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Recensione : Il Generale – Canzoni Di Tempi Di Crisi

Torna il Generale con il suo nono disco, il migliore della sua carriera.

Torna Il Generale con il suo nono disco, il migliore della sua carriera.

Il Generale, nome di battaglia di Stefano Bettini, è un cantautore che tanto tempo fa ha scelto il reggae, specializzazione ragamuffin, per esprimere le sue emozioni e le sue idee.
Di tempo ne è passato sotto Ponte Vecchio, da quel 45 giri ormai entrato nella leggenda, “Non e’ un Miraggio (Roberto Baggio) / San Marco Skanking”, che è, forse, il primo atto ragamuffin in Italia.
Ma Stefano aveva cominciato ben prima, addirittura dai primi anni ottanta con il gruppo hardcore degli I Refuse It, che furono una pagina importante della grande storia dell’hardcore punk italico.
Vengono quindi le cose con la Ludus Dub Band e con Giacalone aka Jaka, un altro personaggio che farebbe molto piacere risentire.
Fra il 2000 e il 2012 escono sei album firmati Il Generale, tutti di buona qualità, e i concerti con la One Drop Band e poi con la Dangerous Band.
Dopo tantissima strada eccolo qui con Canzoni di Tempi di Crisi, a mio avviso il suo album migliore. La produzione musicale, sotto la guida di Ciro “Prince Vibe” Pisanelli e in misura minore da Mark-One, Cillo Bomba ed altri, è davvero ottima, i riddims sono freschi, potenti e calzano e valorizzano il ragamuffin del Generale.
Ecco, Il Generale, con la sua voce che non molla mai, sempre piena di saggezza e buone vibrazioni.
E i suoi testi, cresciuti immensamente, cesellati finemente e molto potenti, sono immagini e figure grandi, con la loro forza sembrano pastelli su di un albo da disegnare per bambini, sono lì che ci parlano. Il Generale ha tante cose da dire, le ha sempre avute, ma ora ha saputo trovare una via davvero unica e personale.
In questo disco si sente molto forte la crisi, la paura, l’instabilità che ha sempre avvolto l’uomo, ma in fondo alla notte c’è la speranza, la forza del giusto e dell’amore che ci può portare avanti.
Il messaggio del Generale non è pienamente rassicurante, né lo vuole essere, non è un mago che con un incantesimo risolve tutto, ma è il cantore che mentre sudiamo, suda con noi e cerca di trovare risposte nella sofferenza.
Con lui il ragamuffin torna nelle strade, vicino alle nostre realtà e ai nostri problemi, senza scappare in paesi lontani.
Stefano con il suo grande amore per il reggae, sul quale ha anche scritto un libro, “Paperback Reggae”, redatto a due mani con Pier Tosi, lo usa con la sua funzione naturale, quella di blues non ortodosso, quella di rincuorare e di fare forza, ma anche quella di far sentire la potentissima voce della giustizia, il ruggito del lion contro le ingiustizie e gli stronzi.
Un disco che segna davvero al primo ascolto, un ragamuffin in italiano come mai si era sentito.
Insieme all’ultimo disco degli Africa Unite tra gli episodi migliori del reggae nello stivale.
E si va.

Tracklist:
1. Siamo Piccoli
2. L’Inno dei Senza Lavoro
3. Dilaga
4. Ancora Giorno e Notte
5. Game Over feat. Cillo e I Cerchioni
6. Scappa che c’è la pula
7. Una Canzone Sciocca
8. Soltanto la Musica feat. Mark – One
9. Quando Parlo di Disonestà
10. Guarda se Arriva
11. Non C’è Trippa per Gatti
12. Non e’ Sempre Così
13. A Tutti Quanti

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