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Recensione : Bravata – Lead The Sin

Il terzo singolo della punk band leccese, tra la New York proto-punk e l'Inghilterra degli 80s

A Lecce tra il nulla seccato dal sole oltre la stazione ferroviaria ed i pub del centro storico poco distante, sorge il Quartiere Ferrovia.

Uno tra i più multiculturali e sporchi di vita vera della città: immigrati, prostitute, baretti fermi agli anni ’80, negozietti etnici e palazzine decadenti. Poi c’è un negozio di dischi, una squadra di calcetto multirazziale, un’etichetta discografica ed una punk band.

Dietro tutti questi progetti c’è un ragazzo, Sergio Chiari, rispettivamente proprietario del negozio, fondatore e mister della squadra, produttore dell’etichetta e cantante e chitarrista della band.

Quest’ultima, i Bravata, presenta il proprio terzo singolo in tre anni di attività. La maturazione all’interno del gruppo è evidente: inizialmente proponeva un punk rock pesantemente influenzato dal glam inglese dei 70s, ma nel tempo, pur non abbandonando il solco tracciato, ha affinato il proprio stile, scavando nella matrice blues del sound di partenza.

“Lead The Sin” con i suoi power-chord e quel gusto di disperazione urbana chiama stilisticamente a raccolta il sottobosco proto-punk dei mid-seventies newyorkesi, soprattutto Dictators e Heartbrakers.

Ma, come anche nei precedenti singoli, il lato B mostra l’aspetto più melodico, decadente e post-punk del combo: “Rude” intreccia suggestioni tra Marc Bolan, i Damned e persino la scena alternativa della Manchester della seconda metà degli anni ‘80.

Solo un 45 giri ma ancora tantissima carne al fuoco per i Bravata: tensione creativa, personalità e compattezza al servizio del rock’n’roll e del Quartiere Ferrovia, Lecce.

Etichetta Label: White Zoo Records

Track List
1) Lead The Sin
2) Rude

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