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Simone Sarasso

Dopo aver recensito Il Paese Che Amo, opera ultima di Simone Sarasso, ecco l'intervista che va ad aggiungersi a un graditissimo regalo che Simone ha fatto ai nostri lettori : in esclusiva, siamo molto onorati di poter pubblicare, nella sezione "articoli" la postfazione del libro, che è una vera e propria confessione dello scrittore . Solo per i vostri occhi.

Simone Sarasso

iyeRaccontaci la genesi della Trilogia.

La Trilogia Sporca dell’Italia nasce da un’amalgama di urgenza civile e bisogno di frugare, attraverso la narrativa, nel ventre molle del Paese, nei suoi meandri oscuri. La Trilogia accende la luce nella polverosa Stanza dei Bottoni, fa scappare i bacherozzi dal tappeto della Storia.

iyeQuali sono stati i tuoi scrittori di riferimento per questi libri?

De Cataldo, Carlotto, Evangelisti, Genna, Wu Ming, Bertante e Lucarelli sul fronte italiano. Winslow, Duncan e James Ellroy su quello statunitense.

iyeHai timore che il senso di questi libri non venga compreso?

Uno scrittore non è uno storico, non pretende di raccontare la verità. Si limita, quando si occupa di narrazione civile, a tenere in vita la fiammella della memoria, così debole nel Paese che amo.

iyeChi sceglieresti come regista di eventuali film per questi libri?

Robert Rodriguez. Senza alcun dubbio.

iyeL’Italia che tu descrivi è stata la peggiore, o stiamo grattando ora il fondo del barile?

Ho motivo di credere che sotto il fondo del barile ci sia altra melma.

iyeDato che siamo una webzine musicale, devo farti questa domanda: quali sono i tuoi ascolti preferiti?

Sono visceralmente legato al punk degli anni Novanta. E alle sue derivazioni più o meno contemporanee. Ascolto ossessivamente Less Than Jake, Rancid, Green Day e Dropkick Murphys.

iyeTornerai in campo fumettistico dopo l’incredibile “United We Stand”?

Al momento non c’è nulla in programma a breve termine, ma in futuro chissà. Io e Daniele Rudoni lavoriamo da parecchi anni a un progetto top secret in lingua inglese che prima o poi, ne sono convinto, approderà sugli scaffali.

Grazie mille Simone per la tua disponibilità e per portarci là dove l’Italia non può essere lavata.

Leggi qui la postfazione a “Il Paese Che Amo”

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