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Recensione : Arcturus – Arcturian

Gli Arcturus sono tornati tra noi per guidare saldamente il gruppo, certo non per pedalare di conserva nelle retrovie ...

Quando una band di culto si rifà viva dopo quasi un decennio di silenzio i dubbi ed i timori sulla genuinità dell’operazione aleggiano sempre sulle teste di appassionati ed addetti ai lavori.

Gli Arcturus, peraltro, si erano provvisoriamente congedati dal pubblico con un album come “Sideshow Symphonies” che non era stato all’altezza della loro fama, per cui c’era timore misto a curiosità a contrassegnare l’attesa per questo annunciato ritorno.
Beh, le note introduttive dell’opener The Arcturian Sign fugano in pochi secondi qualsiasi dubbio sulla ritrovata vena compositiva della band norvegese: Arcturian è semplicemente un disco splendido che, a tratti, va a ripescare l’ispirazione dei seminali “Constellation” ed “Aspera Hiems Symfonia”, nel senso che, piuttosto di indugiare in ghirigori avanguardistici, i nostri sfogano una rinnovata vena progressive e melodica che rende l’ascolto di ogni brano un’esperienza degna d’essere vissuta.
Alla voce c’è ancora ICS Vortex, che come di consueto contribuisce ad aumentare il carico evocativo del lavoro grazie al suo particolare timbro che, rispetto ad altre prestazioni, appare meno perfetto e algido privilegiando piuttosto l’intensità interpretativa.
Ora ci sarà qualcuno che probabilmente storcerà un po il naso di fronte alla presunta orecchiabilità di Arcturian rispetto a “The Masquerade Overture” e “The Sham Mirrors”, ma sarebbe il momento di uscire una volta per tutte dall’equivoco: non sempre suonare “strano” è sinonimo di qualità e se bandiamo l’uso della parola black accostata agli Arcturus la riuscita dell’operazione verrà ulteriormente agevolata.
Tralasciando qualche accelerazione (Angst, Pale) ed il passato dei musicisti coinvolti, la componente estrema appare esclusivamente funzionale ad irrobustire un sound ispirato ed originale che oggi si svela senza eccessive ritrosie in tutta la sua bellezza, anche quando le pulsioni avanguardistiche prendono il sopravvento senza mai apparire posticce.
Una serie di brani magnifici, nei quali dominano tastiere e chitarre di Sverd e Møllarn ed il drumming, come sempre superiore alla media, del tentacolare Hellhammer, vanno a comporre quello che si candida fin d’ora come uno dei migliori album dell’anno: l’orientaleggiante Crashland tocca picchi emotivi difficilmente eguagliabili e costituisce il vertice di un lavoro che forse ha il solo difetto di racchiudere nella sua parte iniziale i brani di spicco, nulla però che possa andarne a scalfire l’assoluta eccellenza.
Gli Arcturus sono tornati tra noi per guidare saldamente il gruppo, certo non per pedalare di conserva nelle retrovie …

Tracklist:
1. The Arcturian Sign
2. Crashland
3. Angst
4. Warp
5. Game Over
6. Demon
7. Pale
8. The Journey
9. Archer
10. Bane

Line-up:
Hellhammer – Drums
ICS Vortex – Vocals
Møllarn – Guitars, Tuba, Keyboards, Vocals
Skoll – Bass
Sverd – Guitars, Keyboards

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