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Recensione : Praying Mantis – Legacy

Legacy risulta un lavoro imprescindibile, sopratutto perchè suonato da una band storica, dall'esperienza enorme e dal talento smisurato,

Paul Di Anno, Clive Burr e Dennis Stratton come saprete, sono tutti musicisti che hanno fatto la storia della vergine di ferro, più conosciuto il cantante, meno gli altri due, almeno per chi ha seguito le gesta della band di Steve Harris con superficialità, o solo dopo l’entrata in campo di Bruce Dickinson.

Eppure il compianto Clive Burr ha lasciato un’eredità importantissima tra i batteristi metal, protagonista dietro alle pelli dei primi due capolavori dei Maiden, così come Stratton faceva da partner a Murray prima dell’entrata in line up di Adrian Smith.
Ebbene, tutti e tre hanno fatto parte dei leggendari Praying Mantis, gruppo dei fratelli Troy, arrivati quest’anno al decimo lavoro in studio di una carriera iniziata nel lontano 1974 e che portò la band a vivere l’era della new wave of british heavy metal, all’uscita del primo lavoro nel 1981(Time Tells No Lies).
Nel corso degli’anni intorno ai due fratelli si sono succeduti un via vai di musicisti, ed il gruppo inglese è arrivato nel nuovo millennio portando la sua carica heavy metal, dalle sfumature melodiche che, piano piano l’hanno avvicinata all’AOR.
Legacy, nuovo, bellissimo lavoro, conferma lo stato di grazia della vecchia band inglese che, con nuovi innesti ed una classe sopraffina, rientra alla grande nel circuito metallico internazionele tramite la nostrana label Frontiers, già promotrice del precedente Sanctuary di ormai sei anni fa.
Che la band fosse il lato più melodico dello storico genere non è una novità, il songwriting della mantide si è sempre contraddistinto per un notevole talento verso le melodie catchy e dall’enorme appeal, ma il nuovo lavoro supera ogni previsione e ci consegna una perla melodica di inestimabile valore.
Nobile, elegante drammaticamente sinfonico, colmo di melodie che non lasciano scampo, rese ruvide da un riffing aggressivo e perfetto, sono le virtù su cui poggiano brani travolgenti come Fight for Your Honour e The One, apertura che non fa prigionieri, su cui John Cuijpers ci ricama una performance sontuosa.
Senza la minima sbavatura e perfetto in ogni suo elemento, Legacy continua la sua scalata nell’olimpo dell’Aor del nuovo millennio come l’epico incedere di Tokio e della melodicissima All I See, lasciando che il vecchio heavy metal amoreggi in modo sfacciato con l’hard rock melodico, tra solos divisi tra Tino Troy e Andy Burgess ed un cantato epico ottantiano di Cuijpers, che sfiora le vette interpretative del compianto Ronnie James Dio ( Against the World ).
Non siamo più, purtroppo, negli anni d’oro del genere, ma l’album esprime una forza melodica davvero entusiasmante, risultando il miglior lavoro della band da tanto, tanto tempo.
Se amate il metal melodico dai richiami old school, Legacy risulta un lavoro imprescindibile, soprattutto perché suonato da una band storica, dall’esperienza enorme e dal talento smisurato.

TRACKLIST
01. Fight for Your Honour
02. The One
03. Believable
04. Tokyo
05. Better Man
06. All I See
07. Eyes of a Child
08. The Runner
09. Against the World
10. Fallen Angel
11. Second Time Around

LINE-UP
John Cuijpers – Vocals
Tino Troy – Guitars, Vocals
Chris Troy – bass, Vocals
Andy Burgess – Guitars, Vocals
Hans in ‘t Zandt – Drums

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