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Recensione : Cheater Slicks/Don Howland – Endgame

Recensendo il 7″ “I am low / Rock ‘n’ roll“, l’anno scorso, avevamo preannunciato che i Cheater Slicks avessero in cantiere una collaborazione con Don Howland per un nuovo singolo. Quest’anno i fratelli Tom (chitarra e voce) e Dave Shannon (chitarra) coadiuvati da Dana Hatch (batteria/voce) hanno mantenuto la promessa pubblicando, attraverso la loro label Morbid Web records, il risultato di queste sessioni – avvenute tra il 2022 e il 2023 – in un’altra release, ossia un nuovo 7″ contenente due cover.

Il trio garage/lo-fi/blues/psych punk statunitense è andato letteralmente a stanare il musicista dell’Ohio (con una in-gloriosa carriera nell’underground R’N’R a stelle e strisce, ricordato, in particolare, con Bassholes e Gibson Bros) che si era sostanzialmente ritirato dal mondo della musica dopo l’uscita del suo ultimo album nel 2020, “Endgame” (discreta bombetta garage/lo-fi) non avendo più molta voglia di rimettersi in gioco, ma i nostri sono riusciti a fargli cambiare idea, soprattutto per via della stima di Shannon nei confronti di Howland, conosciuto ai tempi dell’università e sempre ritenuto musicalmente affine, per esperienze e ispirazioni, al percorso dei Cheater Slicks, grazie al loro comune background garage punk. Anime soniche parallele destinate, prima o poi, a unire le forze.

Determinati a strappare il loro amico di lunga data dal pre-pensionamento, e decisi a metterlo a suo agio, i Cheater Slicks hanno pensato bene di lasciar scegliere all’ospite i brani da suonare, finendo per rifare la title track dell’ultimo Lp di Howland, “Endgame” (che ha visto anche la partecipazione della backing vocalist Emily Davis) suonata alla maniera degli Slicks, ma resa ancora più inquietante e disperatamente sudicia. Howland, poi, si è cimentato nel rifacimento di “Poor me” del bluesman Charley Patton, chiaramente “stravolto” in un laido garage/blues con tanto di interventi stralunati di tromba a opera di Dave Shannon.

Non è finita finché non è finita, come diceva quel tale, e chissà che in futuro questo progetto collaborativo non possa andare avanti trasformandosi in qualcosa di più stabile e sostanzioso, regalandoci altro materiale in un formato più corposo (come un disco intero) la speranza è che Howland ci abbia preso gusto e la joint venture continui. Putride esalazioni In The Red (ma pure Crypt, Estrus, Goner…) dall’oltretomba del Nineties garage rock.

Endgame (feat. Don Howland)

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