“Transition” del vercellese Enrico Benvenuto su Fusioncore Records è il debutto discografico solista del chitarrista vercellese.
Cresciuto come chitarrista death metal con il gruppo Klerics con il quale ha vinto un concorso per gruppi emergenti per poi pubblicare il loro primo ed ultimo disco, “Dark paradise”. Nei Klerics con lui ed altri c’era anche alla batteria Massimo Balanzino che lo accompagna anche in questa avventura solista, insieme al bassista Marco Portalupi, e formano un grande gruppo.
Assieme a Massimo Enrico intraprende anche l’avventura successiva ai Klerics ovvero quella con i Dammercide, gruppo con i quali incide due dischi, l’ultimo dei quali nel fatidico 2020. Enrico fa anche il turnista con diversi gruppi e poi un giorno decide di fare un disco solista. Il disco solista, ce lo insegna la storia musicale, può essere un’ottima cosa come no, dato che può esere difficoltoso per un chitarrista bilanciare virtuosismo e canzoni.
Enrico non ha affatto questa difficoltà e produce un disco di una bellezza commovente, caloroso, bello e dinamico. Il suono alla base di “Transition” è l’hard rock chitarristico alla Steve Vai, quasi un jazz altro, un volo radente fra cascate di accordi con una sezione ritmica che lo accompagna benissimo, il tutto strettamente strumentale. Benvenuto e i suoi due compari danno vita ad un lavoro fiammeggiante, lussurioso e che trasmette molte emozioni. La tecnica è al servizio della musica, Enrico usa la sua chitarra in un modo meraviglioso e mai eccessivo, e non è facile un numero tale di assolo senza stufare, questo grazie a lui e al resto del gruppo.
Da tempo in Italia non si ascoltava un disco chitarristico così ben fatto e comunicativo, e che si può benissimo tradurre nelle dimensione live. Certo questo disco non fa tana libera tutti per ogni lavoro di chitarra strumentale, ma è un disco bellissimo che mostra come si può fare un disco così, e farlo molto bene.
Enrico rende benissimo sia nei momenti più veloci ma, ed è un’opinione strettamente personale ognuno come al solito dovrebbe ascoltarlo per farsi un’idea propria, nei momenti più òenti è davvero fuori categoria come nella canzone che da il titolo al disoc e che fa splendere gli occhi per la poesia che porta con sé.
Lavoro corposo, poetico e di grande bellezza, con un significato speciale a partire dal titolo.
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