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Recensione : Albez Duz – The Coming Of Mictlan

Il duo tedesco Albez Duz è autore di una prova interessante che, pur muovendosi all'interno dei territori del doom, spazia con disinvoltura tra la sue diverse sfumature.

Albez Duz – The Coming Of Mictlan

Il duo tedesco Albez Duz è autore di una prova interessante che, pur muovendosi all’interno dei territori del doom, spazia con disinvoltura tra la sue diverse sfumature.

Un’intro di stampo rituale prepara il terreno al primo brano, Fire Wings, che. ingannevolmente, spinge a credere d’essere alle prese una buona ma didascalica band devota ai suoni più classici del genere; la successiva Mictlan, però, ribalta completamente questo giudizio affrettato esibendo un’alternanza di passaggi che vanno dal doom al metal di matrice occulta, per arrivare ad un finale in pieno gothic style, nel quale affiora improvvisamente quella che, pur non essendo dichiarata e neppure sicuramente l’unica, costituisce uno dei punti di riferimento del sound dei berlinesi.
L’ottimo vocalist Alfonso Brito Lopez, infatti, passa con buona disinvoltura da tonalità stentoree di stampo classico ad una timbrica profonda che mette i brividi, non tanto per la sua esecuzione ottimale quanto per l’evocazione del grande Peter Steele.
E, in effetti, quella dei Type 0 Negative più suadenti e meno corrosivi è l’impronta che appare maggiormente riconoscibile tra le altre, grazie anche a un lavoro tastieristico non lontano dallo stile di Josh Silver.
Che non si pensi però ad una banale operazione di copia incolla: gli Albez Duz mettono sul piatto un disco decisamente vario, spesso dai tratti retrò, che va ripescare i suoni meno ruvidi del gothic dark doom degli anni novanta, in un ipotetico viaggio virtuale che scomoda sia band famose quali i Tiamat, sia act meno noti come i The Bronx Casket Co., concludendo il tutto con una riuscita cover del tormentone di Tanita Tikaram, Twist In My Sobriety.
Non c’è dubbio, però, che la parte centrale del lavoro, nella quale il gigantesco fantasma di Steele aleggia grazie alle doti medianico-vocali di Lopez ed al tratto stilistico del bravissimo Impurus, in origine unico titolare del progetto, si riveli di spessore nettamente più elevato rispetto al contesto, grazie alla presenza di tre brani splendi quali la già citata Mictlan, l’evocativa Feathered Snake e Drowned, caratterizzata da un intimismo di matrice neofolk.
Detto che Mictlan era di fatto l’oltretomba nella mitologia atzeca, il cui riferimento fa intuire quanto anche il lavoro lirico dei nostri sia tutt’altro che banale, con questo secondo album gli Albez Duz, tramite la loro costante rievocazione di sonorità novantiane, riportano piacevolmente ad una dimensione più oscura e meno manieristica il gothic doom e, pur non apportando ovviamente alcun elemento di novità, si smarcano con successo dal gran parte delle tendenze stilistiche in voga nel genere al giorno d’oggi.
The Coming Of Mictlan è un disco molto bello, a tratti toccante, che forse sarà maggiormente gradito agli appassionati un po’ più in là con gli anni come il sottoscritto.

Tracklist:
1. Heaven’s Blind
2. Fire Wings
3. Mictlan
4. Feathered Snake
5. Drowned
6. Servants of Light
7. Twist in My Sobriety

Line-up:
Impurus – All Instruments
Alfonso Brito Lopez – Vocals

ALBEZ DUZ – Facebook

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