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Recensione : Disquiet – The Condemnation

Il gruppo, a suo agio nell'amalgamare i vari stili che si susseguono all'ascolto, mantiene in perfetto equilibrio le varie sfumature estreme di cui si nutre e le scarica in questa ottima raccolta

The Condemnation è il secondo full length dei Disquiet, gruppo olandese che amalgama con molta cura sonorità che vanno dal thrash tradizionale alle sonorità in linea con le produzioni moderne, aggiungendo un pizzico di impatto death a questo ottimo lavoro.

Attivo dall’inizio del nuovo millennio, il gruppo proveniente dai Paesi Bassi ha trovato dal 2008 la dovuta continuità, dal primo demo ( Hare Incarnate) passando per l’album Scars of Undying Grief, prima prova sulla lunga distanza del 2011, ed ora tornato con questo devastante album che non disdegna buone melodie, incastonate nell’incudine che risulta il sound.
Partono a razzo i Disquiet, mettendo subito in evidenza con il trittico Ascending, The Condemnation e Fist of Persistence, l’ottimo talento per le melodie, anche se le ritmiche rimangono forsennate ed il vocione del vocalist Sean Maia, si avvicina più al deathcore che al tradizionale timbro thrash metal.
Prodotto benissimo, il sound risulta travolgente, il piglio della band è di quelli inyourface e le lancette dell’orologio girano impazzite, non annoiando certo l’ascoltatore, travolto dalla furia metallica delle varie, The Great Divide e Haul Down the Tree of Life.
Le due chitarre formano uno tsunami di ritmiche e solos delle più varie, suonate con ottima tecnica (Fabian Verweij e Menno Ruijzendaal) e la prova di batteria e basso, viene valorizzata da una fantasia e potenza sopra le righe ( Arthur Stam alle pelli e Frank van Boven alle quattro corde), elargendo agli astanti schiaffoni di metallo tempestoso.
Non un attimo di tregua fino alla conclusiva e notevole Bred To Fail, dove i Disquiet si avvicinano tremendamente al death metal melodico, sconquassato da solos classici e ritmiche al vetriolo, più di sette minuti di delirio chitarristico e ritmico, dove il singer dimostra una buona padronanza e personalità nel cantato, aggressivo ma perfettamente in grado di dare al sound una marcia in più.
E’ con questi album che il genere scala le preferenze dei fans: il gruppo, a suo agio nell’amalgamare i vari stili che si susseguono all’ascolto, mantiene in perfetto equilibrio le varie sfumature estreme di cui si nutre e le scarica in questa ottima raccolta, riuscendo nell’impresa di piacere sia agli amanti della tradizione che a quelli in linea con sound più attuali.

TRACKLIST
1.Ascending
2.The Condemnation
3.Fist of Persistence
4.Born to Dissent
5.The Great Divide
6.Haul Down the Tree of Life
7.Las’Pasi
8.From Essence Deprived
9.IDK
10.Bred to Fail

LINE-UP
Arthur Stam – Drums
Fabian Verweij – Guitars
Menno Ruijzendaal – Guitars
Sean Maia – Vocals
Frank van Boven – Bass

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