Da Sydney arrivano questi dieci individui posseduti dal funk e dall’afrobeat, alla loro prima uscita, su Record Kicks, uno dei pochi motivi di fierezza per noi italiani. Questi australiani hanno il funk nel sangue, oh sì signori, e ti fanno muovere, proprio come me in questo momento, che non riesco a tenere fermo il sederino e i piedini. Figli degli anni settanta, non fanno il solito funk secco e profondo, ma hanno fortissime influenze africane, soprattutto nella costruzione della canzone, ovvero mettono il ritmo al di sopra di tutto, concedendosi qualche divagazione jazzista quanto mai appropriata.
I Liberators più che un gruppo sono un’orchestra, che scava alla ricerca del ritmo primordiale, quell’afflato sonoro partito di sicuro dal continente nero, per poi espandersi con l’uomo in ogni dove. Ci sono gruppi che copiano e magari lo fanno bene e in maniera piacevole, ma ci sono gruppi che scavano fiumi nella roccia, aprono passaggi dove prima non vi era nulla; a questa seconda categoria appartengono i Liberators. Ritmo e sudore, un disco che viaggia come un motorino in una notte di Lagos, una musica carnale e veramente anni ’70, anzi pare strano che si possa sentire in digitale. Debutto ma non lo sembra, e già aspetto ansioso la seconda prova. Se lo mettete la gente si muove come morsa da una tarantola, già provato durante una serata dal vostro umile recensore.
waww.recordkicks.com
waww.facebook.com/TheLiberators
No Comments