Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : THE STABBING JABS – S/T

THE STABBING JABS – S/T

Screams, fuzz, dirt and RIFFS“. Questo è il manifesto programmatico sonoro dei Stabbing Jabs, nuovo incendiario progetto punk/blues/noise sparato fuori dall’underground statunitense che può vantare una line up dal pedigree rock ‘n’ roll di tutto rispetto, essendo formata da Peter Aaron (ex frontman dei Chrome Cranks) William G. Weber (anche lui ex Chrome Cranks e GG Allin & the Murder Junkies) e Chris Donnelly (con un passato nei Gang Green) alle chitarre, Jamie Morrison (Motorbike) al basso e Andy Jody (Barrence Whitfield & the Savages) alla batteria. Il quintetto ha dato alle stampe, il mese scorso, il proprio album di debutto, omonimo, uscito sulla label francese Beast Records.

L’ensemble di Cincinnati (Ohio) è in pista da circa un lustro, caratterizzato da una corposa attività live, e arriva a questo Lp d’esordio (registrato ai Krakdhaus Studios di Weber) in cui ripropone solo in parte le atmosfere malate del blues/punk marcio e strascicato dei Chrome Cranks, shakerandole con altre influenze come Dead Boys, Black Flag, Stooges e MC5, ma il risultato è ugualmente esaltante e infuocato negli undici brani proposti.

E già dall’opener “Broken brain” si viene investiti da una sarabanda garage punk stoogesiana (nonostante il riffone portante possa anche ricordare i primissimi Foo Fighters) magma lavico in salsa Dead Boys corretta Jon Spencer che incendia “Bad slime“, “Drowning girls” o “Little lamb“, tra vocals scorticate e un R’N’R wall of sound assassino. Tracce come “F-Bomb” e “Radiation love“, orgogliosamente grezze e cafone, che sembrano essere uscite da scatoloni di nastri analogici contenenti outtakes di “Raw power” ormai credute perse per sempre. E in “Uptown blues” si rimesta nel torbido, tornando sui sentieri del passato ChromeCranksiano, deturpando il blues e rendendolo delicato come il pulirsi il culo al cesso con la carta vetrata in sostituzione di quella igienica quando è finita. “Little in doubt” (cover di un pezzo dei Verbs inserito anche nella compilation “We were living in Cincinnati“, curata dallo stesso Aaron) è un glam punk in cui sembra di sentire dei New York Dolls on steroids, la vetriolica “Bone and breast” passa al setaccio i primi Black Flag Rollinsiani. L’altra cover del disco, “Go-go wah-wah” (originariamente dei Dennis the menace) dal feeling ramonesiano/motorheadiano, prepara l’urticante terreno per il gran finale con la delirante “You’re a drag“, in cui Aaron suona l’armonica e ci rispedisce ancora una volta nel putridume paludoso della depravazione punk-blues in cui nei Nineties i Chrome Cranks sguazzavano insieme a JSBE, Cheater Slicks, Gories, Bassholes, Oblivians, Jack O’Fire e altra rumorosa marmaglia.

Amore al primo ascolto, e che ve lo dico a fare. A chi vi scrive sono bastati pochi secondi per indirizzare “The Stabbing Jabs” dritto dritto nella lista degli album preferiti del 2024, e per fortuna i nostri non si fermeranno e hanno già fatto sapere di avere in cantiere la preparazione di un nuovo long playing, perché non sembra siano rimasti tanti altri gruppi che sappiano ancora suonare questa musica sudicia e peccaminosa, e loro hanno ancora voglia di sfornare straight-up, hard, mean, noisy rock ‘n’ roll. E noi siamo ben felici di lasciarli agire.

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

TELESCOPES – HALO MOON

Non accenna a finire il momento di prolifica vena artistica della ormai veterana indie/garage/noise/shoegaze/psych/drone/experimental band inglese Telescopes e del loro factotum, nonché unico membro (fondatore) presente in tutte le incarnazioni del progetto, Stephen Lawrie. Dopo aver pubblicato, nel febbraio di quest’anno, il sedicesimo lavoro sulla

JESUS LIZARD – RACK

Quando sai che è fuori un nuovo album dei Jesus Lizard, leggende (ok, termine inflazionato ma, nel loro caso, non è assolutamente usato a sproposito) della scena noise/post-hardcore mondiale, parte in automatico il suo inserimento tra i migliori dischi dell’anno, e lo ascolti con gli

ZEKE – SNAKE EYES / THE KNIFE 7″

Short, fast, loud and to the fucking point: questa è, da sempre, l’essenza degli ZEKE, leggendario combo speed rock statunitense che, dal 1992 a oggi, ha fatto del rock ‘n’ roll veloce, grezzo, tiratissimo e sparato a manetta la sua bandiera e natura musicale. Il

Uzeda, arriva nei cinema il docufilm “Do it yourself”

“Uzeda – Do it yourself” è un docufilm, realizzato dalla regista Maria Arena (e prodotto da DNA audiovisivi e dalla casa di produzione indipendente Point Nemo) che racconta la storia degli Uzeda, fondamentale alternative/math/noise rock band italiana, formatasi nel 1987, che ha tracciato il proprio