iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Kaledon – Antillius: The King Of Light

Stupendo affresco del genere proposto, il nuovo album dei Kaledon è un tassello fondamentale nell’ambito del power metal tricolore.

Kaledon – Antillius: The King Of Light

Amanti del power/epic e dei concept a sfondo fantasy, affilate le spade ed alzate gli scudi, perché sono tornati i nostrani Kaledon con il loro nuovo ed entusiasmante capitolo di una saga travolgente che farà la gioia di ogni defender che si rispetti.

Antillius: The King Of The Light conferma il talento della band romana nello scrivere e raccontare in musica storie fantasy, che va a concorrere con i sovrani di questo genere, i Rhapsody Of Fire, battendoli però questa volta sul campo, tra epiche battaglie e cavalieri senza paura, raccontando questa volta le gesta di chi il regno di Kaledon lo governa: Re Antillius.
Per chi ancora non li conoscesse, ricordo che si parla ormai di veterani della scena power, nati sul finire dello scorso millennio, protagonisti di una discografia di tutto rispetto incentrata, a livello lirico, sulle storie del regno di Kaledon e, dal punto di vista prettamente musicale, su un power metal epico, meno sinfonico di quello dei Rhapsody ma tremendamente efficace e, a mio parere, più incalzante e agguerrito.
Quest’ultima è un’opera ambiziosa, forse la più completa sotto l’aspetto del songwriting tra quelle fin qui scritte dal gruppo romano, che non lascia spazio a dubbi sulla sua potenzialità: la musica della band rimane in perfetto equilibrio tra il power sinfonico e quello più diretto, ma oltremodo epico, di matrice tedesca (“Land Of The Free” dei Gamma Ray, a mio parere, è stata una base di partenza importante per lo sviluppo del sound del gruppo) donando brani esaltanti, suonati con sicuro piglio e con capacità tecniche non comuni, oltre ad essere cantati a meraviglia dal buon Marco Palazzi.
Lunghissimo, ma mai noioso, The King Of The Light è una buona scusa per fermarsi per oltre un’ora a godersi del metallo che esonda dalle casse del vostro stereo, epico, magniloquente, strabiliante nel passare da cavalcate power pregne di ritmiche vertiginose a ballad straordinarie come la stupenda Elisabeth, cantata a due voci da Palazzi con la super ospite Angela Di Vincenzo dei Secret Rule, o la stupenda suite The Fallen Rain, dove i Kaledon, tra velocità supersoniche ed intermezzi acustici, spalancano tutto il proprio mondo musicale all’ascoltatore di turno, regalando in chiusura di lavoro il brano forse più riuscito della loro intera discografia.
Stupendo affresco del genere proposto, il nuovo album dei Kaledon è un tassello fondamentale nell’ambito del power metal tricolore.

Tracklist:
1. In Aeternum
2. The Calm Before the Storm
3. Friends Will Be Enemies
4. Elisabeth
5. New Glory for the Kingdom
6. The Party
7. The Evil Conquest
8. Light After Darkness
9. The Angry Vengeance
10. My Will
11. The Glorious Blessing
12. The Fallen King

Line-up:
Alex Mele – Guitars
Marco Palazzi – Guitars
Tommy Nemesio – Guitars
Paolo Campitelli – Keyboards
Paolo Lezziroli – Bass
Massimiliano Santori – Drums

KALEDON – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
Nessun commento

Invia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Kensington – Control

La band capitanata da Casper Starreveld ha creato un album che ha il destino già scritto prima di arrivare all’orecchio dei fans, una raccolta di canzoni pregna di atmosfere melanconicamente melodiche, con più di un riferimento al rock alternativo degli ultimi vent’anni, molto britannico concettualmente, ma assolutamente già sentito sui canali e radio specializzate in musica e cultura indie.

The Pier – The Pier

Per gli amanti del genere un album da ascoltare a più riprese, ed una band da seguire visto l’enorme potenziale artistico.

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti australiani incorporano in un’unica opera quella che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta