Puntata rumorosa e pesante che comincia nel migliore dei modi con i maestri inglesi del doom metal i Conan. A seguire un prog metal decisamente originale con i Dreadnought e chiudono gli artifizi psichedelici dei King Buffalo.
CONAN
Quinto album in studio per la bestia sonora Conan intitolato ” Evidence of immortality “ in uscita a metà agosto per Napalm Records. Il gruppo britannico è uno dei maggiori esponenti di quel suono devastante e con i toni ribassati chiamato doom metal, e in special modo della sua fazione più moderna.
Il loro suono è uno schiaccia orecchie, ascoltato nel suo habitat naturale fatto di volumi oscenamente alti ti butta per terra, avvolgendo lo stomaco in una morsa senza scampo. Il loro suono è assai adatto come colonna sonora di una ricognizione in un campo di battaglia medioevale fra cadaveri e squartamenti, o una passeggiata notturna in una brughiera inglese, oppure come colonna sonore dei film horror dell’altrettanto britannica Hammer Films.
Questo ultimo lavoro appartiene decisamente alla schiera delle loro cose migliori, è un magma composto di lava, un qualcosa fatto di potenza e magniloquenza in continuo movimento. Le loro canzoni sono quasi tutte di ampio respiro, come spire che si avviluppano sulle nostre teste e che non lasciano scampo.
Il tutto si sposa alla come sempre grandiosa copertina disegnata da Tony Roberts, la mente visuale dietro ai Conan e che h saputo importare benissimo su tela la musica dei Conan fin dal primo giorno.
Il gruppo è più in forma che mai e con questa ottima uscita spinge il proprio confine sonoro ancora più in là, con la voce ultraterrena di Jon Davis che si sposa benissimo con i riffs potentissimi e la ritmica pesante del gruppo. In alcuni pezzi i Conan si cimentano anche in momenti di cavalcate più veloci in stile hardcore, ma il marchio di fabbrica rimane il doom metal pesante come un macigno.
Uno dei loro lavori migliori, imprescindibile per chi ama queste sonorità malate di cui i Conan sono maestri assoluti.
DREADNOUGHT
Quinto album per i Dreadnought, ” The endless” sulla canadese Profund Lore Records. Il gruppo di Denver sempre in bilico fra varie sonorità, dal prog al doom che è molto importante nel loro suono, sviluppa molti momenti diversi, fra cui sonorità vicine al black, al metal e anche sprazzi di musica rituale. Lo sfondo sonoro dei Dreadnought è molto vari e variopinto, la loro creatività è ampia e la loro musica si mette al suo servizio, portando l’ascoltatore in territori molto lontani e assai floridi.
Le canzoni si sviluppano sulla lunga distanza, e le sei tracce distribuite su 41 minuti sono bilanciate molto bene.
I Dreadnought producono un impasto sonoro molto originale e quasi magico, la cantante e chitarrista Kelly Schilling ha una voce ed una maniera di interpretare i pezzi molto sentita e personale, la sua sembra quasi una narrazione antica e urgente, un raccontare cose di altre dimensioni. E proprio le altre dimensioni sono i luoghi dove ci porta il gruppo americano, il tutto in maniera molto intelligente e particolare.
Certamente il prog, inteso soprattutto come abito mentale e compositivo, la fa da padrone, perché qui c’è proprio la volontà di andare oltre la solita concezione di prog metal, cercando di creare qualcosa di creativo e duraturo, e ci riescono in pieno.
” The endless” è un disco particolare e fuori dal tempo, cose le cose migliori degli Opeth ad esempio, una magia musicale simile al metal ma non afferente esclusivamente a quel genere.
Un piccolo gioiello.
KING BUFFALO
A settembre vedrà la luce il nuovo disco dei King Buffalo, il terzo della loro carriera, si intitola ” Regenerator ” e uscirà autoprodotto dal gruppo stesso per gli Usa e in Europa dalla Stickman Records. I King Buffalo sono un trio ad altissima concentrazione di psichedelia, e andrà a chiudere la trilogia pandemica del gruppo newyorchese cominciata nel 2021 con ” The Burden of Restlessness ” e ” Acheron “. La poetica di questo loro ultimo lavoro è la sintesi fra psichedelia moderna e il progressive dei decenni passati, aggiungendovi una dose molto personale di desert rock, in maniera molto diversa da quello che conosciamo abitualmente.
Il risultato è un disco visionario e al contempo intimista, un guardarsi dentro in sintonia con il cosmo che è al di fuori di noi stessi, La chitarra la fa da padrona, spazia moltissimo e si porta dietro gli altri strumenti in un continuum che sembra molto quello delle jams, della libera interpretazione di uno sviluppo musicale.
I King Buffalo sono molto suadenti e sanno come creare atmosfere calde e quando è il momento di andare più piano, e sono sempre in controllo. Una loro canzono parte in una maniera e poi si sviluppa in una modalità differente per poi spaziare ancora oltre. ” Regenerator ” è un disco da meditazione, uno di quei viaggi psichedelici da gustarsi in solitudine, quando la musica ti avvolge e ti culla, sussurrando invece che gridare.
Continua il proprio percorso una visione musicale di grande valore e per nulla convenzionale, vista anche la grande orecchiabilità dei loro pezzi.