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The Kaams – One To Six

Questo nuovo album lo devo ancora ben metabolizzare, ma una cosa mi è più che chiara: son proprio bravi questi The Kaams.

I Kaams hanno avuto la “fortuna” di suonare nel paese dove abito; il luogo nel quale si è svolto il concerto era il bar della stazione ferroviaria e, non sarebbe neppure il caso di dirlo, non è che fosse il posto più adatto dove esibirsi.

Mi si dirà di non fare il difficile, visto che in questi tempi cupi è già una fortuna che ci sia qualcuno che abbia l’ardire di far suonare una band di rock’n’roll che non faccia neppure una cover di Vasco Rossi o degli Ac/Dc.
Ma sia io che i Kaams ce la ricordiamo bene quella serata: poco pubblico e la maggior parte di esso interessato principalmente al generoso buffet messo a disposizione dal locale che avrebbe consentito ad una larga fascia di presenti il saltare a piè pari la cena (siamo pur sempre in Liguria e se, bevendo una birra, ci si può anche sfamare nessuno si tira indietro …).
Ebbene, in quelle circostanze “estreme”, i nostri suonarono un gran live tanto che, dopo qualche canzone, il bancone delle vivande si svuotò di una buona percentuale di scrocconi professionisti.
Questa introduzione, spero non troppo tediosa, voleva rendere l’idea di quanto sia grande la mia stima per il gruppo in questione, stima peraltro espressa anche nelle mie recensioni del loro primo album “Uwaga” e del loro 7″ split con i Monolithics.
Rispetto al sopracitato “Uwaga”, il quartetto bergamasco ha indubbiamente arricchito la propria sfera di influenze, lo dimostrano le 12 canzoni di questo nuovo album che, oltre al garage-punk degli esordi, propone anche altre sonorità.
L’uno-due iniziale è di gran pregio: With Another Man mostra il lato più pop della band, avvicinandola a gruppi come Stems, Sunnyboys e, perché no, Hoodoo Gurus, mentre Don’t Tell Me Lies odora di eighties garage, un po’ alla Lyres per intenderci, alternando energia e dolcezza ed esaltando la voce del cantante Andrea.
Proseguendo troviamo I Can’t Get Over You, che sconfina nei territori roots già ottimamente calcati anche dagli spezzini Peawees, mentre Chocolate Band è esaustiva fin dal titolo nel richiamare la psichedelia dei sixties; Come Back Baby ricorda il power-pop più melodico dei Ramones spectoriani, Night Time con il suo incedere rockabilly riporta gli orologi indietro ai 50’s, No Food On My Table è un blues elettrificato che può lontanamente echeggiare i Litter, e Cry! chiude in bellezza tornando a sonorità genuinamente garage.
Lo so che si tratta di una mia fisima e che l’ho già scritto un sacco di volte, ma mai mi stancherò di dire che un album di rock’n’roll non deve durare più di mezz’ora, e questo dura 29’52”!
Sta a chi ascolta, quindi, giudicare se l’ampliamento di sonorità offerto dalla band sia da considerarsi un passo avanti o un passo falso; io ho amato e ascoltato un sacco di volte “Uwaga”, mentre questo nuovo album lo devo ancora ben metabolizzare, ma una cosa mi è più che chiara: son proprio bravi questi The Kaams.

Tracklist:
1.With Another Man
2.Don’t Tell Me Lies
3.I Can’t Get Over You
4.Rainy Day
5.Chocolate Band
6.Come Back Baby
7.Night Time
8.Drowning
9.No Food On My Table
10.You Don’t Want Me No More
11.Cry!
12.I Don’t Know What To Expect

Line-up:
Andrea Carminati – Vocals and Guitar
Marco Facheris – Guitar
Alberto Mafessoni – Bass
Tiziano Carozzi – Drums

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