. Fifty Nine

Line-up:
Evan Devine – Drums
William Mecum – Guitars
Rob Halkett – Bass

KARMA TO BURN – Facebook

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
1 Comment

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

On Key

Related Posts

ZAKO – I

Durante una trasferta in Toscana per motivi familiari, per chi vi scrive si è presentata una splendida opportunità: quella di vedere in azione, per la prima volta dal vivo, i leggendari Fuzztones in concerto a un’oretta d’auto di distanza da dove (temporaneamente) alloggiava. Colto l’attimo,

THEE HEADCOATS – IRREGULARIS (THE GREAT HIATUS)

Neanche il tempo di recensire l’album-raccolta “Failure not success” (pubblicato col moniker Wild Billy Childish & CTMF) che arriva subito un altro Lp, nel 2023, firmato dallo stacanovista inglese Billy Childish, poliedrico menestrello di culto, che per questa release ha riesumato gli Headcoats, che tornano

I miserabili di Ladj Ly

I miserabili di Ladj Ly

Dedicato a chi è d’accordo con la frase di Hugo che chiude la pellicola: “Amici miei, tenete a mente questo: non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”.