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Recensione : Slowmother – Chemical Blues

Un album rock maturo che convince, anche se i brani in cui è il blues a dominare li ho trovati superiori

Vive di più anime la musica dei milanesi Slowmother, al primo full length dopo l’ep di debutto uscito lo scorso anno e recensito su queste pagine.

Le quattro canzioni che andavano a comporre il debutto omonimo sono inserite anche in questo nuovo lavoro, che conferma l’originalità della musica del trio, un rock blues che non disdegna puntate nella new wave e nel post punk di matrice ottantiana.
Generi così diversi, eppure sapientemente assemblati nel sound del gruppo lombardo in questo Chemical Blues, con un sound impostato su chitarre a tratti ruvide e vicino all’alternative, ritmiche ed atmosfere che ricordano non poco le note plumbee della darkwave, lasciando che l’influenza sporca del blues rock riempa di suoni roots gran parte del disco.
Il terzetto milanese, composto da Alessio Slowmother (voce, chitarra), Grace alle pelli e Pietro The Butcher al basso, ed aiutato dai suoni tastieristici e dal lavoro in fase di produzione di Larsen Premoli, costruisce un album di musica blues e rock’n’roll per le anime della notte che si muovono tra una Londra grigia, in un’altalena di suoni che travolgono e ci confondono raggiungendo l’apice in quei pochi ma devastanti salti nella psichedelia.
Puntano al sodo e ci regalano musica rock in your face gli Slowmother, da Liar alla title track mettono sul piatto il loro sound caratteristico, per poi concedere qualche piccola jam nei brani dove i loro strumenti liberano sfumature blues psichedeliche.
Chemical Blues è un album a cui l’appellativo alternativo calza a pennello, non concedendo all’ascoltatore una facile via da seguire svoltando ad ogni crocicchio per prendere sempre strade diverse e mai convenzionali, tra tutte le atmosfere descritte e nel mezzo di una raccolta di brani che non conosce cedimenti qualitativi o forzata ripetitività.
Un album rock maturo che convince, anche se i brani in cui è il blues a dominare li ho trovati superiori (su tutti, 20 Years): un dettaglio, rimane la sensazione di essere al cospetto di un gruppo con tante cose da dire e dalle ottime potenzialità.

Autore
Alberto Centenari

TAG -1
rock

TAG – 2
rock

TAG – 3
rock

Uscita Mainstream
No

ETICHETTA
Autoprodotto

TRACKLIST

1. Liar
2. Chemical Blues
3. Drugs
4. Mr. Whoo Hoo Yeah
5. Lipstick
6. The City Of Taste
7. Queen
8. Outlaw
9. My Grave
10. 20 Years
11. Too Late Jesus

LINE-UP

Alessio Slowmother – guitar, voice
Grace- drums
Pietro The Butcher – bass

Larsen Premoli-hammond and moog on tracks 2, 5, 6, 9, 11

SLOWMOTHER – Facebook

 

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO
Un album rock maturo che convince, anche se i brani in cui è il blues a dominare li ho trovati superiori: un dettaglio, rimane la sensazione di essere al cospetto di un gruppo con tante cose da dire e dalle ottime potenzialità.

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