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Recensione : Dead Summer Society – … So Many Years Of Longing …

L'ideale punto di arrivo di un musicista che è riuscito a convogliare in maniera efficace tutte le proprie influenze rendendo ogni momento del disco apprezzabile, pur senza ricorrere ad uno stile particolarmente ammiccante.

Dead Summer Society – … So Many Years Of Longing …

Secondo album per i Dead Summer Society, progetto solita di Mist, al secolo Emiliano Santoro, già chitarrista e compositore con gli How Like A Winter.

Il musicista molisano per In Your Eyes è una vecchia conoscenza, visto che ne abbiamo recensito sia il precedente full length “Visions From A Thousand Lives”, sia l’Ep retrospettivo “My Days Through Silence”, oltre ad averlo intervistato.
Confesso che, in occasioni del genere, quando in qualche modo ci si affeziona ad una band, ogni successivo lavoro riguardo al quale sono costretto emettere il mio sindacabilissimo giudizio mi provoca un minimo di preoccupazione, in quanto, alla speranza di imbattersi in un lavoro di spessore si unisce anche il timore di essere costretti, invece, a parlare in termini poco lusinghieri di qualcuno che si stima.
Almeno in questo caso, i Dead Summer Society non mi hanno fatto questo scherzetto, visto che … So Many Years of Longing … appare quale  naturale evoluzione di quanto prodotto da Mist nelle uscite precedenti, incluse quelle con gli How Like A Winter e la sua esperienza solista con il progetto ambient dark Last Winter I Died .
Mi spingo a dire, anzi, che questo album rappresenta l’ideale punto di arrivo di un musicista che è riuscito a convogliare in maniera efficace tutte le proprie influenze rendendo ogni momento del disco apprezzabile, pur senza ricorrere ad uno stile particolarmente ammiccante.
Il gothic-doom dei Dead Summer Society è, infatti, contraddistinto da un approccio atmosferico, soffuso, diluito, pur non rinunciando alle asperità connesse al genere o a qualche accelerazione riconducibile ad un retaggio black; se vogliamo trovare un minimo di affinità con qualche altra realtà conosciuta, i primi che mi vengono in mente sono i Valkiria, anch’essi ottima espressione musicale del nostro meridione, benché, rispetto alla band potentina, il sound qui proposto appaia ancor più frastagliato.
Per la riuscita di questo lavoro, Mist si è fatto aiutare a livello strumentale dal solo Roberto Alfieri al basso, mentre si è avvalso della collaborazione vocale di diversi ospiti: Trismegisto dei Cult Of Vampyrism (già presente nelle occasioni precedenti), James Hawkins dei canadesi As Autumn Calls, Antonio Cantarin da pochi giorni ex-Echo, Tim Rowland degli statunitensi Woccon per quanto riguarda le voci maschili, la svedese Ann-Mari Thim ex-Arcana e Graziana Oddo dei Rètina per quelle femminili.
Questo spiegamento di forze, anche a livello qualitativo, contribuisce a rendere vario un disco che ondeggia sinuosamente tra atmosfere fluidamente oniriche e magnifiche accelerazioni contraddistinte, sempre e comunque, da un’eccellente base melodica: emblematico in tal senso un brano come It Devours My Faith, che dopo essersi lentamente affievolito riparte quasi dal nulla, con le sue ritmiche black, così com’era iniziato.
Anche in Some Peace To Feel quest’alternanza offre risultati brillanti, ma è tutto l’album che nel suo complesso si dimostra inattaccabile: come l’acqua in un torrentello pedemontano, la musica ora scorre con un andamento regolare per poi incresparsi improvvisamente ed ancora rallentare fin quasi ad arrestarsi nel corso dei passaggi più intimisti.
… So Many Years of Longing … riesce così a superare anche le insidie portate da un minutaggio importante, ben al di sopra dell’ora di durata, riservando peraltro nel finale due tra gli episodi migliori, la strumentale Desperate Sun e la magnifica Stalemate, vera perla dell’album, capace di ripagare anche gli ascoltatori più “impazienti” grazie anche al contributo dell’ottimo growl di Tim Rowland, come già detto vocalist e chitarrista degli Woccon, band emergente che, a livello di approccio alla materia, ha più di un punto in comune con i Dead Summer Society.
Un album bellissimo, che a mio avviso può essere apprezzato anche da chi non sia propriamente un appassionato di doom, ad opera di un musicista che in quest’occasione si è superato, effettuando un salto di qualità davvero importante.

Tracklist:
1. So Many Years
2. Coldness Gods
3. It Devours my Faith
4. Some Peace to Feel
5. Longing
6. Shatters
7. State of Waiting
8. Every Death is Certain
9. A Winter Day
10. Failure
11. Desperate Sun
12. Stalemate

Line-up:
Mist – Guitars, Keyboards

Guests:
Roberto Alfieri – Bass
Trismegisto – Vocals
James Hawkins – Vocals
Tim Rowland – Vocals
Antonio Cantarin – Vocals
Annmari Thim – Vocals
Graziana Oddo – Vocals

DEAD SUMMER SOCIETY – Facebook

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