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Recensione : The Subsonics – In The Black Spot

The Subsonics - In The Black Spot: Forse hanno esagerato un po', i Black Lips, ad affermare che i Subsonics sono la miglior band di Atlanta. Tuttavia, G...

The Subsonics – In The Black Spot

Forse hanno esagerato un po’, i Black Lips, ad affermare che i Subsonics sono la miglior band di Atlanta.

Tuttavia, Gentleman Jesse permettendo, l’ascolto di questo In The Black Spot, settimo album di una carriera ventennale passata a raschiare i bassifondi del rock, qualche dubbio lo fa venire. Certo, la puzza di revival si sente eccome, e i fan accaniti di Velvet Underground, Modern Lovers e T. Rex non potranno che storcere un po’ il nasino (e non posso negare che un po’ l’ho storto anch’io, al principio). Ok, ammettiamo pure che l’influenza della band che fu di Reed & Cale e del primo Bolan si avverta, e che quelle chitarre siano eredi legittime della premiata ditta newyorkese. E quindi? Che forse non avete amato i Led Zeppelin ben sapendo che rubacchiavano classici blues qua e là riadattandoli al pubblico hard rock? E poi, se un disco di rock’n’roll suona fresco, irriverente, e tremendamente divertente non è già abbastanza per decretarne la grandezza? La risposta è sì, ovviamente, altrimenti che ne faremmo dell’intera discografia dei Ramones? Lo so, lo so, sto esagerando, ma grandi nomi a parte questo disco un applausino se lo merita proprio.

Quando sarete riusciti a superare lo scoglio di quella voce tremendamente nasale che sembra messa lì per prendere per il culo il prossimo, rimarrete con due-tre belle manciate di melodie appiccicose sfibrate da un lavoro di chitarra spastico e gioioso, sorrette da un drumming semplicissimo e da un bell’organo che spunta a farla da padrone qua e là. Materiale più che sufficiente per fare da colonna sonora ad una mezz’oretta di sano spasso. E passata quella mezz’oretta, forse, ne vorrete passare un’altra tale e quale. E alla fine scoprirete che non riuscirete a dimenticarvi tanto facilmente di quelle traccie veloci e un po’ scarne di rock’n’roll idiota e spostato. “Bus 16”, “She’s Not Dead Yet”, “Lime Lime”, “Too Damaged”, “Peanuts”, “Teach Me How To Play God”, “Miracle Worker”, “The Re-Telling Of It” sono dei piccoli classici di rock’n’roll velvetiano a tinte solari, country, glam e cazzeggioni (anziché oscure, noise e decadenti come quelle dei mentori: che Atlanta, in fin dei conti, non è mica New York) che farebbero sciogliere le nuvole della vostra giornata più oscura. E allora lasciate a casa i vostri panni da ricercatori di capolavori e godetevi questa mezz’ora di sano cazzeggio rock’n’roll!

TRACKLIST
1. Bus 16
2. She’s Not Dead Yet
3. Lime Lime
4. Dubious Charms
5. Too Damaged
6. Peanuts
7. Headlights
8. Teach Me How To Play God
9. Far and Be Some of Me
10. High Priest of Nothing
11. Miracle Worker
12. Haywire
13. The Re-Telling of It
14. Albert Lee
15. Chosen Few

LINE-UP
Rockin’ Clay Reed – chitarra, voce
Buffy Aguero – batteria
Rob del Bueno – basso

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The Subsonics-In The Black Spot

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