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Recensione : Dirty Fingers – 250 Dollars

Il profumo di asfalto bruciante delle route americane si insinua nelle nostre narici, ma viene puntualmente soffocato da poderose esplosioni metalliche e trascinanti cavalcate hard'n'roll dal groove eccezionale.

Dirty Fingers – 250 Dollars

Certo che i ragazzi dell’Atomic Stuff non sbagliano un colpo e, parlando, di sonorità hard rock, immettono puntualmente sul mercato bombe di rock’n’roll come questo bellissimo e dinamitardo 250 Dollars dei veronesi Dirty Fingers.

Sotto l’attento e ottimo lavoro di Oscar Burato, guru dell’Atomic Stuff che ha registrato, mixato e masterizzato l’album, poi uscito verso la fine dello scorso anno per Logic(il)Logic, i Dirty Fingers debuttano con un album esaltante, fatto di un hard rock tosto, pregno di soluzioni metalliche e sfumature southern ma, attenzione, qui di rock americano stonerizzato come va di moda di questi tempi non ce n’è neanche l’ombra: il profumo di asfalto bruciante delle route americane si insinua nelle nostre narici, ma viene puntualmente soffocato da poderose esplosioni metalliche e trascinanti cavalcate hard’n’roll dal groove eccezionale.
Nati nel 2010 arrivano dunque al debutto dopo vari cambi di line up, stabilizzatasi intorno al cantante/chitarrista Gabriel Grisanti, Riccardo Menini all’altra sei corde, Edoardo Micheloni al basso e Giorgio Nuzzo a picchiare come un forsennato sul drumkit.
Il loro sound esplode letteralmente dagli altoparlanti con nove brani di hard metal-rock statunitense travolgente, risultando duri abbastanza per piacere anche a chi è abituato a suoni più metallici, un vero spasso invece per gli amanti dell’hard rock sanguigno, sporco, stravolto da impatto e attitudine.
Difficile non finire schiacciati dalla forza dirompente del poker di brani iniziale: si parte a razzo con Back To The Move, seguita dal capolavoro Whiskey (l’armonica a metà brano, accompagnata dalla slide e da un giro acustico che sprizza Lynyrd Skynyrd da tutti i pori, è da applausi) e dalle velocissime Explosive Sound e la title track.
Black Magic Night ci lascia riprendere fiato, ma mentre ci si aspetta una ballad orientata verso i suoni sudisti, la band piazza un ballatone con il classico crescendo a metà song ed un assolo forgiato nel sacro fuoco del metal.
Si torna a farsi male con la canzone che prende il nome della band, ed il tris finale, che da Heroes’ Day sorprendentemente lascia i suoni prettamente hard per tuffarsi nel metal, con i brani più duri di tutto l’album e il sound della conclusiva Nothingness Dance che si avvicina in modo clamoroso ai quattro cavalieri di Frisco.
Gran bel disco dunque, con una voglia di spaccare mai doma, la band sforna un lotto di brani irresistibili, tra Motorhead, Metallica ma soprattutto American Dog, spogliati dei suoni blues, i The Four Horsemen (la band hard rock di “Nobody Said It Was Easy”) ed Hair Of The Dog: insomma, per il sottoscritto il meglio del genere, assolutamente da avere.

Tracklist:
01. Back To The Move
02. Whiskey
03. Explosive Sound
04. 250 Dollars
05. Black Magic Night
06. Dirty Fingers
07. Heroes’ Days
08. I Am
09. Nothingness Dance

Line-up:
Gabriel Grisanti – Guitars and Vocals
Riccardo Menini – Guitars
Edoardo Micheloni – Bass
Giorgio Nuzzo – Drums

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