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Recensione : Holocaust – Predator

Predator ha nelle sue virtù, quella di non apparire come una mera operazione nostalgica, ma un lavoro di un gruppo di ottima qualità al quale il passare del tempo non ha scalfito, grinta e talento compositivo.

La New Wave Of British Heavy Metal viene ricordata sistematicamente,quando si parla delle solite band, conosciute più o meno anche da chi il genere lo mastica molto superficialmente, eppure intorno ad esse sono cresciute parecchie realtà che hanno regalato album storici, anche se magari diventati esclusiva solo per i true metallers, in questo caso più attempati.

I britannici Holocaust, possono essere considerati uno dei gruppi outsiders di maggiore qualità, nati in Gran Bretagna e di base in Scozia, il gruppo di Edimburgo esordì nel 1980 e può vantare una nutrita discografia che vede otto album ed una marea di ep e compilatiom.
Predator, licenziato dall’etichetta greca Sleaszy Rider Records , segue l’ultimo album inedito (Primal) di ben dodici anni, mentre la line up, vede lo storico axeman John Mortimer, unico superstite degli anni d’oro, affiancato da Mark McGrath (basso e voce) e da Scott Wallace alle pelli.
Un terzetto di musicisti tecnicamente ineccepibili, che giocano con l’heavy metal old school, valorizzandolo con sfumature progressive e attitudine settantiana, che si respira a pieni polmoni in questo concentrato di hard & heavy potente e melodico.
Sicuramente non conosciuta come i vari Iron Maiden e Saxon, la band si è guadagnata il rispetto di molti gruppi famosi, con vari brani coverizzati da nomi del calibro di Metallica e Gamma Ray, questo per ribadire di che pasta sono fatti i nostri tre heavy metallers scozzesi.
Predator conferma l’alta qualità della musica degli Holocaust, con un lotto di brani agguerriti, potenti, grintosi, sempre con quella nebbiolina progressiva che si poggia sulle tracce, come la brina mattutina nell’umido e piovosi Regno Unito, colpevole poi di rendere le songs varie e coinvolgenti.
Ottima la prova del vecchio chitarrista, con quel tocco old school nei riff che, per un amante del genere è vera goduria, e bella tosta la sezione ritmica che aggiunge un pizzico di groove alle ritmiche, una piccola concessione alla modernità che basta a Predator per non risultare troppo nostalgico.
Molto Thin Lizzy il sound del terzetto, ha nell’approccio diretto, ma sempre raffinato e tecnicamente sopra le righe il punto di forza di brani, a tratti splendidamente hard rock come Expander, Can’t Go Wrong with You, mentre Shiva avvicina la band al doom sabbatiano, e Revival è un massacro metallico dal groove micidiale.
Predator ha nelle sue virtù, quella di non apparire come una mera operazione nostalgica, ma un lavoro di un gruppo di ottima qualità al quale il passare del tempo non ha scalfito, grinta e talento compositivo.
Se non conoscete il gruppo di John Mortimer, potete iniziare da questo ottimo album, che può tranquillamente stare al fianco dei dischi storici del gruppo scozzese.

TRACKLIST
1. Predator
2. Expander
3. Can’t Go Wrong With You
4. Lady Babalon
5. Observer One
6. Shiva
7. Shine Out
8. Revival
9. What I Live For

LINE-UP
John Mortimer – guitars and vocals
Marc McGrath – bass
Scott Wallace – drums

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