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Recensione : The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null

The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null: Debutto discografico per questo progetto metal dai Paesi Baschi composto da un uomo solo ai controlli,  Iñaki Espartza produttore ed ingegnere del suono ai Geure Gogoa Recording Studio.

The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null

The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null

Enbor Arnasa

Debutto discografico per questo progetto metal dai Paesi Baschi composto da un uomo solo ai controlli,  Iñaki Espartza produttore ed ingegnere del suono ai Geure Gogoa Recording Studio. “Enbor arnasa” è il primo capitlo di questo nuovo progetto ed esce per Sliptrick Records.

Il suono è molto particolare, è un metal moderno ma al tempo stesso molto antico, molto incentrato sulla chitarra, e le composizioni sono peculiari. Il cantato in basco è quasi sussurrato, sembra quasi che Iñaki racconti le sue storie come se fosse faccia a faccia con il suo interlocutore, e ci sono molte tracce della floridissima scena musicale basca, una nazione che forse ha tirato fuori pochi nomi usciti dai confini della penisola iberica, ma che ha un’attività musicale di base e popolare molto forte e varia.

Enbor Arnasa si potrebbe definire metal emozionale, dato che questa musica non è fatta per sconvolgere o rompere muri, ma per creare uno stato particolare in chi l’ascolta. I pezzi sono tutti molto diversi fra loro, il comune denominatore rimangono la voce e la chitarra che sono davvero notevoli.
In diversi momenti del lavoro possiamo ascoltare anche qualcosa della musica tipica basca, un sostrato popolare che permea molte opere musicali che provengono da qui. Lavoro assai particolare, che va sentito e interiorizzato a fondo, e ne vale molto la pena.

Misanthropik Torment

Sesto album intitolato “Ecdysis” per gli americani Misanthropik Torment, in uscita per  Earache Digital Distribution, Misanthropik Records  e Kvlt und Kaos Productions. Il duo americano ama fare metal estremo e qui si riesce benissimo, essendo anche molto abituati ad essere un gruppo discusso e che ha avuto anche diverse vicissitudini durante la loro vita. Il disco è un concentrato di violenza ed estremismo musicale, ed è molto liberatorio, dato che qui ogni ideologia è bandita, si descrive e si cerca il male in tutte le sue forme.

Musicalmente i Misanthropik Torment esplorano molti dintorni del death metal e del brutal death metal, trovando sempre la formula giusta e il massacro più ampio possibile. “Ecdysis” non è una passeggiata o un disco per rilassarsi, è un lavoro che chi ama il metal estremo avrà modo e tempo di amare, dato che dalla prima all’ultima nota da tutto traspare il grandissimo amore per questo genre musicale che permette di esprimere al meglio il proprio malessere.

Nei primi minuti del disco di potrebbe pensare che sia un pò monotono, ma ogni canzone è diversa da quelle precedenti e il disco funziona benissimo, e fa capire che il duo americano è uno dei gruppi più sottovalutati del metal undergrund mondiale, perché hanno tantissimo da far ascoltare. Metal estremo fatto molto bene, la dimostrazione che la rabbia si può incanalare in una direzione proficua sia per chi la fa che per chi la sente. Metal, tormento ed estasi.

 

Shores Of Null

Lo spettro musicale degli italiani Shores Of Null è molto ampio, si parte dal doom metal con fortissime influenze gotiche, passando per il black metal, qualcosa di molto vario e composto molto bene. Un modo di scoprirli per chi non li conoscesse ancora è il loro quarto album ” The loss of beauty” in uscita a fine marzo per Spikerot Records.

Il gruppo romano possiede una capacità di portare le emozioni scaturite dalla musica ad un altro livello, là dove in pochi gruppi possono arrivare. Ascoltando il nuovo disco si viene catturati da un vortice potentissimo di meraviglia, melanconia, bellezza, amore, morte e tanto altro.

La loro formula sonora è molto varia, parte dal doom metal declinato nella maniera più gotica possibile partendo dalla lezione dei maestri inglesi ampliandola di molto, per giungere ad un suono molto stratificato che possiede una bellezza davvero grande. Gli Shores Of Null si oppongono a quella perdita di bellezza citata nel titolo, cercando di ricreare attraverso la loro musica uno dei desideri più profondi del genere umano, uno di quelli da cui ci stiamo allontanando velocemente e forse definitivamente : la bellezza.

Vedere cose belle, toccare cose belle, ascoltare cose belle, tutto ciò è molto importante per noi che siamo sempre più persi in brutti vestiti, guardando cose brutte e nostri simili che gridano o che disprezzano la vita dei propri prossimi. Dischi come questo riportano una tale cifra di bellezza e di amore per la musica che ci si lascia travolgere volentieri.

Chi conosce già gli Shores Of Null sa che la loro musica è come una tragedia teatrale, vengono descritte situazioni dalla bellissima voce di Davide Straccione, e il gruppo genera un vortice musicale che circonderà totalmente l’ascoltatore. Il loro bellissimo vortice musicale mi ha sempre dato l’impressione di essere molto simile alla pagine shakesperiane, nel senso che qui emozioni e amori universali prendono vita e si agitano intorno a noi, e spiriti di varie epoche si uniscono per farci vedere e capire qualcosa in più.Fin dalla copertina il gruppo ci mostra la grande opera di ricerca musicale e non solo che sta compiendo, e che si sublima in undici tracce che fanno vibrare i cuori di chi vuole avere qualcosa di diverso, qualcosa in più. La bellezza di questa musica, il suo essere meravigliosamente oscura e potente, salvifica e dannatamente sofferente è qualcosa che si può cogliere soltanto ascoltandola, perché solo le note in questo caso possono parlare.

Ennesima grande prova di un gruppo che è un qualcosa di totalmente differente all’interno del nostro panorama musicale, una nera gemma che ci regala infinite emozioni. Nota per i più curiosi, questo disco è stao prodotto fra il 2019 ed il 2020, e doveva essere il terzo disco del gruppo, ma è stato poi rimpiazzato da ” Beyond the shores”, che per il gruppo rifletteva la meglio i sentimenti vissuti nel 2020.

 

 

 

 

 

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