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Recensione : Gunfire – Age Of Supremacy

Clamoroso ritorno degli storici Gunfire.

Gunfire – Age Of Supremacy

Anni strani quelli che viviamo, continuamente alla ricerca spasmodica di chimere in tutto che facciamo, obiettivo stressante quanto impossibile, ed ognuno di noi si rovina la vita cercando un qualcosa che non esiste, la perfezione e la novità.

Nella musica si chiama new sensation, cioè la classica gallina dalle uova d’oro, quella band o album che, nella mente degli addetti ai lavori dovrebbe fare il famoso botto, ma in pratica fornisce solo ad artisti più o meno validi l’illusione di diventare delle rockstar, per poi finire il più delle volte a fare altro passata l’effimera ondata di popolarità.
Anche nel metal questo accade ed una della vittime di questa ossessione, specialmente negli ultimi anni, è il metal classico: assurdo, se pensiamo allo stile padre di tutto il movimento, fonte inesauribile di influenze per tutti i generi e sottogeneri di cui la nostra musica preferita si nutre.
Una premessa dovuta, questa, per introdurre una band storica ed il loro stupendo ultimo album: stiamo parlando dei Gunfire, attivi dal lontano 1984 e con pochissimi lavori all’attivo, ma di assoluta qualità, tornati quest’anno sotto Jolly Roger Records con il concept Age Of Supremacy.
Dieci anni dall’ultimo full length (“Thunder Of War”) e vari cambi di formazione ci hanno lasciato come unico superstite il grande Roberto “Drake” Borrelli dietro al microfono, protagonista di una prova straordinaria per un vocalist metal per eccellenza, splendido interprete della musica racchiusa in questo album.
Luca Calò alla sei corde, Marco Bianchella alle pelli, Michele Mengoni al basso e Marcello Lamoglia all’altra chitarra, sono i compari dello storico vocalist, splendidi interpreti di un metal sopra le righe, curato nei minimi particolari e di una classe di livello assoluto.
Un songwriting perfetto per dieci brani da applausi, fanno di Age of Supremacy un lavoro irrinunciabile, a cavallo tra power europeo e metal americano, elegante, epico e monumentale; un album d’altri tempi per attitudine ma ugualmente attuale, preso per mano dalle due asce e dal vocalist che risulta superlativo ad ogni passaggio.
Quasi settanta minuti di musica sembrano tanti, ma il talento dei protagonisti fa in modo che i brani si passino il testimone tenendo l’ascoltatore incollato allo stereo, rapito da tanta eleganza.
Riff tracimanti e solos ipermelodici fanno parte del dna del gruppo: parlare di influenze sarebbe riduttivo per una band del genere, vi basti sapere che tra i solchi di canzoni come War Extreme, The City of Light, Hammer Of The Gods, Fire In The Sky e Exodus, passano heavy, power e melodic metal al massimo livello, un condensato della tradizione statunitense e di quella del vecchio continente in un unico, superbo tributo ai suoni classici.
Un grande ritorno.

Tracklist:
1 – Prelude
2 – War Extreme
3 – Man and Machine
4 – The City of Light
5 – Hammer of Gods
6 – Voices from a Distant Sun
7 – The Wizard
8 – Superior Mind
9 – Fire in the Sky
10 – Exodus

Line-up:
Roberto “Drake” Borrelli – voce
Luca Calò – chitarra
Marcello Lammoglia – chitarra
Michele Mengoni – basso
Marco Bianchella – batteria

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