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Recensione : :: ACUFENI :: FASTIDI AURICOLARI CONTEMPORANEI #4

Oggi presentiamo: Silence in the Snow , Spurv , Tenhi , Terminal , Yawning Balch.

:: ACUFENI :: FASTIDI AURICOLARI CONTEMPORANEI #4 Silence in the Snow :: Spurv :: Tenhi :: Terminal :: Yawning Balch

:: ACUFENI :: FASTIDI AURICOLARI CONTEMPORANEI #4

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Silence in the Snow :: Spurv :: Tenhi :: Terminal :: Yawning Balch

Silence in the Snow “Ghost Eyes” (Prophecy Productions)

Il duo statunitense arriva al terzo album e si mostra consapevole delle proprie forze, dando prova di riuscire a contestualizzare quel sound che i più stagionati come il sottoscritto non riescono proprio a dimenticare. A cavallo tra la dark wave e il post punk che ha legato gli ottanta e i novanta i Silence in the Snow proseguono nella scelta stilistica su cui hanno edificato il proprio percorso. Ne consegue un album che da un punto di vista sonoro risulta decisamente più compatto rispetto agli esordi. Un album che riesce a spostare ancora più in alto l’asticella della loro proposta, guardando più all’avanguardia rispetto al minimalismo con cui si sono fatti conoscere. “Ghost Eyes” è sicuramente il momento con cui i Silence in the Snow possono dire di essersi fatti adulti, dopo un preciso percorso di crescita che li ha portati, oggi, ad aprire la propria proposta ad un pubblico molto più ampio e variegato. La peculiarità del disco sta nel riuscire a tenere alta l’attenzione con una serie di brani in grado di variare sul tema.

https://silenceinthesnow.bandcamp.com/album/ghost-eyes

Spurv “Brefjaere” (Pelagic Records)

“Brefjaere” è sicuramente uno degli album più inquietanti di questo duemilaventitre che si sta chiudendo. Un album da molti inquadrato come postrock, in modo forse frettoloso, di comodo. Sta di fatto che abbiamo tra le mani un disco che, partendo concettualmente da un intimo legame tra noi e la natura che ci circonda, riesce a trascinarci, musicalmente, in un mondo fatto di atmosfere dissonanti e magnetiche. Terzo album per il sestetto norvegese, e altra grande prova di forza che li colloca ad un livello di respiro decisamente internazionale. Tanto complesso quanto immediato, “Brefjaere” si caratterizza per un approccio sinfonico, che non guarda tanto all’introduzione di strumenti “classici” quanto invece alla costruzione più intima dei brani. Emotivamente mutevole, in costante e perfetto equilibrio, l’album brilla di una sua bellezza corale infuocando le notti artiche. Come una gemma che splende decadente nella notte, forse ambizioso, ma che riesce in ogni caso, alla resa dei conti a portarci esattamente dove vuole. Uno degli album che sicuramente infilerò in tutte le classifiche di fine anno.

https://spurv.bandcamp.com/album/brefj-re

Tenhi “Valkama” (Prophecy Productions)

Ci sono voluti ben dodici anni per avere il nuovo album di Tenhi, il sesto della loro discografia, ma ne è valsa la pena. “Valkama” è un signor disco che ripaga la lunga attesa. L’album segna il ritorno alla “forma canzone” rispetto alle precedenti uscite, ma senza perdere quella vena di epicità che da sempre li caratterizza. Malinconico e oscuro “Valkama” offre spunti sempre cangianti, fuggendo dalla monotonia di un genere che spesso ci presenta album che finiscono per assomigliarsi un pò tutti. Drammatico, sognante, e naturalmente oscuro, il viaggio di Tenhi questa volta ci porta a scoprire l’armonia e la pace della natura in questo ipotetico “porto” (trad. letterale di valkama) in cui rifugiarsi per fuggire le brutture della guerra in atto in Ucraina. Un disco evocativo che sa essere sublime nella sua componente più deprimente, quando il mistico crescendo dei brani si fa più inquietante e coinvolgente. Dark folk spirituale che affascina.

https://tenhi.bandcamp.com/album/valkama

Terminal “Rats” (Trepanation Recordings)

Terminal nasce da un’idea dei norvegesi Pål Salvesen e Jake Leyland. Terminal fonde trame metal tradizionali con campionamenti che esulano il contesto storico del genere. Terminal esplora le periferie sonore, dando vita ad un album che è una sorta di “mutaforma”. Terminal è l’alfiere di un mondo interiore quanto mai dilaniato. Terminal è un qualcosa di difficile digestione, ma che trova proprio nel suo essere atipico il suo punto di forza. Tra brutalità robotica e rumore industriale, la sperimentazione del duo ha dato vita a questo “Rats”, primo interessantissimo episodio della loro carriera. A suo modo anacronisticamente melodico nel suo delirio industriale di un tempo che non tornerà, l’album è una delle cose più intimamente stimolanti ed inquietanti tra le uscite recenti.

https://terminalno.bandcamp.com/album/r-a-t-s

Yawning Balch “Volume One” (Heavy Psych Sounds)

Yawning Balch altro non è che il risultato della collaborazione tra gli Yawning Man e Bob Balch dei Fu Manchu. “Volume One” è il risultato delle loro improvvisazioni nate nell’inverno scorso a Joshua Tree, quando andò in scena la lunga jam session da cui è stato tratto il disco. È lo stesso Balch a raccontare: “Non erano previsti riff. Ci siamo appena collegati e abbiamo giocato. L’unica discussione precedente era che io e Gary Arce volevamo pasticciare con tonnellate di pedali per chitarra. Sapevo che mentre suonavamo suonava alla grande, ma è stato solo quando sono tornato a casa e l’ho ascoltato tutto che ho capito che avevamo qualcosa di speciale.” Pubblicato dalla sempre attenta Heavy Psych Sounds l’album si distacca dai canoni stoner / desert rock dei suoi esecutori, andando a raccontare un mondo fatto di psichedelia sperimentale e post rock. Si vocifera che dalla jam sia stato registrato materiale per un ipotetico futuro “Volume Two”. Al momento non sappiamo altro, per cui lasciamoci andare all’ascolto (dopato) di questo interessantissimo album “live”. Un disco che guarda al mondo sotterraneo della psichedelia chiedendoci di superare i concetti di spazio e di tempo. Un album dal grande approccio mentale, un album “libero”. Da ascoltare senza pensarci troppo.

https://heavypsychsoundsrecords.bandcamp.com/album/yawning-balch-volume-one

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