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Recensione : The Queen Is Dead Volume 160 – Alkemia, Javinz, Rainbow Bridge

The Queen Is Dead Volume 160 - Alkemia, Javinz, Rainbow Bridge Death doom svedese, digital dub francese e psichedelia italiana, what else ?

Alkemia, Javinz, Rainbow Bridge

Death doom svedese, digital dub francese e psichedelia italiana, what else ?

ALKEMIA

La magia del death\doom di alta qualità si rinnova in questo debutto discografico degli svedesi Alkemia per la messicana Chaos Records, dal titolo “Depvlsvs”. Gli Alkemia nascono ad Uppsala nel 2023 dai membri del gruppo death maetal Sarcasm Heval Bozarslan alla voce, Peter Laitinen alla chitarra, Philip Borg al basso, e dall’ex batterista dei Sarcasm Alvaro Svanerö. Il gruppo, grazie anche alle sue pregresse esperienze,. riesce a produrre un death doom molto ispirato, tecnico e di grande profondità.

Le tracce degli Alkemia variano molto nello spettro sonoro del death doom, prendono elementi dai primi Paradise Lost, hanno un passo musicale in quota My Dying Bride con quel pathos e coinvolgimento emotivo che li rendono un gruppo differente dalla media.

“Depvlsvs” è un disco che ha una sua matrice ben precisa, parte dal death doom per espandersi in molte direzioni, dal prog al funeral doom, e si sente molto al suo interno la scuola svedese e anche un tocco di Opethm come nelle chitarre limpide di ” Lamenting serenades of Eden”, che poi parte nel loro stile.

Proprio il loro stile musicale è intenso, pieno e teatrale, ci si immerge nella malinconica bellezza di questa musica, c’è tanto calore in questa nebbia che è calata nel lago mentre lo attraversiamo, e la meta è sconosciuta, ma non importa. Nonostante sia un debutto il gruppo ha molta esperienza musicale alle spalle e ha le idee molto chiare, e produce un disco molto pregnante e speciale, fin dal primo ascolto si riesce a cogliere una grande forza, uno stile ben preciso e un death doom di fattura speciale, molto al di sopra della media dei gruppi di questo sottogenere.

Un disco che piacerà tantissimo a chi guarda alla sofferenza umana delle centurie passate, e a chi si scalda con il metal malinconico e gotico.

JAVINZ

Il reggae dub è uno dei vecchi amori di tanti che scrivono in questa webzine, e ci fa sempre piacere ascoltare e recensire dub, specie se fatto bene come lo fa Javinz dalla provincia di Nantes in “Sauvage”, disco che si può scaricare con un’offerta libera, come tutte le altre opere in catalogo, sul sito della bellissima etichetta digitale Culture Dub Records, che da Poitiers in Francia diffonde ottimo dub. L’ep dei Javinz, è dub in pura scuola francese moderna, ovvero molto influenzato da altri generi, come possiamo ascoltare nella iniziale “Sabotage” con una linea di chitarra distorta che funziona molto bene e che fa alzare l’intensità, con dei synth giganteschi.

Già a partire dalla prima traccia le cose vengono messe in chiaro molto bene e non si lascia nulla al caso. Il digital dub di Javinz è molto particolare, il produttore ha studiato pianoforte e si sente nella costruzione delle tracce, e possiede un’immaginazione musicale molto ampia, la costruzione musicale del suo mondo è assai potente e si dirama in molte direzioni.

La potenza del dub di questo ep in alcuni momenti è fragorosa ed incessante, i bassi picchiano e si ha una velocità quasi techno o metal, e la grandezza di questo ep risiede in questo incontro di potenza e melodia, in questo bilanciamento di bassi e sintetizzatori, in questa idea differente ed originale di digital dub.

Gli amanti del dub, troveranno qui, come in tutti i lavori della Culture Dub Records che sta facendo un lavoro gigantesco, un modello potente e modernissimo del suono in levare, di sottrazione musicale che diventa grandissima ricchezza stilistica ed armonia differente, ascoltare un pezzo come “Entropie” per essere catapultati da melodie neoclassiche al digital dub più profondo per tornare a melodie di chtiarre pulite. Javinz ha un cervello musicale pazzesco, pieno di grandi idee e il dub è il codice musicale che libera la sua anima in levare e la rende libera.

Un disco molto potente e che esce prepotentemente dai soliti canoni del genere per essere usato come binario per far viaggiare un treno bellissimo, oscuro e colorato al contempo.

Vive le dub sauvage !

RAINBOW BRIDGE

“Soundtrack of a silent land” su Argonauta Records è il nuovo disco degli italiani Rainbow Bridge, trio nato dalla psichedelia di Jimi Hendrix, dal blues e da tanta voglia di viaggiare e di far viaggiare con la musica. Il trio ha fatto molta strada e molta musica dagli inizi, suonando moltissimo in giro assieme a nomi prestigiosi, e sono fautori di una concezione psichedelica difficile da incontrare alle nostre latitudini, una psichedelia solare e che porta l’animo ad elevarsi e a cercare qualcosa di differente.

La musica dei Rainbow Bridge viene certamente dalla concezione hendrixiana della psych e della sua unione con hard rock e blues, e oltre a tutto ciò in questo disco c’è fortissima l’impronta della libertà della jam, ovvero si suona e si va avanti senza una partitura, aggiungendo e togliendo secondo un flusso che è quasi di coscienza, mentre in realtà è frutto della sensibilità e del talento musicale del gruppo, e qui ce n’è molto di entrambi.

La psichedelia dei Rainbow Bridge è una forza dolce e feconda, uno stimolo mentale che ti culla e che anche nelle distorsioni è sempre positiva e propositiva, una colonna sonora di una terra silente ma non ostile, pronta ad accogliere chi si vuole sottrarre al delirio che ci accompagna ogni giorno.

I pezzi sono tutti strumentali, l’espressione musicale del gruppo è forte e culla l’ascoltatore in un giro intorno ad una terra che non è la nostra ma che potrebbe diventarlo. Un disco che è permeato di un suono e di un modo di fare musica che non hanno tempo, dato che vanno in direzione di cuore e cervello in maniera calda e dolce, note per far stare bene e migliorare la nostra condizione, un disco che non è nostalgico ma è sospeso in un dolce limbo che sempre più raramente riusciamo a raggiungere.

Psichedelia mediterranea ai massimi livelli.

 

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