Trio svizzero- (e anche un po’ italo-) canadese, i Peter Kernel arrivano quest’anno al secondo disco, “White Death Black Heart”, dopo il debutto “How To Perform A Funeral” del 2008 e qualche lavoro minore per ingannare l’attesa (l’EP su dieci pollici “The Ticket” del 2009 e l’esperimento “Il Pomeriggio Non Si Sa Mai Bene Cosa Fare”, di qualche mese fa). In quattro anni di musica insieme possono vantare di aver diviso il palco con gruppi di spessore come i canadesi Wolf Parade (aprendo il loro tour europeo) ma anche Mogwai, Enon e Sunset Rubdown.
“White Death Black Heart” si pone in continuità con quanto proposto dal gruppo fin’ora, soprattutto se si prende in considerazione il progetto “Il Pomeriggio Non Si Sa Mai Bene Cosa Fare” (scevro ovviamente di quella componente di empirismo estremo che lo caratterizzava ma allo stesso tempo limitava). Si ritrovano infatti le stesse atmosfere cupe ed esagitate, a base di voci molto spesso urlate (soprattutto quella potente di Barbara Lehnoff, che riesce però ad adattarsi a tutte le sfumature richieste dal disco) e strumenti irruenti, che restituiscono al sound dei Peter Kernel una schiettezza a volte quasi violenta ma ipnoticamente affascinante.
Malgrado le sonorità del disco non siano per propria natura orecchiabili o immediate i pezzi che catturano l’attenzione e restano impressi facilmente sono più di quello che ci si aspetterebbe. Partendo dalla rabbia di “Anthem Of Hearts” e “The Peaceful”, passando per le melodie sghembe di “Panico! This Is Love” fino al romanticismo di “Want You Dirty, Want You Sweet”. Pure ascoltando il disco più volte difficilmente si riescono ad individuare momenti di noia e anche le tracce meno convincenti (“Organizing Optimizing Time”, “Hello My Friend”) peccano solamente di essere messe in ombra dal resto della scaletta. Incastonato al centro del disco poi si trova il momento più originale del lavoro: sono “Tide’s High:” e “The Captain’s Drunk!”, la prima composta di un semplice parlato accompagnato da strumenti, due tracce legate a doppio filo e resoconto di un evocativo naufragio.
“White Death Black Heart” è un disco che non manca di stupire e, almeno all’interno della produzione musicale nazionale, si colloca in quell’olimpo di artisti che riescono a proporre qualcosa di realmente diverso ed originale (in questo caso, restando anche coerenti con la propria visione musicale). Una promozione a pieni voti che aggiunge una tacca gloriosa alla carriera dei Peter Kernel, sicuramente tra le realtà più interessanti dell’anno.
01 Anthem Of Hearts
02 I’ll Die Rich At Your Funeral
03 Hello My Friend
04 Panico! This Is Love
05 Tide’s High:
06 The Captain’s Drunk!
07 The Peaceful
08 We’re Not Gonna Be The Same Again
09 Make, Love, Choose, Take
10 Want You Dirty, Want You Sweet
11 Organizing Optimizing Time
12 There’s Nothing Left To Laugh About