E’ morto Van Conner
Il 17 gennaio, infatti, ci ha lasciati anche Van Conner, universalmente noto per essere stato, dal 1984 al 2000, bassista, seconda voce/backing vocals e uno dei membri fondatori degli Screaming Trees.
Il 17 gennaio, infatti, ci ha lasciati anche Van Conner, universalmente noto per essere stato, dal 1984 al 2000, bassista, seconda voce/backing vocals e uno dei membri fondatori degli Screaming Trees.
Sarebbe in dirittura d’arrivo un film biografico dedicato alla controversa figura del cantante GG Allin, il cui titolo sarà “GG Allin: Live. Fast. Die.”
Nel 2023 torneranno anche i CUT, veterana garage/punk/noise band bolognese che ha firmato con la label locale Improved Sequence e ha da poco annunciato la pubblicazione del suo nuovo album, intitolato “Dead City Nights“, la cui uscita è prevista per il 24 febbraio del prossimo anno. Composto durante il periodo pandemico, registrato dal gruppo con l’ausilio del produttore Bruno Germano al Vacuum Studio a Bologna, e ultimato a Chicago da Carl Saff al master, il full length arriva a cinque anni di distanza dall’ultimo Lp, “Second Skin“, e rappresenta, complessivamente, il settimo long playing del gruppo di Bologna, forte di un solido percorso musicale che va avanti ormai da venticinque anni, e che vedrà per la prima volta su disco il contributo del batterista Tony Booza (già in formazione da un lustro) nella collaudata line up a tre (con doppia chitarra) insieme al frontman Ferruccio Quercetti e a Carlo Masu. Qui è possibile effettuare il pre-order, ed è stato condiviso un primo assaggio dall’album, il singolo “I Ain’t Got You“. Di seguito artwork, tracklist e streaming del brano. CUT nuovo singolo 1. They Got Beat 2. Wasting My Days 3. I Ain’t Got You 4. Your Face 5. Raping My Mind 6. Dig It! 7. Dead City Night 8. I Know What I Know 9. Hit The Stride 10. A Simple Lie 11. Safer Road 12. Sacred Path 13. All Dreams Are Gone Dead City Nights (IMP070) by CUT
Anton Newcombe ha annunciato di avere in programma un nuovo album per la sua creatura neopsichedelica Brian Jonestown Massacre. Il long playing si intitola “The future is your past” e vedrà la luce il 10 febbraio del prossimo anno su A Recordings, etichetta fondata dallo stesso Newcombe. Per l’ensemble californiano (di stanza a Berlino) si tratta del ventesimo Lp ufficiale, traguardo significativo che arriverà a pochi mesi di distanza dall’uscita del loro diciannovesimo 33 giri, “Fire doesn’t grow on trees“, e in entrambi i casi la quasi totalità dei brani proviene dalle sessioni di composizioni e registrazioni quotidiane (delle quali almeno sessanta sono state pubblicate sul loro canale YouTube) che, tra il 2020 e il 2021, nei vari lockdown dovuti alla pandemia sanitaria da covid-19, avevano risvegliato nel leader Newcombe la sua proverbiale vena compositiva prolifica, dopo un periodo di blocco creativo. Il vulcanico factotum multistrumentista dei BJM è stato affiancato da Hakon Adalsteinsson alla chitarra e Uri Rennert alla batteria, oltre alla partecipazione del figlio Wolfgang. Inoltre, la band ha comunicato che, dopo una soddisfacente tournée nordamericana ed europea a supporto dell’ultimo full length, nei primi mesi 2023 avrà luogo un nuovo tour britannico ed europeo che però, al momento, non prevede date in Italia. Qui è possibile effettuare il pre-order dell’album nei vari formati (due differenti versioni in cd, mentre nell’edizione in vinile si può colorare la copertina con sei diversi pastelli). E’ stata condivisa anche la title track dell’album, che tuttavia non è stata inclusa nella scaletta ufficiale del disco. Di seguito artwork, tracklist e streaming del primo singolo estratto, “Fudge“. 1. Do Rainbows Have Ends 2. Nothing Can Stop The Sound 3. The Light Is about To Change 4. Fudge 5. Cross Eyed Gods 6. As The Carousel Swings 7. The Mother Of All Fuckers 8. All The Feels 9. Your Mind Is My Café 10. Stuck To Yous
Non è mai troppo tardi per rimettersi in gioco, e un esempio di questa scuola di vita arriva da Gina Birch, bassista e una dei membri fondatori della seminale all girl post-punk band inglese Raincoats, che all’età di 67 primavere ha deciso di incidere il suo primo album solista.
In questi ultimi sprazzi di 2022 siamo purtroppo costretti a registrare un’altra illustre dipartita nel mondo del rock ‘n’ roll. Ci ha lasciati infatti, il 21 novembre, anche Wilko Johnson, chitarrista, cantante e songwriter inglese noto per aver fondato la blues rock/r&b/pub rock band Dr. Feelgood. Aveva 75 anni e si è spento nella sua casa di Westcliff-On-Sea, nell’Essex. La notizia è stata confermata dai suoi canali sui social media. Nato come John Peter Wilkinson (invertendo poi il suo nome e cognome nella scelta delo stage name) nel 1947, Wilko venne influenzato, nel suo stile chitarristico, da Mick Green, e negli anni Sessanta bazzicava la scena musicale locale, alternando la sua passione artistica con gli studi universitari, finché nel 1971, di ritorno da un viaggio in India, si unì al cantante Lee Brilleaux e al bassista John B. Sparks per formare i Dr. Feelgood, dei quali Johnson divenne subito uno dei punti di forza, grazie al suo innovativo modo di suonare la chitarra: agile, scattante e spigoloso (eclettismo che lo rendeva abile nell’essere sia chitarra ritmica, sia solista) e la sua intensa presenza scenica, caratterizzata da uno stile iconoclasta, un continuo movimento e una singolare mimica facciale. Tutte queste peculiarità, unite al sound asciutto, aggressivo ed energico della band, che velocizzava il rhythm and blues e lo mischiava con l’esuberanza del rock ‘n’ roll, resero Wilko e i Dr. Feelgood dei beniamini della scena pub rock britannica della prima metà dei Seventies, della quale furono tra i massimi esponenti (tra gli altri) insieme a Eddie and the Hot Rods, Nick Lowe, Ian Dury, Ducks Deluxe, i 101’ers di Joe Strummer e gli Stranglers, tutti gruppi che svolsero un’importante funzione di anello di congiunzione tra il glam rock e la prima scena del punk inglese 1976-1977, del quale i Feelgood e le altre band succitate furono tra i precursori e gli ispiratori, influenzando anche la scena del CBGB e il successivo movimento del post-punk. Wilko registrò con l’ensemble il seminale album “Down by the Jetty” nel 1975, autentico classico e capolavoro della discografia del gruppo, e nello stesso anno incise anche l’Lp “Malpractice“, il disco dal vivo “Stupidity” nel 1976 (che raggiunse, inaspettatamente, un grande successo da classifica) e il 33 giri “Sneakin’ Suspicion” nel 1977, prima di lasciare i Dr. Feelgood a causa di tensioni e dissidi coi suoi compagni di avventura. Il percorso musicale di Johnson proseguì nel 1978 con la creazione di un nuovo combo di supporto, i Solid Senders, che firmarono per la Virgin e, nello stesso anno, pubblicarono il primo (e unico) long playing di debutto, omonimo, all’insegna della continuazione dell’amore di Wilko per l’r&b sporcato dall’urgenza espressiva e dall’elettricità del rock ‘n’ roll. Nel 1979 si unì per un anno ai Blockheads di Ian Dury, dove conobbe il bassista Norman Watt-Roy, in seguito suo collaboratore. Negli anni Ottanta Wilko intraprese una carriera solista che gli fruttò diversi dischi in quel decennio (“Ice on the motorway“, “Pull the cover“, il live londinese “Watch out!“, “Call it what you want“, “Barbed wire blues“) e diversi tour in Europa e Giappone. Nel 2003, dopo una lunga pausa, Johnson tornò con un nuovo Lp, “Going back home“, e l’album “Red hot rocking blues“, che diedero nuovo slancio alla sua carriera musicale (insieme al documentario “Oil City Confidential“, documentario di Julien Temple sui Dr. Feelgood e Wilko) e portò alla realizzazione di un “best of” in due volumi nel 2010, un tour di supporto agli Stranglers nel 2011 e all’uscita, nel 2012, della sua autobiografia “Looking Back on Me“. Nel 2013 Wilko annunciò, in diretta televisiva, di avere un cancro al pancreas e che avrebbe smesso di fare concerti, ma nonostante l’addio ufficioso alle scene, continuò a fare concerti nell’Essex, e nel 2014 fece uscire una raccolta di reincisioni di canzoni suo repertorio, intitolata ancora “Going back home“, in collaborazione con Roger Daltrey dei Who, con cui si è esibito anche dal vivo. La sua malattia, tuttavia, non era incurabile, come all’inizio si era temuto (i medici gli avevano prospettato meno di un anno di vita, alla scoperta della neoplasia pancreatica) ma Wilko riuscì a farsi asportare il cancro chirurgicamente e, dopo una lunga convalescenza, fu dichiarato guarito. Nel 2015 fu protagonista di un altro film diretto da Julien Temple, “The Ecstasy of Wilko Johnson“, che trattava proprio della sua esperienza vittoriosa contro il tumore. Nel 2016 pubblicò il memoir “Don’t You Leave Me Here“, e nel 2018 realizzò il suo ultimo studio album, “Blow your mind“, continuando a suonare dal vivo con la sua band fino a pochi mesi fa. Oltre alla sua vita in musica, per alcuni anni si era dilettato anche nella recitazione, partecipando alla famosa serie televisiva “Game of Thrones” nel 2011 e 2012.
E’ prevista per il 10 gennaio del 2023 la pubblicazione, su In The Red Recordings, di “Surgery Channel“, secondo album dei C.I.A., una delle creature forgiate dal prolifico talento del musicista californiano Ty Segall, che guida questo progetto insieme alla moglie (e frontwoman) Denée e a Emmett Kelly. E’ possibile effettuare il pre-order a questo link. Il disco arriva a quattro anni di distanza dall’Lp di debutto omonimo del trio, è stato scritto nel 2021, registrato agli Harmonizer Studios dello stesso Segall ed è stato mixato ai Golden Beat studios da Mike Kriebel. E’ stato condiviso un primo estratto dal full lenght, il singolo “Impersonator“, che prosegue sui sentieri synth-punk che avevano già caratterizzato le sonorità del long playing d’esordio. Di seguito artwork, tracklist e streaming del videoclip del brano (realizzato da Josua Kerman). 1. Introduction 2. Better 3. Inhale Exhale 4. Impersonator 5. Surgery Channel Pt. I 6. Surgery Channel Pt. II 7. Bubble 8. You Can Be Here 9. The Wait 10. Construct 11. Under 12. Over
A quasi cinque anni di distanza dall’ultimo lavoro sulla lunga distanza, “There’s a Riot going on” (uscito nel 2018) e a due dall’album strumentale “We have amnesia sometimes” (pubblicato nel luglio 2020 e frutto di registrazioni messe su nastro durante il lockdown pandemico) tornano i veterani indie rockers statunitensi Yo La Tengo con un nuovo studio album, che si intitola “This stupid world” e vedrà la luce il 10 febbraio del prossimo anno su Matador Records. Per la band di Hoboken (New Jersey) sulle scene da quasi quattro decadi, nell’ormai storica formazione a tre coi membri fondatori Ira Kaplan e Georgia Hubley (coadiuvati da James McNew, in pianta stabile dal 1992) si tratta del diciassettesimo full length e, per l’occasione, ha optato per l’autoproduzione e per una incisione dei pezzi in presa diretta, all’insegna del “buona la prima”. E’ stato condiviso un primo assaggio, il singolo “Fallout“, mentre qui è possibile effettuare il pre-order dell’Lp nei suoi vari formati. Di seguito artwork, tracklist del disco e streaming del brano. 1. Sinatra Drive Breakdown 2. Fallout 3. Tonight’s Episode 4. Aselestine 5. Until It Happens 6. Apology Letter 7. Brain Capers 8. This Stupid World 9. Miles Away
Un’altra orrenda notizia arriva a funestare questi ultimi scorci di 2022 in termini di perdite musicali. Dopo le recenti dipartite dei batteristi D.H. Peligro e Mimi Parker, infatti, ci ha lasciati anche Keith Levene, noto songrwiter e multistrumentista inglese, morto l’11 novembre a 65 anni.
Una graditissima novità per gli amanti del rock ‘n’ roll più ruvido e ruspante è diventata, da pochi giorni, una tangibile realtà. E’ nata, infatti, la rivista “Gimme Danger”,
Torna in Italia, per un mini-tour di tre concerti, l’icona garage/blues/trash/punk statunitense Jon Spencer con la sua nuova incarnazione, gli HITmakers, in occasione della promozione internazionale del nuovo album, “Spencer Gets It Lit“, uscito nel mese di aprile, che lo porterà a suonare anche in Europa. Ecco le date in programma: 13 novembre @ LaClaque, Genova 14 novembre @ Lumière, Pisa 15 novembre @ Covo Club, Bologna
A diciassette anni di distanza dallo scioglimento e dall’ultimo concerto ufficiale, tenutosi a Roma nel luglio 2005, i Karate hanno annunciato di aver ripreso l’attività dal vivo e di avere in programma un reunion tour che, oltre a toccare gli Stati Uniti, per sei date (tra fine luglio e inizio agosto) passerà anche per l’Italia. Il combo indie/alternative/post-hardcore di Boston, fondato nel 1993, interruppe il suo percorso nel 2005 a causa dei gravi problemi di udito sofferti dal frontman e membro fondatore Geoff Farina, procurati dai rumori generati durante i live, ma nel 2022 l’ensemble (completato dal batterista Gavin McCarthy e dal bassista Jeff Goddard) ha deciso di tornare insieme e, agli inizi di luglio, hanno suonato dal vivo dopo diciassette anni di assenza dai palchi, a Cambridge (Massachusetts) mentre le date annunciate per la tournée italiana sono le seguenti: 31 luglio @ Link, Bologna 1 agosto @ Circolo Magnolia, Milano 2 agosto @ Giardino Scotto, Pisa 3 agosto @ Villa Ada Festival, Roma 4 agosto @ FestiValle, Agrigento 5 agosto @ IndieRocketFestival, Pescara E inoltre, come vi avevamo già riferito l’anno scorso, l’etichetta di Chicago Numero Group si sta incaricando di ristampare, in formato digitale, l’intero catalogo discografici dei Karate, a cominciare dai primi lavori, il singolo “Death Kit/Nerve” e il primo album omonimo, per poi proseguire con gli album “In place of real insight” (1997) e “The bed is in the ocean” (1998) ed è stata annunciata anche la pubblicazione, prevista per il prossimo 30 settembre, di un box set di cinque Lp intitolato “Time Expired” (del quale è possibile effettuare il pre-order a questo indirizzo) che conterrà “Unsolved” in doppio vinile e tre tracce inedite, gli album “Some Boots” e “Pockets” e la prima stampa in vinile dell’Ep “Cancel/Sing”.