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Recensione : Pietra di pazienza di Atiq Rahimi, edito da Einaudi

Questo romanzo del 2008 racconta di una donna velata afgana, al capezzale del marito ferito da un proiettile e privo di conoscenza. Per la prima volta gli parla. Pietra di pazienza di Atiq Rahimi.

Pietra di pazienza di Atiq Rahimi, edito da Einaudi

Pietra di pazienza di Atiq Rahimi, edito da Einaudi

Questo romanzo del 2008 racconta di una donna velata afgana, al capezzale del marito ferito da un proiettile e privo di conoscenza. Per la prima volta gli parla.

Le esce di bocca tutta la vita: condanna gli uomini e le loro guerre, il fanatismo dei soldati di Allah e la violenza; parla di religione, di amore e di piaceri del corpo.

Parole proibite, ribelli, che affiorano da secoli di sottomissione e sofferenza.

 

Potrete leggere passaggi come questi:

 

  • (…) quel cretino di mullah verrà a farti visita e come sempre avrà qualcosa da rimproverarmi, dirà che non ti ho accudito bene, che non ho seguito le sue istruzioni, che ho trascurato le preghiere… Altrimenti saresti guarito! (…) E’ facile dire che bisogna recitare novantanove volte al giorno uno dei novantanove nomi di Dio… E farlo per novantanove giorni! Ma quel cretino di mullah non sa cosa voglia dire essere sola con un uomo che… essere sola con due bambine piccole!
  • E tu lo sapevi che avevi una moglie e due figlie. (…) Hai mai pensato per un istante a noi mentre imbracciavi il tuo kalashnikov del cazzo? Figlio di…
  • Dio, fa’ che torni in vita! (…) Eppure aveva combattuto a lungo in tuo nome. Per il Jihad! (…) E tu lo abbandoni così?! E le sue figlie? E io? non puoi, no, non hai il diritto di lasciarci così, senza un uomo! (…) Facci vedere che esisti, fa’ che lui torni in vita! (…) Ti prometto che non lo lascerò mai più andare a combattere come un coglione. Neppure in tuo nome! Sarà mio, qui, con me.
  • Era il mullah, prima. È venuto per la preghiera. Gli ho confidato che da ieri sono diventata impura, che ho le mestruazioni, come Eva. Non ha apprezzato. Non ho capito il perché. Perché ho osato paragonarmi a Eva, o perché gli ho parlato delle mestruazioni? Se n’è andato borbottando nella barba. Prima non era così, con lui si poteva scherzare. Ma da quando avete proclamato questa nuova legge nel paese, anche lui è cambiato. Ha paura, poveretto.
  • Ma ti ricordi quella sera all’inizio della nostra vita insieme, quando eri tornato a casa tardi… Ubriaco fradicio. Avevi fumato. Io mi ero addormentata. Senza dirmi una parola, mi hai abbassato i pantaloni. Mi sono svegliata. Ma ho fatto finta di dormire profondamente. Mi hai… penetrata… Hai goduto per bene… ma quando ti sei alzato per andarti a lavare, ti sei accorto che avevi del sangue sull’uccello! Sei tornato indietro, furibondo, e in piena notte mi hai picchiata solo perché non ti avevo detto che avevo le mestruazioni. Ti avevo insudiciato! (…) Avevo fatto di te un impuro!
  • Sono più di dieci anni che siamo sposati, ma abbiamo vissuto insieme solo due o tre anni. No? (…) Sì, dieci anni e mezzo di matrimonio, tre anni di vita in comune! Solo adesso li conto. Solo oggi mi rendo conto di tutto! (…) All’epoca non mi facevo domande sulla tua assenza. Era talmente normale per me! Tu eri al fronte. Combattevi in nome della libertà, in nome di Allah! E questo giustificava tutto. Mi dava speranza e orgoglio. In un certo senso eri presente.
  • Tua madre, con il suo seno enorme, che veniva a casa nostra a chiedere la mano di mia sorella minore. Non toccava a lei sposarsi. Toccava a me. E tua madre ha risposto semplicemente: Vabbè, fa lo stesso, va bene anche lei!, indicandomi con il suo dito grassoccio mentre versavo il tè. In preda al panico, ho rovesciato la teiera. (…) Tu non eri neppure al corrente. Mio padre, che non aspettava altro, ha accettato senza un attimo di esitazione. Non gliene fregava niente che tu fossi lontano! Chi eri davvero? Nessuno lo sapeva.
  • Tuo padre (…) era fiero di te quando combattevi per la libertà. Me ne parlava. È stato dopo la liberazione che ha cominciato a odiarti, ma anche a odiare i tuoi fratelli, quando ormai combattevate solo per il potere.
  • È proprio vero ciò che dicono i saggi: Mai fidarsi di colui che conosce il piacere delle armi! (…) Le armi diventano tutto per voi. (…) Voi uomini, quando avete le armi, dimenticate le vostre donne!
  • (…) tu hai ripreso le armi. Sei ripartito per questa guerra fratricida, assurda! Sei diventato presuntuoso, arrogante, violento!
  • Ero forse diventata una pazza, una criminale? (…) Come te, come i tuoi simili… come quelli che avevano decapitato tutta la famiglia dei vicini!
  • Per gli uomini come lui scopare, violentare una puttana non è una grande impresa. Mettere il suo lurido affare in un buco che è già stato usato centinaia di volte prima di lui non gli procura alcun orgoglio virile. (…) Lo sai bene, tu. Gli uomini come lui hanno paura delle puttane. E lo sai perché? (…) perché, scopando una puttana, non dominate più il suo corpo. Siete in una dimensione di scambio. Voi le date del denaro, lei vi dà il piacere. E, posso dirtelo, spesso è lei a dominarvi. È lei a scoparvi. (…) Quindi violentare una puttana non è uno stupro. Ma lo è rubare la verginità a una ragazza, violare l’onore di una donna! Ecco il vostro credo!
  • Quando penso a tuo padre, detesto ancora di più tua madre. L’ha lasciato chiuso in una stanzetta umida in cui lui dormiva su una stuoia. I tuoi fratelli lo trattavano come fosse pazzo. Solo perché aveva raggiunto una grande saggezza. Nessuno lo capiva.
  • (…) chi non sa fare l’amore, fa la guerra.
  • (…) quando vedevo che eri solo tu a godere, non mi dispiaceva. Anzi, me ne rallegravo. Mi dicevo che questa era la nostra natura. Era la nostra differenza. Voi uomini godete, e noi donne ce ne rallegriamo. Mi bastava. E stava a me, sola, darmi piacere… toccandomi.
  • Voi ascoltate solo la vostra anima. (…) Ecco dove ti ha portato la tua anima! Un cadavere vivente! (…) e oggi non è certo la tua anima del cazzo a proteggermi. Non è lei a dar da mangiare alle bambine.
  • Quando volevi che mi coprissi, gridavi: Nascondi quelle carni! Infatti ero solo un pezzo di carne in cui tu infilavi il tuo lurido cazzo. Per squarciarla, per farla sanguinare!

 

Pietra di pazienza di Atiq Rahimi, edito da Einaudi – Marco Sommariva

marco.sommariva1@tin.it

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