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Saccharine Trust, L’ipotetico Ritorno

Saccharine Trust, L'ipotetico Ritorno:

Intervista al vocalist Jack Brewer della storica band della provincia losangelina

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Saccharine Trust che ritrae Jack Brewer

Saccharine Trust, L’ipotetico Ritorno

Intervista al vocalist Jack Brewer della storica band della provincia losangelina

Illustrazione 1: Saccharine Trust live al programma televisivo New Wave Theatre nel 1980. Da sinistra a destra: Luis Maldonado, Jack Brewer, Richie Wilder e Joe Baiza. Foto di Spot (nome d’arte di Glen Lockett, il quale ha dato una mano in studio come produttore a diverse band sotto l’egida SST).

In certi casi molte persone riconoscono il valore di un pezzo, di suoni e parole, che entrano a far parte della storia, entrando a volte a far parte dell’immaginario collettivo di un pubblico o di una nicchia; molti ne riconoscono il valore effettivo che influenzerà la musica del futuro o dell’immediato domani. In altre più sfortunate eventualità quelle canzoni seminali sembrano essere silenziose, ma senza di esse in certe zone difficilmente si vivrebbe quello stesso fermento musicale che c’è stato. È il caso di Saccharine Trust, uno dei primi gruppi, insieme ai Minutemen, ad entrare nel roster della SST Records, etichetta dei 4nota per essere portavoce, almeno agli esordi, di un hardcore punk sghembo che ha cozzato con jazz, post punk e anche progressive. I Saccharine Trust nascono a Wilmington, nella South Bay di Los Angeles, intorno al 1980 dalle ceneri degli Obstacles, di genere new wave. Il gruppo ruota intorno al nucleo centrale di Joaquin “Jack” Milhouse Brewer alla voce e Joe Baiza alla chitarra, e vedeva nella prima formazione Dez Cadena come batterista, successivamente prima voce e poi chitarra nei Black Flag. Il gruppo avrà un primo ingaggio ad un barbecue insieme ai Minutemen, grazie al bassista di questi ultimi, ovvero Mike Watt; prima dell’evento quella formazione quasi embrionale dovette decidere un nome con cui identificarsi, e Jack Brewer sceglie quello che sarà il nome attuale, modificando una parte di un verso di The Bewlay Brothers di David Bowie, presente in Hunky Dory (“…saccharin and trust” diventa “saccharine trust”). A quel punto la band alloggia già a San Pedro, e presto comparirà con il pezzo Hearts And Barbarians in una compilation, ovvero Cracks In The Sidewalk, per l’etichetta New Alliance di San Pedro e co-gestita da Mike Watt; Cracks In The Sidewalk circolerà in giro, e sarà nelle mani di Rodney Bingenheimer, noto DJ della che ha lavorato nella stazione radiofonica KROQ di Los Angeles, e i Saccharine Trust cominceranno ad emergere.

 

Rispetto al suono più mainstream degli Obstacles, la proposta musicale di Brewer e Baiza è molto meno convenzionale, e ha anche poco a che fare con la scena punk caratteristica di quelle zone, formata da gruppi come X e Alley Cats, e va oltre le dissonanze dei Germs; Baiza gioca con pattern arbitrari di accordi sulla tastiera della chitarra creando un suono atonale e graffiante, e guardando alla stessa libertà di Charlie Parker e del free funk di James Blood Ulmer, uno dei suoi chitarristi preferiti; mentre il vocalist Jack Brewer, sempre attento ai testi come ascoltatore, offre un recitato claustrofobico e ansiogeno, contro ogni conservatorismo della società statunitense e giocando spesso con l’immaginario della cultura beatnik o biblico.

 

Illustrazione 2: Retro dello split Minutemen/Saccharine Trust uscito nel 2011 (raccolta di tracce già pubblicate) per la Water Under The Bridge. Compare il logo dei Saccharine Trust disegnato da Raymond Pettibon, artista grafico che ha realizzato tantissimi lavori per la SST Records.

Entrati nelle grazie della SST e dotati di un logo grazie alla mano di Raymond Pettibon, nell’Aprile del 1981 registrano l’EP Pagan Icons, pubblicato poi a Marzo 1982, e a cominciare dall’inverno del 1980 i Saccharine Trust accompagneranno i Black Flag nel loro primo tour nazionale con Henry Rollins, ovvero il Creepy Crawl. Il loro primo album, Surviving You, Always è dell”84, e prenderà piede un suono ancor più sregolato e denso rispetto all’hardcore obliquo degli esordi. Seguiranno un live di inediti Worldbroken del 1985 e un altro album nell”86 dal titolo We Became Snakes, in cui è esclusivo il funk/jazz più aperto e astratto che lo caratterizza. Esaurite le energie (secondo la testimonianza di Baiza) il gruppo decide di sciogliersi nel 1986. Joe Baiza proseguirà con The Universal Congress Of, progetto di matrice propriamente free jazz; mentre Jack Brewer pubblicherà due album con la Jack Brewer Band, dove quelle idee SST/New Alliance trovano sfogo in un formato più solista, ma sempre stupendo e piacevolmente irritando l’ascoltatore.  I componenti principali sono Jack Brewer alla voce, Philo Van Duyne alla chitarra (anche negli SWA), Bob Fitzer al basso (già in Saccharine Trust ai tempi di We Became Snakes, e Universal Congress Of), e Ed Huerta alla batteria. Harsh World del 1991 e pubblicato per la New Alliance ne è un chiaro esempio, dove i cori e la voce più centrale collide in armonia con le chitarre hard con delle venature di funk dissonante che hanno fatto parte di quell’immaginario sonoro geolocalizzato originariamente nella provincia losangelina.

Nel 1996 i Saccharine Trust si riformano, e nel 2001 pubblicano l’album del ritorno per la Hazelwood Records, ovvero The Great One Is Dead. Successivamente il loro bassista, Chris Stein, si ammala di cancro, e il gruppo decide di pubblicare un live (Live At Save Music In Chinatown) nel 2016 per pagare le sue cure; Stein si spegnerà il Dicembre del 2018.

A Settembre del 2018 i Saccharine Trust dovevano esibirsi in Italia ma inaspettatamente quelle date furono annullate. Abbiamo chiesto maggiori delucidazioni a riguardo e parlato di molto altro con Jack Brewer che molto gentilmente si è reso disponibile per questa intervista.

3. Illustrazione: Foto promozionale dei Saccharine Trust che ritrae Jack Brewer. Foto di Naomi Petersen.

Cominciamo con la prima domanda. Nel Settembre del 2018 sono stati annullati due vostri concerti che si dovevano tenere in Italia, più specificatamente a Bologna e a Milano. Da quello che ho letto in un’intervista fatta da Massimiliano Speri per Ondarock, il motivo è dovuto al fatto che non sono state trovate abbastanza date da parte del promoter. Il vostro sound è infatti molto ostico ma, per dirla tutta, è permeato da dissonanze storte che giocano con intuizioni punk, prima fra tutte i riff taglienti di Joe Baiza e molto atonali, in cui viene unita la visceralità dell’hardcore e il calcolo di un certo jazz. Un vostro set qui in Italia avrebbe goduto di suo piccolo e caloroso pubblico, e io spero che, risolta magari la situazione COVID-19, possa realizzarsi davvero un vostro concerto nel Belpaese. In ogni caso speravate già di fare un tour in Europa negli anni a seguire, prima della pandemia?

 

Non ci hanno informato. Vidi l’evento su Facebook alcune settimane prima di scoprire che il tour fu cancellato. Ho sentito David U. che ha gestito il booking del tour. David e io siamo amici da molti anni, dal momento che vive qui a LA. Giuro che lui ha agito per il nostro miglior interesse. Sono certo che David U. ha fatto come meglio poteva. Speriamo di avere un’altra possibiltà… ma è difficile saperlo; il tempo va avanti e noi diventiamo più vecchi.
Oh, e quei suoni sono tutte idee delle persone che hanno suonato gli strumenti. Io ho solo aggiunto i miei testi e ho detto a loro dove lavorare e dove no. Penso che possiamo chiamarla una visione condivisa.

 

Penso che l’abbinamento tra il chitarrismo di Joe Baiza e la tua scrittura sia stato qualcosa di innovativo come lo è tuttora. Viene trasmesso qualcosa del passato più vicino, in una forma più distorta ma allo stesso tempo più autentica, come se si mostrasse la vera faccia dalle tonalità ombrose della cultura beatnik (questa parola tornerà), elemento con cui la cultura alternativa degli ’80 ha sempre giocato. Sono curiuso di sapere come questo mix, elaborato in maniera autentica, si sviluppa nel vostro caso.

 

Quando abbiamo cominciato con la band, Joe mi comprò una copia di Sulla Strada. Dopo aver letto altri testi della cultura beatnik, fui avviato al fervore di quel tempo, e quelle memorie degli anni ’50 mi furono trasmesse – l’innocenza e la solennità non mie, di un’anima non mia. Per me era il valore della poesia. Il crepuscolo decifrava i messaggi che nessuna alba rivelava. Era il beat. Fui molto ispirato da Kerouac e le registrazioni di Steve Allen. Sempre durante i primi anni ’80 passavo il tempo con un gruppo di poeti chiamato The Carma Bums. Era diretto da SA Griffin e Scott Wannberg. Scott Wannberg è scomparso intorno al 2009. Molte persone a LA sostengono che Scott Wannberg era il più brillante ed interessante poeta mai conosciuto. Sia SA Griffin che Scott Wannberg hanno pubblicato molti libri. Sarebbe meglio dargli uno sguardo. SA Griffin ha appena pubblicato un nuovo CD. Questo link potrebbe essere d’aiuto: https://oac.cdlib.org/findaid/ark:/13030/c8v98dmf/entire_text/

 

Parliamo di We Don’t Need Freedom di Paganicons. Il testo di questo pezzo mi colpisce molto; esso vuole sovvertire in un certo senso il paradigma della lotta per la libertà, di estrazione chiaramente della cultura beatnik. Il pezzo contrappone l’orgoglio all’avidità, nel senso che in quelle lotte a volte entrano in gioco interessi personali e di mero lassismo, affermando con l’immagine del bambino orfano (di padre), che forse è proprio il rigore (rappresentato nella metafora da “l’obbedienza”) che permette una certa concretezza nelle proprie scelte, eludendo da un certo e vano autocompiacimento tipico di molte celebrità della musica e del cinema. Magari ci ho dato un’interpretazione leggermente personale tergiversando un po’, e infatti so che il pezzo nasce da alcuni litigi con tuo padre e di conseguenza come una dichiarazione d’intenti. Come ti senti legato a questo pezzo? Era un periodo di fulgore per il gruppo, e la scena stava seminando i primi semi. Pensi inoltre che sia un pezzo tutt’ora attuale?

 

A me sembra che conosci la risposta meglio di me. Ogni cosa che hai detto è vera. Quello che fanno le nazioni autoritarie e democratiche hanno molto in comune in questi giorni. A causa delle coperture mediatiche non si vede più la gente che viene sparata per le strade. Quindi lo strumento di controllo in possesso da entrambi è la propaganda. PROPAGANDA. Quindi penso che in un certo senso stavo provando a scrivere una canzone di propaganda contro la libertà.

Com’è stato più volte riportato, Surviving You, Always è il vostro album migliore, e Ywhw On Acid ne è un degno rappresentante. Un lisergico flusso acido della parte strumentale con un testo decadente, a dir poco oscuro. Il titolo del pezzo fa riferimento al dio ebraico, e nelle parole di quella canzone si parla di un’interazione tra un uomo e una donna dai toni discordanti. Potrebbe essere la metafora di un Dio che si ribella alla sua umanità per gli errori commessi da quest’ultima. Quello che mi compisce è una certa devianza e meccanicità nel pronunciare quelle parole, mentre la musica caotica e affastellata travolge l’ascoltatore; un vocabolario apocalittico e la spigolosità della musica che trasmettono sensazioni ansiogene quasi al termine dell’album, per poi chiudere con la cover dei Doors, più ad ampio respiro, Peace Frog. Ti vorrei chiedere cosa ti ha ispirato nello scrivere il testo di Ywhw On Acid, e in che modo ti senti legato a quel pezzo.

 

Intorno al ’78 trovai questa bibbia strana scritta durante il tardo diciannovesimo secolo. Si chiamava Oahspe.
Per quanto riguarda i Doors, non li cominciai ad ascoltare fino al 1982. Prima del ’79 difficilmente mi allontanavo da Wilmington. Ma all’esordio del movimento punk cominciai a spostarmi a Los Angeles più spesso. E si sentiva questo inesorabile legame tra Los Angeles e la musica dei Doors.

Ti vorrei chiedere a riguardo del tuo progetto della Jack Brewer Band, nato dopo lo scioglimento dei Saccharine Trust. In più mi focalizzerei sul secondo album Harsh World, uscito nel 1991 per la New Alliance; lavoro più luminoso rispetto la discografia del progetto precedente, con una struttura più lineare e dal suono comunque potente, è una piccola gemma che va (ri)scoperta e che tutti dovrebbero conoscere. Che impressione hai di quell’album e come vedi il tuo passato più recente rispetto ai Saccharine Trust? Hai mai pensato di ripubblicare quei lavori?

 

Penso che alcune parti del disco sono davvero buone. Altre parti non sono così buone, per quanto la voce sia abbastanza curata. Ma era il meglio che potevo fare a quel tempo. Potrei benissimo aggiustare alcuni dei pezzi dal primo album (Rockin’ Ethereal, del 1990, ndr). Forse. Forse non quelle dal secondo album (per l’appunto Harsh World, ndr). Le buone canzoni si presentano nella loro versione migliore. Alcune delle altre canzoni sono in un certo senso un disastro o troppo ambiziose. Adesso è difficile prevedere il futuro, se ci sarà.

Nel 2001 è stato pubblicato per la prima volta il ultimo vostro album The Great One Is Dead, di cui è uscita la versione vinilica nel 2017, mentre nel 2016 è uscito un live, ovvero Live At Save Music In Chinatown. Ti chiedo se ci saranno prossimamente altre uscite a nome Saccharine Trust.

The Great One Is Dead è stato registrato originariamente in Germania nel 2009. Il live fu pubblicato dalla Save Music di Chinatown (associazione promotrice di concerti locali di genere punk/indie, ndr). Era un CD di beneficenza per Chris Stein. Non l’ho mai ascoltato. In quel periodo non l’ho ascoltato intenzionalmente. Ero preoccupato che dal suo ascolto potessi non apprezzare e fermare o rallentare la fase di produzione. Inoltre non eravamo sicuri quanto tempo avesse Chris. Ma Baiza ha dato la sua approvazione. Quindi per me andava abbastanza bene.
Abbiamo probabilmente nuovi pezzi per un album che abbiamo scritto quando Chris era ancora vivo. Baiza e io parlavamo a riguardo delle registrazioni dei pezzi. Il mio programma di lavoro è difficile ed imprevedibile e per me è duro pianificare qualcosa. Abbiamo fatto ripartire la Jack Brewer Band con Baiza e Philo alle chitarre, Steve Reed al basso, Ed Huerta alla batteria e Brandi Neville alla seconda voce. Ovvero lei canterà nei pezzi più lenti. Questo mi darà la ricarica necessaria per esibirmi nei pezzi più veloci. Durante il concerto di Chinatown relativa a quel CD quasi svenivo per un colpo di calore. Così, per la Jack Brewer Band ho deciso di farmi aiutare per le parti vocali. Ed Huerta ha anche scritto e cantato su un paio di pezzi.
Mike Watt ci ha invitato a registrare nel suo studio. Stavamo cominciando a pianificare qualcosa. Ma poi è arrivato il Coronavirus.

I Saccharine Trust sono stati in tour con Black Flag, Minutemen ed anche Sonic Youth. L’influsso sulla comunità indie che avete diffuso è oscuro al pari del vostra musica, eppure tanti gruppi devono molto a voi. Più evidente è l’aver contaminato certo noise e math rock degli ultimi decenni, a partire dal fatto che, più degli altri gruppi del roster SST, rappresentate in un certo senso l’anello di congiunzione tra certo jazz sperimentale e il rumorismo dell’indie rock, tra cui, per motivi diversi gli stessi Sonic Youth, Butthole Surfers, Fugazi, Shellac, Lighting Bolt, Ruins, nonché gli italiani Zu. L’angolosità bebop e il free jazz di James Blood Ulmer è stata catalizzata in una eterodossia hardcore, e ha avuto il suo latente e, allo stesso tempo, eccitante responso. Ti chiedo se eravate consapevoli del potenziale della vostra musica, nata spontaneamente come raccontano le vostre testimonianze.

I Minutemen e noi siamo stati molto vicini. Pagan Icons era al cento per cento Saccharine Trust. Surviving You, Always risentiva musicalmente dell’influenza dei Minutemen tranne per Speak, Remnants and Our Discovery che rimandano di meno ai Minutemen. Ci fu un album, abbastanza stranamente, nel quale suonavamo con un membro dei Minutemen (Mike Watt) che non fece più parte della band in quanto conferì un suono troppo simile a quella band. E quell’album era Worldbroken. Un album estemporaneo nel quale il nostro bassista si ritirò. Così Watt venne in nostro soccorso. Come di solito fa.
Per quanto concerne quelle altre band che menzioni, non penso che abbiano attinto da noi, o almeno non così tanto… Su ciò che riguarda Kurt Cobain, tutti gli altri ci citano come influenza, ma noi per lui eravamo quasi allo stesso modo degli sconosciuti. Questo secondo le mie conoscenze.

 

4. Illustrazione: Illustrazione: Illustrazione: Locandina di un concerto dei Sonic Youth (durante il tour che seguì la pubblicazione di Evol) al quale suonarono anche i Saccharine Trust. La location è il Roxy Theatre, sulla Sunset Strip in California.

 

Per concludere spero che le cose migliorino per tutti, e in merito al vostro influsso sulla scena alternativa, quali band ascoltate e supportate? Pensi che oggi ci siano realtà interessanti dal punto di vista musicale?

Bene, per un periodo ho lottato su quale tipo di formato fosse meglio. CD o vinile? I CD si disperdono, si rompono nel caso fai cadere quei piccoli contenitori di plastica. E gli LP? Non potrei immaginarmi ancora ad utilizzare un giradischi o comprare un disco di quel tipo. Dieci anni fa avevo un lettore MP3 che mi portai in tour. Il problema era che rivisitavo appena prima dei concerti troppe idee di quei pezzi e registrazioni di quelle altre band. Il solo disco che ho ascoltato per un mese in Germania fu Unfun degli Jawbreaker. Invece, negli ultimi anni, nel frattempo che tutte le band della mia vita si sono deteriorate, ho avuto molto da fare per il lavoro. Quindi non ho più il bisogno di ascoltare la mia musica. Anche se ho scoperto due etichette locali: Water Under The Bridge e Recess Records. Ho comprato una SD card da 60 GB per il mio telefono. E ho riavviato la mia personale collezione musicale ordinando qualsiasi cosa che potevo trovare su quelle label e scaricando il digitale di quei dischi sulla mia SD card attraverso i codici ottenuti con quegli acquisti. Ho anche aggiunto i miei CD dei Fall e qualsiasi altro CD potevo trovare. Ma questa fase della mia vita è incentrata sul lavoro, nel pagare le tasse e nel prendermi cura di mia moglie. Lavoro in una raffineria come addetto alla sicurezza. Qualcosa come 85 ore alla settimana. E quando non lavoro seguo un corso dell’OSHA (Occupation Safety and Health Administration, un ente statunitense sulla sicurezza e salute sul lavoro, ndr), o aggiusto cose nella nostra casa.
Tristemente Mark E. Smith se n’è andato. I Sonic Youth si sono sciolti. Difficilmente sono in contatto con qualche vecchia conoscenza della SST. Non so cosa il futuro riserverà per la musica. Sono certo che tanti giovani se ne occupano. Ma qualsiasi cosa succeda, non potrebbe includere me. Però, chi può dirlo? Le cose potrebbero cambiare per il meglio. Spero di avere altre occasioni per esibirmi e registrare. Sono spesso in contatto con Baiza, Philo e Watt. Ci potrebbe essere qualcosa in corso. Vediamo se sopravviveremo al virus.

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