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Recensione : Jason Forrest – The Everything

Jason Forrest - The Everything: A volte la pazzia può produrre cose difficili da digerire. È successo spesso ai Mr. Bungle di Patton, per esempio. Invec...

Jason Forrest – The Everything

A volte la pazzia può produrre cose difficili da digerire. È successo spesso ai Mr. Bungle di Patton, per esempio. Invece, Jason Forrest ha trovato una formula che fa assimilare presto questo disco nonostante in questo disco ci sia “tutto”. A sei anni dall’ultimo “Shamelessly Exciting”, il producer e artista americano torna con “The Everything” (“il tutto” appunto). Non appena il disco comincia a suonare ti sembra di essere catapultato in una sorta di realtà virtuale, in un videogioco nel quale Forrest ti condurrà attraverso mutevoli mondi sintetici.

In questo videogioco, il primo livello si chiama “New Religion”, dove il funk è solo preludio della seguente title track “The Everything”, alla quale si passa senza soluzione di continuità e con la prima vera scossa elettronica dell’album inferta da incisive tastiere alternate ad ariose aperture sonore. Con “Italian Lessons” il nostro player assembla una traccia che potrebbe tranquillamente costituire la colonna sonora di un film dalle numerose location: un ritmo lounge, infatti, si scioglie in passaggi breakcore e ritmi sincopati. Più adatta in un film di Tarantino, nonchè di grande coinvolgimento, è la beckiana “Raunchy”, che sembra descrivere un duello no-sense, come peraltro si narra nel videoclip che accompagna questo brano. Nei molteplici mondi in cui Forrest ci conduce, c’è anche quello di “The Exquisite Organ”, un delirio acid-core a colpi di organetti schizofrenici, oppure il trip-hop di “Roger Dean Landscape”, o la fusion digitale di “Keys to The Door”. La vera chicca, poi, arriva in chiusura del disco con la rielaborazione di “Crime of Century” dei Supertramp: Jason intreccia il suo arrangiamento break con i samples del brano originale, in una melodia che sembra una violenta seduzione in cui Forrest afferra la canzone dei Supertramp, poi l’allontana con forza e poi torna a riprendersela, esasperandola.
Siamo così giunti all’ultimo livello di questo videogioco, nel quale la psichedelia di “Isolation, too” ci conduce all’uscita.
Quando il disco finisce, vorresti rimettere la puntina sulla prima traccia, ma non sai se ce la farai a sostenere di nuovo quella traversata, perché hai ascoltato il disco tutto d’un fiato e ora non ne hai più.

- Jason Forrest - The Everything

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