I Dirtiest, orgoglio punk rock toscano sparso tra Montecatini Terme, Firenze e chissà dove, in principio erano un duo.
Hanno debuttato, alla grande, su Slovenly nel 2016, con l’EP Alarm: due pezzi di Garage Punk secco, asciutto, ben scritto. Un ottimo lavoro.
Hanno poi cambiato rotta nel 2018, hanno aggiunto una serie di bassisti che si sono alternati allo strumento tra il 2016 ed il 2019 e ,sempre alla grande, con un altro EP, sempre su Slovenly, hanno dismesso il Garage Punk secco, asciutto, ben scritto, in favore di un Punk Rock alla Ramones, cantato in italiano, testi scanzonati (eccetto Macaroni, pezzo divertentissimo ma con un sottofondo di critica sociale alla classica macchietta dell’italiano medio che, nella sua semplicità, fa riflettere davvero molto), sempre e comunque piuttosto secco, asciutto e ben scritto.
Tra il 2020 ed il 2021 annunciano il loro primo LP, sempre su Slovenly: il primo pezzo a comparire è Covidiot e pare che oramai i Dirtiest si siano stabilizzati sul Punk Rock dell’ultimo EP. Ce lo confermano, con lo scorrere dei mesi, anche i videoclip di Quando c’era lui e di Ti Piscio sul presepe. Sul Bandcamp della Slovenly, poi, compaiono i pezzi del solo lato A, tutti nel solito punk rock Ramonesiano delle tre anticipazioni e di 100 Shots, tutti in italiano, rivelandoci solo i titoli di quelli sul lato B: in inglese. Nell’episodio a loro dedicato di “Beer o’ Clock” (una serie di filmati live intervallati da interviste ai gruppi che la Slovenly ha trasmesso in streaming tra il 2020 ed il 2021 sui social network), riferendosi ai pezzi in inglese, parlano di internazionalismo e comunicazione senza limiti (bravi!). Nessun riferimento alla base che li accompagna.
Finalmente esce il disco, lo reperisco grazie a quel Sant’uomo di Tiziano di Area Pirata e, emozionato come un pupo, lo metto sul piatto: conosco già il primo lato (straconsumato su bandcamp sin dal primo istante che era stato messo online), la musica è come quella dell’ep 100 Shots, Ramones, Dickies, Forgotten Rebels, Descendents…mi diverto, mi gongolo, mi stupisco di quanto, dai miei quindici anni, questa roba riesca sempre ad intrattenermi a dovere a 42…. Ma in realtà è la capacità comunicativa dei tre a sorprendermi oltre ogni dire: riescono, con frasi semplici e dirette, a spiegare temi delicati, quali il sovranismo, il neo-fascismo, il razzismo…con una capacità straordinaria: verrebbe quasi da intonare lo scherzoso slogan “Che la sinistra riparta dai Dirtiest” solo che stavolta non sarebbe uno scherzo: i Dirtiest, con un linguaggio popolare, diretto, informale, riescono a centrare il punto del problema, con straordinario dono di sintesi lo eviscerano e lo espongono, con giusta dose di satira lo mettono a nudo; non conosco un politico della sinistra, sia parlamentare (vabbè, non saprei davvero dire se esista davvero, al momento, una vera sinistra seduta in parlamento) che extraparlamentare, che sappia esprimersi con così poco e con termini e riferimenti così tanto di uso comune. Sembra quasi di tornare a respirare dopo anni di apnea, privati come siamo (e, quel che è peggio, ci sentiamo) di riferimenti culturali e politici.
Già piuttosto soddisfatto, giro lato del vinile e vengo stupito da un’improvvisa inversione di rotta, o meglio, di un ritorno non aspettato al primo Ep “Alarm”: di nuovo un Garage Punk secco, asciutto e, ci mancherebbe, davvero ben scritto. Come un paziente psichiatrico piuttosto furbo, i Dirtiest ci hanno nascosto il loro bi-polarismo per farlo esplodere sulle nostre facce, tutto e senza ritegno, nel secondo lato di Sovranista.
Ovviamente, provenendo da formazioni di esperienza indiscussa (Los Dragos,Barmudas, Nackers, E.X.P.) la mano dei Dirtiest non perde il tocco già utilizzato nei pezzi precedenti, più punk rock, e tratta la materia Garage con esperienza e mano da vero artigiano specializzato: divertenti, volutamente, e squisitamente, un po’ dalla struttura sgangherata e dai suoni a bassa risoluzione. La vitalità di questi conclusivi 8 pezzi fa scordare che, si, sono in inglese e che, si, scompare la componente più politico/satirica dei precedenti.
Si potrebbe accusare il trio di mancanza di compattezza in questa loro prova, vero, ma credo che la genuinità della proposta sia talmente tangibile, il divertimento creativo che ne è alla base così palpabile, che un disco così possa solo entusiasmare alla fine dell’ascolto poiché diverte, fa riflettere ed è anche, proprio nella sua scissione netta tra lato A e B, una sfida a chi pretende che un gruppo sia sempre uguale a sé stesso. I Dirtiest, in tutta risposta, cambiano direzione, non solo da disco a disco, ma anche nel singolo disco stesso.
Se questo non è essere Punk…
Abbiamo già recensito dei Dirtiest:
the DIRTIEST “Quando C’era Lui”
the DIRTIEST “Ti Piscio Sul Presepe”
e sul podcast: