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Recensione : In Via Del Campo Nascono I Fiori Di Rossella Bianchi

duecentoventicinque pagine da leggere tutte di fila, senza soluzione di continuità, un dentro o fuori totale dove non c'è spazio per le distrazioni.

IN VIA DEL CAMPO NASCONO I FIORI ROSSELLA BIANCHI

In Via Del Campo Nascono I Fiori Di Rossella Bianchi

IN VIA DEL CAMPO NASCONO I FIORI ROSSELLA BIANCHI

IN VIA DEL CAMPO NASCONO I FIORI
ROSSELLA BIANCHI
IMPRIMATUR 2015

duecentoventicinque pagine da leggere tutte di fila, senza soluzione di continuità, un dentro o fuori totale dove non c’è spazio per le distrazioni. quella che a prima vista potrebbe sembrare un’autobiografia in realtà col dipanarsi della storia assume in modo netto e definitivo la propria forma trasformandosi nel resoconto degli ultimi cinquantanni del nostro paese.

Rossella è il mezzo per raccontare episodi di quotidiano sopruso ai danni di chi rifiuta di omologarsi nella solita dicotomica inquadratura tra buono e cattivo, bello e brutto, uomo e donna e via dicendo. viene raccontata quell’italia (volutamente scritto in minuscolo) che non ha ancora deciso cosa fare da grande e che si cela dietro un perbenismo di facciata e di maniera quanto mai ipocrita.

Rossella rifiutata di giorno ma cercata con insistenza la notte quando la porta della chiesa si chiude e i bambini sono a letto, quando l’uomo casa e chiesa, il padre di famiglia esemplare cerca la Rossella di turno per dare sfogo al suo vero essere. Rossella racconta senza vergogna il suo percorso di vita che l’ha portata dalla provincia lucchese al ghetto di Genova, con il suo dedalo di vicoli stretti, le prostitute davanti ai bassi, i negozi che oggi hanno chiuso schiacciati dai centri commerciali, la gente comune, unico vero porto franco di quegli anni in cui per un uomo travestirsi da donna era un reato sancito dal codice del 1931. una vita in trincea, tra amori impossibili e storie di poco conto, clientiossessivi e ragazzi imbranati, malviventi e sfruttatori, poliziotti corrotti e squallide guardie carcerarie. una vita spesa cercando di far capire che essere trans non è una malattia ma solo il desiderio di essere se stessi.

Rossella non è una mosca bianca, anzi, la storia d’italia è piena di “Rosselle” costrette a sopportare ogni tipo di angheria da chi la legge non la scrive ma la dovrebbe far rispettare, costrette alla gogna da un mondo che non accetta la diversità e la nasconde agli occhi (ma non alla mente come detto prima), costrette soprattutto a vendere il proprio corpo perché nessuno concede loro un lavoro e una speranza di vita. esistenze private di ogni tipo di dignità quelle di Rossella e delle altre trans del ghetto di Genova, esistenze che negli anni hanno dimostrato di averne da vendere di dignità, solo per il fatto di aver subito senza potersi difendere ma non aver mai abbassato la testa convinte della propria scelta e delle proprie ragioni. ci sono episodi crudi ed altri se non divertenti quanto meno grotteschi di cui non vi riveliamo nulla in questa sede, ma c’è anche la rabbia di chi non può vivere liberamente la propria vita indipendentemente da quelle che sono le scelte che pone in atto. anche perché una cosa l’italietta deve invidiare a Rossella e le altre, la forza di aver scelto in un paese dove la maggioranza silenziosa lascia che altri scelgano in sua vece. meglio non pensarci e stare in casa a guardare la televisione, chissenefrega, pensare è da sempre un esercizio pericoloso… e invece Rossella pensa e racconta, senza scendere in ovvi e scontati particolari piccanti che avrebbero sminuito il valore del testo, il sesso c’è ed è tanto e come sempre guida il mondo portandolo dove vuole, ma è velato perché sono altre le cose da dire. la scansione temporale è la cosa che più affascina sfogliando le pagine di “in via del campo nascono i fiori”, parallelamente alla vita di Rossella si snoda la storia politica, sociale e di costume del nostro dopoguerra, gli eventi sono perfettamente collocabili all’interno di un determinato e preciso contesto.

nonostante quello che si pensi e si dica in giro noi non siamo ancora sicuri che “il diverso” non faccia più paura come un tempo, voi che ne dite?

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