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Recensione : The Queen Is Dead Volume 163 – Jaw Trap, Thraeds, Witchrider

Jaw Trap, Thraeds, Witchrider: dal grind hardcore danese, post metal e post rock, provare per credere.

Jaw Trap, Thraeds, Witchrider

JAW TRAP

“Hellscape” è il debutto del gruppo grind hardcore danese Jaw Trap formato da veterani della scena violenta di Aalborg.

Il disco nasce dalla comune frequentazione del locale 1000Fryd, ed infatti il disco vede la partecipazione di altri avventori della venue musicale, come i Colombian Necktie, Vægtløs e Omsrog. Il gruppo nasce da un’idea di Niels Højgaard Sørensen (Stöj Snak, Mighty Midgets, Lemlæstet Forsterbræk ed altri. Lo scolpo è quell odi fare male attraverso un hardcore grind o grind hardcore a seconda delle tracce e delle atmosfere, ci sono anche momenti contigui al death metal come nel pezzo “Deicide”. In tutte le canzoni dell’album ci sono sempre momenti di devastazione totale, come altri di aperture melodiche mai comuni e mai ovvie, sempre interessanti e vivide.

Il gruppo in questo disco mette a frutto i decenni passati nell’underground da ciascuno dei componenti e riesce ad andare oltre, producendo qualcosa di davvero notevole e anche di nuovo all’interno di una scena che non mostra spesso delle novità. Ascoltare “Hellscape” mostrerà qualcosa di nuovo anche a chi da anni ascolta e ama queste sonorità, di fronte ad un disco così non si può fare altro che ascoltarlo ripetutamente, essendo sempre in grado di regalare cose nuove ad ogni ascolto.

Le tracce sono diciassette e non c’è un momento di pausa, di noia o di qualcosa di scontato, sono tanti i momenti pi emozionali e quasi emo\screamo anni novanta come in “Wake up and smell teh coffin”, ottimo esempio di hardcore grind con le radici nel passato e una grande capacità di guardare avanti. Un ottimo debutto, un suono che stupirà molti amanti della musica violenta ed intelligente.

THREAEDS

Posto rock, progressive, post metal e tanto altro da Berlino per i Thraeds con il debutto sulla lunga distanza “Impermanence” su Octopus Rising. Il gruppo è di base nella capitale tedesca, comprende membri di diverse nazionalità e ha uno stile musicale tutto particolare, onirico e molto melodico. Il loro suono spazia dal post rock al post metal, con la peculiarità di un continuo bilanciamento fra melodia e pesantezza, con un suono molto chiaro e ben prodotto.

Nella loro poetica musicale è molto presente anche il progressive, sia come stile sonoro che come impronta compositiva, le canzoni sono sempre stimolanti e non puntano mai a fare la tradizionale forma canzone.

Il gruppo fondato da Angelos Tzamtzis è qualcosa di molto particolare e questo disco è un discendente diretto e originale della musica dei Tool, dei Porcupine Tree, e anche degli Alcest e del post metal più progressivo. Il gioco fra luci ed ombre, fra melodia e distorsione, costruendo un tempo musicale unico e senza tempo, un limbo etereo e magico dove la melodia è il motore primo e tutto è in ordine e tende verso l’alto.

Nella miriade dei lavori in quota post metal e post rock questo disco possiede decisamente qualcosa di differente, una forza calma e gentile ma molto possente, un desiderio di elevare l’ascoltatore e di farlo godere con l’ascolto, stimolando il suo cervello. Un debutto che porta tantissime cose con sé, un lavoro da scoprire con molti ascolti, con molti elementi dentro.

Ci sono molte atmosfere diverse dentro al disco, come tantissimi stati d’animo diversi, e la tecnica e il talento del gruppo li dipinge molto bene.

WITCHRIDER

“Metamorph” sulla svedese Fuzzorama Records è il nuovo lavoro discografico in formato ep di sei tracce degli austriaci Witchrider, stoner grunge con tocchi desert e pop, melodie e ritornelli che rimangono in testa come pochi. La musica del gruppo austriaco, uno dei massimi esponenti di una scena stoner nazionale notevole, si è evoluta nel corso degli anni, partendo da un suono più pulito per arrivare a quello attuale che può ricordare i Queens Of The Stone Age più melodici e i primi ottimi Foo Fighters di Dave Grohl.

I Witchrider ci mettono molto del loro e si sente, la loro musica ha una grossa carica sensuale e cattura subito l’ascoltatore all’interno di un percorso stoner e grunge che diventa onirico, distorsioni e melodie bilanciate perfettamente, una miscela che regala forza ed entusiasmo all’ascoltatore.

Ad esempio l’iniziale “Witchrider – Used to be a king” è un pezzo che oltre ad illustrare molto bene il periodo attuale del gruppo, è un pezzo che verrebbe passato migliaia di volte nelle radio rock e metal americane, con un ritornello che cattura per forza e bellezza, con una grazia poco comune a queste latitudini. Le tracce sono costruite e composte molto bene, con quell’intreccio sonoro molto desert che si incontra in maniera feconda con il pop, costruendo un elemento nuovo ed esplosivo.

La carriera musicale dei Witchrider è nata e si è sempre sviluppata a partire dall’esibizione dal vivo, e in questo ep dopo molto lavoro, sono riusciti a ricreare l’atmosfera che c’è nelle loro esibizioni. Il fluido musicale di “Metamorph” raggiunge pienamente il pubblico e riesce sempre ad essere stoner con forti tinte grunge, e anche qualcosa del miglior pop. Insomma si parte da cose note, vedi Queens Of The Stone Age e Foo Fighters, per costruire qualcosa di nuovo e molto forte.

Molto azzeccata anche la scelta di fare sei tracce, in pratica un mini concerto, con canzoni quasi perfette e bellissime nelle loro melodie. Un gran bel ep per uno dei maggiori gruppi europei del genere.

 

 

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