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Recensione : Ancestral Legacy – Terminal

Perdetevi un'ora del vostro tempo, mettetevi comodi e fatevi trasportare da questa splendida opera oscura.

Ancestral Legacy – Terminal

Certo è che su al nord, quando decidono di scrivere grandi album, specialmente per quanto riguarda le atmosfere gothic, non c’è pericolo che ne esca fuori un album non dico brutto ma appena sufficiente.

Prendete ad esempio questi Ancestral Legacy, formatisi quasi una ventina di anni fa, con una marea di demo all’attivo e solo due full-length finora licenziati, pochini considerando la già lunga attività, ma comunque di buona qualità.
Partito come band symphonic black metal, il combo norvegese si è trasformato in qualcosa di diverso e molto più affascinante; il nuovo album Terminal porta in dote un songwriting mai così ispirato, un’opera completa sotto tutti i punti di vista, dalla produzione cristallina da top band ad un’ispirazione in fase di esecuzione dei brani notevole.
Dodici canzoni per oltre un’ora di musica che non dà tregua, grazie ad un symphonic gothic adulto pregno di passaggi prog oscuro e decadente, squarciato da rasoiate death, malinconico ed emozionale, insomma quanto di meglio il fan può chiedere ad un disco del genere.
La voce femminile (bellissima) di Isadora Cortina duella su un tappeto di musica gothic con il growl del chitarrista Eddie Risdal, sempre ben presente su tutto l’album rendendo il tutto molto duro, un po’ come gli album di una ventina di anni fa, ed infatti i richiami ad altre band sono fuori dalle solite cerchie delle ultime produzioni.
Terminal gira intorno alla musica dei primi e magnifici Opeth e Katatonia, il lavoro sulle chitarre (oltre a Risdal la solista di Jon Rune Førland) richiama i primi lavori dei Paradise Lost, le tastiere suonate dalla vocalist emanano echi dei The Gathering di “Mandylion”, sempre mantenendo una drammaticità di fondo ed un velo di soffocante dark metal che rapisce l’ascoltatore.
Vi innamorerete di questo lavoro, ma con il tempo, dandogli la possibilità di entrarvi in circolo, : qui non ci sono passaggi “facili”, come d’altronde non erano album facili capolavori come “Orchid” o “Morningrise” (Opeth), “Shades of God” (Paradise Lost) e “Brave Murder Day” (Katatonia), ma lo stato di grazia di questa band vi conquisterà.
Prendetevi un’ora del vostro tempo, mettetevi comodi e fatevi trasportare da questa splendida opera oscura, non ve ne pentirete.

Tracklist:
1. Bone Code
2. Lethe part 1
3. There is no Birth and Death
4. My Wretched Lord
5. Lethe part 2
6. Dawn of Time
7. Lethe part 3
8. Transient Pale Days
9. Oregon Trail
10. Death, Silence Without Pain
11. Shedding You
12. Terminal

Line-up:
Isadora Cortina – Vocals, Keyboards
Eddie Risdal – Guitars, Vocals
Jon Rune Førland – Lead Guitar
Jarl Ivar Brynhildsvoll – Bass
Christopher Midtsvéen Vigre – Drums

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