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Recensione : Serengeti – C.a.r. (classic American Rap)

Serengeti - C.a.r. (classic American Rap): Uno dei personaggi più interessanti nella scena rap e hip-hop americana, parlo di MC Serengeti, da Chicago, che ad un a...

Serengeti – C.a.r. (classic American Rap)

Uno dei personaggi più interessanti nella scena rap e hip-hop americana, parlo di MC Serengeti, da Chicago, che ad un anno dall’importante “Family & Friends” torna con una nuova prova su lunga distanza, “C.A.R.”

Artista poliedrico che sovente ha esplorato territori diversi da quelli usuali per l’hip-hop come l’elettronica e il rock, nel corso di una carriera che ormai è decennale (il suo esordio risale al 2002), mantenendosi nell’ambito di quello che può essere chiamato in maniera molto confusa “abstract hip-hop”, “art-rap” o “indie hip-hop”, e con la capacità di non finire mai su strade già tracciate da altri, tant’è vero che lui stesso definisce la scena mainstream come “deprimente e ridondante”; Serengeti è uno a cui piace sperimentare. Non stupisce quindi che la Anticon, etichetta leader nel settore, si sia aggiudicata qualche tempo fa le sue produzioni (portandolo a L.A.).

Ma chi è veramente Serengeti? Il suo vero nome è David Cohn e viene da Chicago, ha iniziato a fare hip-hop verso i 23 anni, dopo un periodo di studi anche all’estero, influenzato soprattutto da Nas, KMD e MF Doom. Ha lavorato a molti progetti in parallelo, e dopo uno stop forzato dovuto ad alcuni problemi personali, ha ripreso alla grande col trasferimento alla corte Anticon dando inizio ad una brillante “seconda fase” della sua carriera.

Quest’anno l’abbiamo anche visto in collaborazione con Sufjan Stevens e Son Lux nel progetto denominato “S/S/S”, e l’abbiamo visto uscire con un brillante EP chiamato “Kenny Dennis” (suo alter-ego musicale), ad accorciare le distanze tra “Family & Friends” e “C.A.R.”, giusto per sottolineare il prolifico momento del nostro MC.
Oltretutto questo long-playing può anche essere considerato una continuazione del discorso iniziato con l’EP, formando un unico blocco. “Kenny Dennis” è inoltre un EP corposo, con le sue sei tracce, tra cui spiccano “Rib Tips” e “Don’t Blame Steve”. Dunque, tra EP ed LP una “combo” niente male per il 2012 di Serengeti!

Una curiosità legata al nome Kenny Dennis (l’EP in questione) è che nei suoi lavori Serengeti non ha quasi mai cantato in prima persona, preferendo indossare la maschera di questo personaggio fittizio da lui creato (imitandone anche lo slang): un uomo di mezza età, bianco, con degli ampi baffoni, grande sostenitore delle squadre di Chicago (basket, baseball ecc)…insomma prototipo dell’americano medio…agire sotto le mentite spoglie di un americano medio di mezza età che fa hip-hop è sempre stato per Cohn un divertimento che andava oltre la satira, perchè gli ha permesso di impersonare un uomo semplice e sereno (basta che abbia tre cose: moglie-cibo-sport), dichiarando “quando non sono Kenny quello che scrivo si riferisce alla mia stessa vita, che è sempre stata un gran casino”.

Arrivando dunque a “Classic American Rap”: mi è piaciuto perchè lo stile di Serengeti è particolarissimo, per non dire unico, con ritmi solidi e basi elaborate; in particolare, come accennavo prima, Serengeti è maestro nel produrre un rap che accenna piacevolmente all’elettronica, come si vede soprattutto nei pezzi iniziali “Greyhound” e “Talk To Me” (si parte subito forte!), e in seguito anche in “Peekaboo”. Ma ci sono altre due componenti in questo “C.A.R.”, ovvero da una parte il rap più aggressivo (ad esempio l’immediatamente successiva “Nice”), e dall’altra la componente più dadaistica, passatemi il termine, incarnata soprattutto da “Amnesia”.
Dunque Serengeti si racconta insieme a Yoni in “Geti Life”. Tutto qui? No di certo, arrivano “Go Dancin” e “Cold”, altri due pezzi interessanti ed elaborati; in seguito l’interludio “Say What?” ci porta dritti verso “Chill”, che contrariamente a ciò che può far pensare il titolo picchia duro.
Si chiude infine molto degnamente con “Uncle Traum”, rallentando i ritmi in una sorta di folk-rap.

L’album vede come produttori due personaggi non da poco e voci grosse della Anticon, che sono Jel e Odd Nosdam (ovvero Jeffrey Logan e David Madson, co-fondatori dell’etichetta), ed ora si spiegano molte cose, direte voi ! Si spiega soprattutto perchè si parla di hip-hop sperimentale e di elettronica… Basti pensare che Odd Nosdam era un terzo dei Clouddead, insieme a Doseone e Yoni Wolf.
Questo prolifico personaggio ha registrato “C.A.R.” con Serengeti e Jel tra il 2009 e il 2011, e il trio ha dato luce ad un disco abbastanza breve ma sostanzioso.

Sicuramente questo “Classic American Rap” è uno dei migliori dischi rap e hip-hop del 2012, e fra ciò che ho sentito per il momento è secondo solo a Cancer For Cure di El-P, ovviamente a meno di sorprese col botto per questo autunno-inverno…

Inoltre si potrebbe ipotizzare questo periodo come un momento d’oro per Serengeti, con due brillanti album e un EP nell’arco di un solo anno…non è poco!
Personalmente poi ritengo che Classic American Rap si possa candidare come miglior lavoro in carriera per il nostro MC, un titolo che si contende con l’album del 2006 “Noticeably Negro” (forse più autenticamente hip-hop e meno sperimentale dei successivi).

http://soundcloud.com/anticon/serengeti-talk-to-me-produced
http://soundcloud.com/anticon/serengeti-amnesia
“Don’t Blame Steve” da Kenny Dennis EP

SERENGETI – “Don’t Blame Steve” from anticon. on Vimeo.

TRACKLIST
1. Greyhound
2. Talk To Me
3. Nice
4. Amnesia
5. Geti Life (w/ Yoni Wolf)
6. Peekaboo
7. Go Dancin
8. Cold
9. Say What?
10. Chill
11. Uncle Traum

Serengeti

http://twitter.com/serengetidave/
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https://waww.facebook.com/anticonrecords

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