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Recensione : Dormin – To Foreign Skies

"To Foreign Skies" è un album sufficientemente composito nel suo districarsi tra le varie sfumature del genere, che vanno dalle asprezze con tanto di voce in growl fino ad orecchiabili spunti melodici.

Nuovo album per i siciliani Dormin, dediti ad un gothic doom dai tratti molto melodici.

To Foreign Skies è un album sufficientemente composito nel suo districarsi tra le varie sfumature del genere, che vanno dalle asprezze con tanto di voce in growl fino a melodie molto orecchiabili: l’operazione funziona a fasi alterne perché, se l’album scorre via piuttosto regolare, d’altra parte si rivela un po’ avaro di quei picchi emotivi che si ricercano in simili ambiti .
Così i Dormin offrono il loro meglio quando, come detto, è il growl a prendersi la scena portando la band su territori vicini ad ultimi Moonpsell o Ecnephias e, per assurdo, quando il il sound si fa più rarefatto, spingendosi ai confini del postrock (cosa che avviene in maniera esemplare nei brani strumentali e in Lavanda)
I momenti più fruibili finiscono, infatti, per mostrarsi per lo più gradevoli ma privi della necessaria cattiveria, apparendo quasi una versione “paradiselostizzata” dei Cure più ariosi; inoltre, la sensibile differenza di spessore tra i diversi range vocali esibiti nel corso dell’album, incide sulla resa finale dei singoli brani: detto dell’ottimo growl, è valida anche la voce più grintosa alla Holmes, mentre più incerta appare quella pulita in stile shoegaze.
Non si può comunque fare a meno di sottolineare un lavoro chitarristico misurato ed elegante, capace di donare il giusto afflato melodico a diverse parti del disco.
To Foreign Skies è un buon lavoro che soffre, quindi, di una certa dispersività provocata sia dalla sua lunghezza sia dalla disomogeneità stilistica ma, chiariamolo, presenta momenti di indubbio e non comune tasso qualitativo, rappresentati da due brani magnifici, seppur diversi tra loro, come la delicata e poetica Lavanda e la trascinante e a tratti anthemica Neon; buona anche Liar, con il contributo vocale di Bjorn Strid, mentre appare trascurabile la cover di Therein dei Dark Tranquillity, brano che personalmente adoro troppo per poterne apprezzare versioni alternative.
Tirando le somme, è apprezzabile il tentativo di allargare lo spettro compositivo rifuggendo per quanto possibile la ripetitività e e soluzioni troppo ruffiane; inoltre la band di. non su rifà in maniera palese a questa o quella band e cui costituisce un altro nota di merito.
Rendendo leggermente più organico il sound e individuando un strada maestra da privilegiare pur senza rinunciare in toto alle variazioni sul tema esibite in quest’occasione, il prossimo lavoro dei Dormin potrebbe meritare quella lode alla quale To Foreign Skies non arriva pur andandoci molto vicino.

Tracklist:
1. Distance
2. Stasis
3. Lavanda
4. The Rose and the Windwalker
5. A Warm Place
6. Neon
7. Liar (Urban Hideout)
8. Never Again
9. A Cloud of Echo
10. Hollow Sun
11. To Foreign Skies
12. Therein

Line-up:
Hammerfury – Drums
Cairn – Bass, Synths, Programming
Rex – Vocals, Guitars
Zephyr – Vocals, Synths

DORMIN – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=BLdpnDzEswc

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