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Recensione : Abrahma – Reflections In The Bowels Of A Bird

Ottimo lavoro, pesante e a tratti monolitico, ma nel quale viene usata in modo superbo una melodia che seduce e avvolge, in un continuo arcobaleno di magia drogata.

Un altro album “stonato” degno di nota.

Sembra infatti non finire mai questo periodo di grazia per il genere, valorizzato da uscite notevoli che arrivano a noi da ogni parte del mondo.
La Small Stone Records licenzia il secondo lavoro dei transalpini Abrahma, combo parigino che nel 2012 era entrato prepotentemente nelle grazie dei fans con il debutto “Through The Dusty Paths Of Our Lives”.
Copertina che più psichedelica non si può, un sound monolitico, e potente come un macigno, reminiscenze grungizzate alla Alice In Chains che impreziosiscono i brani alla pari dei due graditi ospiti, Ed Mundell dei Monster Magnet, con un solo su A Shepherd’s Grief e Thomas Bellier (Blaak Heat Shujaa, Spindrift).
L’incedere del sound è un passo strascicato di un gigante in trip, muscoloso e possente mostro che strapazza e ci sbatte violentemente contro un muro, formando un alone di mistico stoner psichedelico, valorizzato dalla parte rock alternative, che riesce nell’impresa di dare ai brani quell’appeal che ne fanno delle mazzate drogate da melodie rock.
Non manca la parte settantiana con i soliti Sabbath, ma non solo: Omen PT 2 nel suo acustico viaggio porta inevitabilmente ai Pink Floyd, tornando poi a “farsi” di doom acido con la monumentale Kapal Kriya.
Reflections In The Bowels Of A Bird non è un disco per i deboli di cuore, le dosi di sostanze illecite aumentano ad ogni passaggio e Square The Circle ci lancia in corse nel deserto americano per incontrare Kyuss e Queen Of The Stone age, vorticando, presi in trappola da miraggi e allucinazioni sconvolgenti.
A Shepherd’s Grief, non a caso la canzone dove Mundell regala un ottimo solo, vive del contrasto tra lo stoner metallico dei Monster Magnet ed il grunge/metal degli Alice In Chains, per lasciare alla semiacustica ed acidissima Conium, il compito di mettere la parola fine a questo ennesimo viaggio allucinogeno.
Ottimo lavoro, pesante e a tratti monolitico, ma nel quale viene usata in modo superbo una melodia  che seduce e avvolge, in un continuo arcobaleno di magia drogata, per i fans del genere un acquisto obbligato.

Tracklist:
1.Fountains Of Vengeance
2.An Offspring To The Wolves
3.Omens Pt. 1
4.Weary Statues
5.Omens Pt. 2
6.Kapal Kriya
7.Square The Circle
8.Omens Pt. 3
9.A Shepherd’s Grief
10.Conium

Line-up:
Sebastien Bismuth – vocals, guitars, effects & keyboards
Nicolas Heller – guitars
Guillaume Colin – Bass guitar
Benjamin Colin – drums

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