Casa editrice: LiberAria
Dopo il successo de “Lo Scuru” Orazio Labbate ci regala un altro libro in cui il suo immaginifico prorompe deciso e personale. Una scrittura distintiva che è un pregio enorme per un autore, soprattutto per uno giovane come Labbate, che col tempo è stato capace di crearsi un proprio pubblico e una propria precisa cifra stilistica.
“Stelle Ossee” è una raccolta di brevi racconti, alcuni brevissimi, certi apparsi in riviste o realtà letterarie come “Fuori Asse”, “Achab”, “Nazione indiana” o “Il primo amore”, altri completamente inediti, qui raccolti insieme dai tipi di LiberAria in una summa di ispirazioni brevi ma intensi, edito agli inizi del 2017, la copertina un fantasmagorico conglomerato di stelle nel cielo nero che forma il profilo di un teschio, come una figura atavica e mostruosa lovecraftiana: stelle ossee, per l’appunto.
Labbate è bravissimo a cavalcare i suoi ambientamenti gotici, a volte surreali, pregni di accadimenti psichici, di suggestioni metafisiche, di presagi onirici, di trame orrorifiche terrigne.
Già il giovane scrittore siciliano mi aveva sorpreso per la sua forza narrativa in “Lo Scuru”, pubblicato nel 2014, in cui sondava l’uso della lingua impastando il dialetto con un ricercato linguaggio dentro cui si riversava un mondo oscuro, mistico e secolare, incastrato nella terra ma libero di giocare su pindarismi che trattano l’assoluto, i sentimenti, le impressioni arcaiche. Uno scrittore del Sud che fa del Sud un tratto emblematico, Sud come zona psichica di emozioni primordiali, di rituali fantasmatici e scenari inconsci.
Con “Stelle osse”, Labbate si ripropone in tutta la sua personalissima narrativa, col più breve respiro del racconto, a volte anche troppo breve, facendoci sperare in una sua nuova avventura in un romanzo meglio imperniato sulla validità di una costruzione complessa. Un suo romanzo, ci giunge voce, arriverà fra non molto con l’editore Tunuè, lo stesso di “Lo scuru”. Lo aspettiamo.
Nei 17 racconti di “Stelle Ossee” Labbate perlustra le regioni dell’inconscio, collettivo e individuale, si insinua nelle visioni degli archetipi filosofici e orrorifici, creando nuovamente, come sa fare alla perfezione, un mondo tutto suo ma anche nostro perché in parte condiviso. Un mondo fatto di allucinazioni esistenziali, di ambientazioni gotiche che attingono in maniera fondamentale al southern- gothic di Faulkner e McCarty, e al Sud della sua Sicilia, il sud crepuscolare di una zona morta tra sonno e veglia.
Dunque un libro per sognare, tremare, pensare, credere nell’esistenza dentro l’esistenza, e oltre l’esistenza. Matrioska di visioni, un libro da leggere, perché di scrittori giovani e talentuosi in Italia ce ne sono e Labbate sugli scaffali delle librerie, tra le porcherie di merchandising e i libercoli del vip di turno, c’è. Che diventi una costante non un’eccezione.
Un libro che si basa ancora su quella cosa meravigliosa e tremenda che è la parola.
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