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Recensione : Giuda Di Amos Oz

Giuda di Amos Oz

Giuda Di Amos Oz

Giuda di Amos Oz

“Giuda” di Amos Oz, edito da Feltrinelli

Fra le tante cose, in “Giuda” (2014) l’autore riflette sul senso dell’esistenza dello Stato d’Israele, sul rapporto tra ebrei e Cristo e su ogni utopia di redenzione che finisce inevitabilmente nel sangue.

Potrete leggere passaggi come questi:

• Il fico spoglio gli ricordava quello del Nuovo Testamento, nel Vangelo secondo Marco: lasciando Betania, Gesù va a cercare tra le sue foglie se per caso vi si trovi qualcosa da mangiare, e visto che non trova nulla maledice rabbiosamente quell’albero, facendolo seccare e morire all’istante. Ma Gesù sapeva bene che nessun fico è in grado di dare frutti prima della festa di Pasqua. Invece di maledirlo non avrebbe potuto benedirlo, produrre un piccolo miracolo, fare in modo che il fico gli desse un frutto lì per lì?
• (…) sulla questione dell’amore universale: è davvero ammissibile questa cosa che tutti noi senza alcuna accezione possiamo amare sempre tutti senza eccezione? Davvero Gesù stesso ha sempre amato tutti? Ha davvero amato, ad esempio, i cambiavalute alle porte del Tempio, mentre lo prendeva quella rabbia, saltava su e capovolgeva furiosamente i loro banchetti? O quando dichiara ‘non sono venuto a portare la pace in terra ma la spada’ – non è che in quel momento si era scordato il precetto dell’amore universale e quello di porgere l’altra guancia? O anche quando ordina ai suoi apostoli di essere ‘astuti come serpenti e candidi come colombe’? E soprattutto laggiù, secondo Luca, quando ordina che i nemici che si sono rifiutati di accogliere il suo regno siano condotti al suo cospetto e uccisi sotto i suoi occhi? Dove era finito, in quel momento, il comandamento di amare anche – e soprattutto – i nostri nemici? Del resto, chi ama tutti non ama nessuno, in fondo.
• Ebraismo e cristianesimo, compreso anche l’Islam, trasudano tutti e tre nettare di bontà e pietà e compassione solo fintanto che non hanno per le mani sbarre e manette, potere, cantine da tortura e patiboli. Tutte queste fedi, comprese quelle sorte di recente, moderne, che continuano a incantare così tanti cuori, sono venute tutte per salvarci e ben presto spargono il nostro sangue. Non che il mondo sia giusto secondo me, assolutamente no, il mondo è storto e bacato e pieno di sofferenze, ma chiunque venga a redimerlo provoca quasi subito fiumi di sangue.
• Se solo un bel giorno il mondo facesse sparire tutte le fedi e le rivoluzioni, credimi – tutto di colpo, tutto senza eccezione alcuna, al mondo ci sarebbero molte meno guerre. L’uomo, ha scritto Immanuel Kant, è in fondo solo un ciocco di legno storto. Guai a cercare di drizzarlo, perché ci si ritrova nel sangue fino al collo.
• (…) proseguì discutendo dell’eredità che aveva lasciato Lenin, e di quel che Stalin aveva fatto dell’eredità in questione, e di qui passò a riflettere a voce alta sulla questione dell’eredità che Stalin avrebbe lasciato ai suoi successori, Malenkov e Molotov e Bulganin e Chruscev. Dovevamo davvero rassegnarci a chiudere i conti con il glorioso ideale e rinunciare una volta per tutte alla possibilità di redimere il mondo solo perché laggiù, in Unione Sovietica, il Partito si era corrotto e aveva perso la strada? Dovevamo poi anche stigmatizzare senza appello la meravigliosa figura di Gesù solo perché l’Inquisizione aveva imperversato in suo nome?
• (…) se potessi scegliere tra la nostra sofferenza o tra i nostri, cioè tuoi e miei e di tutti noi, millenari dolori, e la loro salvezza e redenzione al pari di tutte le salvezze e redenzioni del mondo, meglio restare con tutta la sofferenza e il dolore e che loro si tengano pure tutti i riscatti del mondo, che comportano immancabilmente macelli, crociate o jihad o gulag o guerre di Gog e Magog.
• Perché mai pensa che gli arabi non abbiano diritto di opporsi con tutte le forze a degli estranei arrivati improvvisamente qui come da un altro pianeta, che gli hanno preso la terra, campi e paesi e città, tombe dei loro avi e eredità dei loro figli? Noi ci raccontiamo che siamo venuti in terra d’Israele solo per costruire ed esserne costruiti, per ripristinare i nostri giorni, come dice la Bibbia, per riscattare l’eredità dei nostri progenitori ecc., ma me lo dica lei se c’è al mondo un popolo che avrebbe accolto a braccia aperte un’invasione repentina di centinaia di migliaia di sconosciuti, e poi anche milioni, piombati qui da lontano con la bizzarra pretesa che i loro testi sacri che si sono portati dietro così da lontano promettono a loro e solo a loro tutta la terra. Allora?
• Se non ci sarà la pace, un giorno o l’altro gli arabi avranno la meglio su di noi. È solo questione di tempo e di pazienza. E gli arabi di tempo ne hanno a non finire, così come la pazienza non gli manca. Non ci perdoneranno mai l’umiliazione che gli abbiamo inflitto con la disfatta del ’48 (…).
• Prenda pure la forza congiunta di Stati Uniti e Unione Sovietica, Francia e Inghilterra. Che cosa non sarebbe in alcun modo possibile fare, pur con questa forza? (…) non hanno idea di quali sono i limiti della forza. La verità è che tutta la forza del mondo non basta per trasformare l’odio in amore. Colui che odia lo si può trasformare in servo, ma non in uno che ama. Tutta la forza del mondo non basta per trasformare il fanatico in illuminato. Tutta la forza del mondo non basta per trasformare in amico chi ha sete di vendetta.
• Gesù non era affatto un cristiano. Gesù è nato ebreo e da ebreo è morto. Non ha mai pensato di fondare una nuova religione. È stato Paolo, cioè Shaul di Tarso, a inventare il cristianesimo. Gesù per parte sua ha esplicitamente detto: ‘Non sono venuto per cambiare nulla della Torah’. Se gli ebrei l’avessero accolto, tutta la storia sarebbe stata completamente diversa. La chiesa non sarebbe mai esistita. E forse l’Europa intera avrebbe accolto una forma di ebraismo ammorbidito e distillato. E così ci saremmo risparmiati la Diaspora, le persecuzioni, i pogrom, l’Inquisizione, le espulsioni e pure la Shoah. (…) Visto in una prospettiva contemporanea, lui era una specie di ebreo riformato. O neanche riformato, piuttosto fondamentalista, non nel senso di fanatico, piuttosto in quello di ritorno alle radici pure, ai fondamentali. Aspirava a depurare la fede ebraica di tutte le ridondanze rituali che si erano accumulate, di tutte le scorie che il sacerdozio aveva prodotto e i farisei moltiplicato. È naturale che i sacerdoti abbiano visto in lui un nemico.
• Sono ateo. Il piccolo Yossi Siton, tre anni e mezzo, investito e ucciso ieri mentre correva dietro la sua palla verde, non lontano di qui, in via Gaza, è dimostrazione sufficiente del fatto che Dio non esiste. Non credo neanche lontanamente al fatto che Gesù fosse Dio o figlio di Dio. Ma lo amo.
• Tra ebrei e arabi non c’è e non c’è mai stata nessuna incomprensione. Al contrario. Ormai da qualche decennio c’è piuttosto un’intesa perfetta e assoluta: gli arabi di qui sono legati a questa terra perché è l’unica che hanno, non ne hanno nessun’altra, e noi siamo legati a questa terra per la medesima ragione. Loro sanno che noi non ci rinunceremo mai e noi sappiamo che loro non ci rinunceranno mai. Pertanto, ci siamo capiti benissimo. Non c’è né c’è mai stata incomprensione.
• Volevate uno stato. Volevate l’indipendenza. Bandiere e divise e banconote e tamburi e trombe. Avete sparso fiumi di sangue innocente. Avete sepolto un’intera generazione. Avete cacciato centinaia di migliaia di arabi dalle loro case. Avete spedito navi intere di immigrati sopravvissuti a Hitler dritto dal capannone di accoglienza ai campi di battaglia. Tutto per avere qui uno stato di ebrei. E guardate che cosa avete ottenuto.
• L’idea stessa di stato la considerava infantile, antiquata.
• D’ora in poi gli arabi vivranno giorno per giorno la tragedia della loro disfatta e gli ebrei vivranno notte per notte la paura della loro vendetta. (…) Due popoli rosi dall’odio e dal veleno, entrambi usciti dalla guerra impregnati di vendetta e di sete di giustizia. Fiumi e fiumi di vendetta e giustizia. Talmente tanta giustizia che il paese è ricoperto di tombe e disseminato delle rovine di centinaia di poveri villaggi cancellati.
• Era l’idea in sé di un mondo diviso in centinai di stati con frontiere, filo spinato, passaporti, bandiere, eserciti e monete diverse, che trovava assurda, arcaica, primitiva, omicida, un’idea ormai superata, che doveva quanto prima estinguersi. Mi diceva: perché avete tanta fretta di fondare qui nel sangue e nel fuoco uno staterello lillipuziano, a prezzo di una guerra eterna, che tanto ben presto non ci saranno più stati al mondo e al loro posto ci saranno comunità di gente che parla lingue diverse e vivranno le une accanto alle altre facendo a meno di quei nefasti giocattoli che sono i fucili e gli eserciti e le frontiere e la vasta gamma di strumenti di distruzione?
• (…) questi due popoli hanno così tanto in comune: gli ebrei e gli arabi, in due modi diversi, sono stati le vittime dell’Europa cristiana nel corso della storia. Gli arabi sono stati umiliati dalle potenze coloniali e hanno patito oppressione e sfruttamento, gli ebrei hanno vissuto millenni di disprezzo, condanna, persecuzioni, cacciate, macello, per finire con un massacro quale non si era mai visto. Fra le due vittime dell’Europa cristiana (…) come può non esserci una profonda base storica per stabilire rapporti di solidarietà e comprensione reciproca?
• Lo stato, qualunque fosse, lo definiva un dinosauro carnivoro.
• La sostanza della tragedia umana (…) non è nel fatto che i perseguitati e gli oppressi aspirano ad affrancarsi. No. Il male è che gli oppressi segretamente sognano di diventare oppressori di coloro che li opprimono. I perseguitati anelano al ruolo di persecutori. Gli schiavi sognano di essere padroni.

Cos’altro dire di questo libro, potente elogio del tradimento? Ha detto Oz: “Solo chi tradisce, chi esce fuori dalle convenzioni della comunità cui appartiene, è capace di cambiare se stesso e il mondo”.

Marco Sommariva

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