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Recensione : Drieu – Solito stile ostile

Drieu - Solito stile ostile: Nettamente il disco dell'anno. Un suono ostile per parole molto ostili ed oneste, ad esempio "La lunga marcia" è un pezzo che trancia tutto, e ci si immedesima totalmente se si è ostili come i Drieu, e l'ostilità è l'ultima arma rimasta.

Drieu - Solito stile ostile

Drieu – Solito stile ostile

In principio erano gli Erode, uno dei pochi gruppi davvero punk nel senso del termine che abbiamo avuto in Italia.

Come i Disciplinatha in altro maniera il gruppo comasco aveva dato fastidio a molti, non era sceso a compromessi e non ha svolto tour di riunione commemorativa aka l’ultimo giro di questua. Ora ci sono i Drieu, qui al loro secondo disco dopo il bellissimo “La distruzione” recensito qui, che aveva dato l’inizio all’avventura dei Drieu, ma il loro percorso era cominciato ben prima da l brano “Ulrike” degli Erode, un pezzo splendido che vedeva già alcuni avvicendamenti nella formazione che li ha portati fino a qui. “Solito stile ostile” è forse uno dei migliori dischi di strett punk, hardcore melodico in stile italiano che siano usciti ultimamente.

Lasciate le atmosfere cupe ed quasi industrial dell’esordio, disco gigantesco e assai urticante, i nostri tornano in ambiti musicali che gli sono più familiari, anche se questi vecchi bastardi potrebbero fare molti stili diversi se lo volessero. Invece vogliono colpire duro, nel vero senso di punk, ovvero la distruzione del presente e soprattutto del futuro attraverso un’analisi spietata che parte prima di tutto da noi stessi e dallo schifo che facciamo per restare semplicemente a galla, in questo stagno che puzza assai. Il disco dei Drieu recupera fin dal titolo quello che dovrebbe essere il satori di noi disadattati : lo stile ostile.

Oltre il politicamente corretto, oltre il desiderio di avere sempre ragione e di essere dalla parte dei giusti, chi non ha politica o chi se l’è sempre fatta da solo, i Drieu ci portano in un mondo di lotta e coraggio, quello di guardarsi attorno e di constatare che non si è protetti da nulla e da nessuno, lo Stato è il primo nemico come certi nostri simili, che la morte è una scelta e che solo noi possiamo scegliere come canta Cesare con la sua bellissima voce vibrante in “Stato canaglia”, la narrazione del primo stato canaglia che conosciamo : l’Italia.

Dopo anni di pandemia dovremmo avere ben capito che lo Stato non ci protegge anzi, ci mette in mano ai padroni del vapore il cui unico scopo è arricchirsi, e noi non vogliamo più nulla da voi come cantato i “Maledetto da Dio e dagli uomini” un pezzo neorealista incredibile per intensità e potenza che descrive molto meglio la periferia di mille canzoni trap.

Le pause pranzo frettolose, le corse per pagare le bollette o per tenere a galla almeno i propri figli, i ritorni a casa sempre uguali, la strada dove tutti corrono perché sanno di essere schiavi, e l’unica libertà è quella di morire. Sincerità, coraggio e voglia di fare male si sublimano nella musica, uno street punk hardcore cantato benissimo in italiano, si sente qualcosa degli Erode, soprattutto un uso molto particolare delle melodie, ma qui si va ben oltre, si crea un mondo musicale e di parole pressoché perfetto,  con le chitarre di Diego già in gruppi hardcore e powerviolence che tagliano perfettamente l’aria, creando una saturazione di suono perfetta con il basso di Cesare, la batteria di Francesco e gli ottimi campionamenti ed elettronica di Marco. Molto importante il contributo in fase di produzione e di creazione della musica di Carlo Altobelli mentre si registrava in questa estate davvero canaglia nel suo Toxic Basement.

Questo disco è una pietra miliare di una ristretta discografia italiana  che punta a strappare il velo che alcuni perbenisti e belle anime della sinistra hanno creato, e l’unica risposta è lo stile ostile, quello che ci portiamo dentro da anni e che è forse il nostro unico pregio, e che i Drieu cantano e suonano benissimo.

Il lavoro rasenta la perfezione, per bellezza sonora e compattezza, onestà e amalgama musicale, è una strada che parte dagli Erode e dal socialismo reale sovietico per arrivare alla DDR, la D dei Drieu  è un riferimento che gioca sull’ambiguità fra il simbolo della Dynamo Mosca e quello della Dynamo Kiev. In molti arriveranno ai Drieu cercando il suono e la poetica degli Erode, ma è cambiato tutto, c’è la stessa capacità di cogliere il disagio in maniera sottile e di raccontarlo in maniera sublime, musicalmente nasce lì il fiume ma poi prende un corso tutto suo, più impetuoso e senza freni.

Un suono ostile per parole molto ostili ed oneste, ad esempio “La lunga marcia” è un pezzo che trancia tutto, e ci si immedesima totalmente se si è ostili come i Drieu, e l’ostilità è l’ultima arma rimasta.

Nettamente il disco dell’anno.

Drieu – Solito stile ostile

tracklist:
01. solito stile ostile
02. niente di nuovo
03. la lunga marcia
04. maledetto (da dio e dagli uomini)
05. taci
06. stato canaglia

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