E’ morto Mark Stewart

E’ morto Mark Stewart

Un altro lutto arriva a funestare questi primi mesi di 2023 in termini di perdite musicali. In queste ultime ore ci ha lasciati infatti, per cause ignote, anche il cantante, songwriter, artista e produttore inglese Mark Stewart. Aveva 62 anni e l’annuncio della sua scomparsa è stato dato dalla Mute Records ed è stato confermato sulla pagina della band di cui è stato il frontman e membro fondatore, The Pop Group.

Nato a Bristol il 10 agosto 1960, Mark a soli diciassette anni iniziò il suo percorso musicale nel pieno del ciclone musicale, etico e concettuale del punk rock , in quel 1977 che vide la nascita del Pop Group, una delle band pionieristiche di quel movimento che l’anno successivo sarebbe stato ribattezzato “post-punk”, del quale avrebbe pubblicato una delle sue pietre miliari, ovvero l’album d’esordio “Y” nel 1979, folgorante opera d’avanguardia sperimentale che contaminava l’energia del punk rock primordiale con uno spirito “tribalista” e altri generi/mondi sonori come dub, reggae, free jazz e il funk, dando al proprio sound un tocco sfuggente a precise classificazioni, originale e differente dalle altre band del periodo (pur presentando affinità sonore con le Slits e qualche punto in comune coi Public Image Ltd, oltre a essere in linea con quanto stava accadendo nella New York underground della No wave) per certi versi anche più estremo e disturbante rispetto agli stilemi del primo punk inglese, sia a livello musicale sia a livello di integrità morale e consapevolezza politica (convintamente ribelle, lucido osservatore dei mali della società odierna, antinuclearista e antirazzista), influenzando musicisti suoi contemporanei come Nick Cave. Dopo la pubblicazione di un secondo album, “For how much longer do we tolerate mass murder?“, la band si sciolse nel 1981.

Stewart proseguì la sua parabola artistica (e di agitatore culturale) unendosi al collettivo dub/reggae New Age Steppers insieme ad Ari-Up e ad Adrian Sherwood, collaborando con l’etichetta On-U Sound (label gestita dallo stesso Sherwood, con cui incise nel 1983 l’album socialmente impegnato “Learning to Cope With Cowardice“) che lo supportò nel suo attivismo politico e nei suoi progetti musicali che sperimentavano con le nascenti scene industrial e hip hop, risultando, con i suoi collage sonori e l’iconoclasta commistione tra generi, tra i pionieri anche della scena trip-hop che si sarebbe sviluppata a Bristol agli inizi degli anni Novanta. Nel 1985 registrò il disco “As the Veneer of Democracy Starts to Fade” e continuano nei decenni seguenti, concludendo la sua discografia nel 2012 con l’Lp “The politics of envy“. Nel 2010 riformò il Pop Group per una serie di concerti, alle quali seguirono due dischi in studio, “Citizen Zombie” e “Honeymoon on Mars“. Ha annoverato, tra le sue collaborazioni, Trent Reznor, Massive Attack, Tricky, Primal Scream e altri.

 

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

On Key

Related Posts

Death Mantra For Lazarus – DMFL

Sussurri musicali dettati da una grande tecnica musicale accompagnata da una capacità compositiva superiore, per un lavoro tutto da ascoltare, scoprire ed amare, per chi ama immergersi nella dolce tempesta dei Death Mantra For Lazarus.

AA VV – BOMB YOUR BRAIN Vol. 2

Secondo capitolo per la compilation “Bomb Your Brain“, ancora una volta concepita e pubblicata, sempre in cinquecento copie, dalla piccola e coraggiosa etichetta indipendente francese Pigmé Records. Stessa formula del primo volume, una succosa e urticante raccolta (a questo giro con la didascalia che recita:

THE FUZZTONES live a POGGIBONSI (Si)

THE FUZZTONES live: Sul palco i Fuzztones, gruppo storico garage rock statunitense, il cui nome è stato ispirato dall’effetto di distorsione fuzz tone appunto, inventato nel 1962 e che sentiamo sempre in Satisfaction dei Rolling Stones.

South Sardinian Scum - Switch the Driver

South Sardinian Scum – Switch the Driver

I South Sardinian Scum non si inventano un cazzo, e neanche vogliono farlo, si limitano a suonare ciò che gli piace e lo fanno con la voluttà di chi sta compiendo una missione per conto di un dio minore e perdente, se non vi basta fatevi un bell’ aperitivo in un bar fighetto con della tech house di sottofondo sperando che il cocktail di merda che vi sarà servito vi vada per traverso.