“Embers” su Napalm Records è il nuovo album dei God Is An Astronaut, il numero undici per il gruppo irlandese di Wicklow. Il gruppo fondato e capitanato dai fratelli Kinsella è un modello di riferimento nel mondo del post rock, anche se definire post rock la loro musica è davvero restrittivo e limitativo. I God Is An Astronaut spaziano dal post rock al progressive, dal krautorck ad immaginarie colonne sonore, catturando l’ascoltatore per portarlo in luoghi lontani e diversi dalla realtà, attraverso concatenazioni sonore cesellate finemente grazie ad una sensibilità musicale al di fuori del comune, come tutto qui è al di fuori del comune.
“Embers” è la loro nuova opera, un altro rinnovamento della loro magia che qui diventa più concreta e fisica rispetto ad altri loro lavori, ma la cifra musicale è sempre la meraviglia che ti cattura quando mettono insieme sonorità dolci e al contempo spigolose, oppure imbastiscono passaggi sonori di puro sogno. Il muovo lavoro spinge ancora più in alto l’asticella, ma non è qualcosa di cercato, bensì un moto naturale e spontaneo che li porta a dipingere musica, o a creare film musicali se si preferisce. La produzione è precisissima e fa rendere al meglio tutti gli strumenti e fa risaltare ogni passaggio sonoro, anche grazie alla masterizzazione di Streaky.
Ogni canzone fa storia a sè, nel senso che ogni traccia è un dipinto, una paesaggio sonoro che ci porta lontano, dove ogni secondo suonato dai God Is An Astronaut si lega in un continuum sonoro con ciò che viene prima e con ciò che segue, in un ciclo perfetto. Ci sono pezzi più movimentati, e pezzi come “Heart of roots” che riempiranno di meraviglia sia i nuovi arrivati in questo spettacolare arcipelago sonoro, sia riporteranno in quota chi li ama da sempre.
La forza calma, la bellezza, la tremenda malinconia, il vuoto, il riempire questo vuoto, l’amore e le foglie che cadono dagli alberi, il legame che segna cuore e musica, c’è tutto questo e molto di più dentro questo lavoro.
Il gruppo irlandese non è mai ripetitivo o vive dei successi precedenti, ma sforna sempre capolavori sonori di grande vastità e magica profondità, aggiungendo sempre qualcosa alla loro formula, usando quella che si potrebbe definire musica totale. Notevolissima anche la copertina ad opera dell’artista irlandese David Rooney.
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