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Recensione : Forse – Harmony

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Forse – Harmony

Forse – Harmony

Per chi come me (e, ne sono certo, la maggior parte di chi legge queste righe) ha una passione indicibile per la musica esistono all’incirca 726 artisti e/o gruppi di culto, e questo solo oggi, perché domani saranno verosimilmente 729.

Fra questi vi sono, e dovrebbero esserlo per ogni persona di buongusto, i Violent Femmes.

Basti pensare che dopo averli visti, un tempo immemorabile fa, io ed i miei amici ne vergammo il nome su di un muretto della passeggiata che da Varazze porta a Cogoleto.

Quella scritta è rimasta lì finché il suddetto muretto non è stato abbattuto – e ci credo lo avevamo scritto con il pennello e la latta di vernice tipo vota PCI negli anni ’50 – e ciò ad imperitura memoria che noi eravamo fra i fortunati ad aver assistito ad un concerto delle donne violente. Ora qualcuno si chiederà: ma perché ci stai dicendo tutte ste cose senza capo né coda?

Ed abbiate un po’ di pazienza perdio!

Le dico perché la mia prima impressione ascoltando questo disco è che un po’ ricordasse il sound della band di Milwaukee.

Ma via via che approfondivo i pezzi di Harmony ho parzialmente modificato questa mia prima impressione in quanto l’unico pezzo nel quale questa fonte d’ispirazione risulti davvero palese è Moel / Salary Man. Ma veniamo al resto del disco che comincia con la struggente acusticità (enfatizzata dal cantato) di She’s Afraid of the Dark seguita dal suono nervoso alla Feelies di Put your Finger Everywhere. Per le prossime due analogie vi autorizzo a darmi del pazzo – sappiate solo che sarete chiamati a giudizio per diffamazione – ma io in Primitive Harmony ci ho sentito la marzialità dei Death in June (!) mentre Allright, Sincerely, che è anche la mia preferita del lotto, mi è sembrata outtake degli Stones (!!!) con Jagger e Richards che la intonano completamente sfatti di fronte al mare. Certamente una band che influenza in generale il suono di Forse sono i Pavement il cui spettro aleggia sopratutto in Henry Flint.

Chiude il tutto See You Next Time che è terribilmente sixties, diciamo Arthur Lee e i Love.

Perché? Non è ho la minima idea però è così mica posso spiegarvi e motivarvi tutto.

Fate una bella cosa, pensate di non aver letto nulla di ciò che ha vergato su foglio (virtuale) un povero vecchio e sentitevi sto disco, allora e solo allora potrete capire quanti e quali danni può fare la senilità.

Track List
1) She’s Afof the Dark,
2) Put your Finger Everywhre,
3) I’m Looking for a Job,
4) What About Chocolate,
5) Moel / Salary Man,
6) Primitive Harmony,
7) I Wanna Dance with you Tonight,
8) Allright, Sincerely,
9) Henry Flint,
10) -,
11) Flowers in your Pocket,
12) Something you Have to Chance,
13) See You Next Time

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