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Se Una Notte D’estate Al Berghain

Se Una Notte D’estate Al Berghain: tutti coloro che si sono presi la briga di cercare informazioni sulla vita notturna berlinese sapranno sicuramente che c'è un nome che spicca su tutti gli altri.

Berghain: Alla scoperta del tempio della techno berlinese
 

Quale occasione migliore di tastare con mano questo sottobosco notturno a base di musica elettronica fino al sanguinamento delle orecchie?

Tutti coloro che si sono presi la briga di cercare informazioni sulla vita notturna berlinese sapranno sicuramente che c’è un nome che spicca su tutti gli altri: Berghain.

Il nome è la fusione di quello dei due quartieri, Kreuzberg e Friedrichshain, sul cui confine sorge il locale. Ex centrale elettrica, il palazzo si erge imponente e un po’ spettrale nel mezzo di un piccolo deserto urbano. I finestroni alti e stretti come fenditure lascerebbero indugiare l’occhio incuriosito, se non fosse che sono tutte oscurate per custodirne i loschi segreti.

La mamma del Berghain si chiamava Ostgut: antico punto di riferimento per la vita notturna gay a base di lattice, borchie e techno (sì, a Berlino tutto ciò che è techno è anche gay o, per lo meno, gay-friendly). In eredità, ha lasciato appunto questa atmosfera libertina e tante dark room in cui i più lascivi possono scatenarsi. I pochi fortunati che hanno potuto comprare una Berliner Pilsner in uno dei bar dentro al locale saranno rimasti un po’ spiazzati dalla scultura, incorporata nel bancone, raffigurante uomini di gelatina intenti a praticarsi fellatio varie con la sete di un beduino del deserto che ha lasciato la borraccia in tenda.

Sono solo pochi i fortunati, però. Eh sì. I più informati sapranno anche che nel Berghain è infatti praticamente impossibile entrarci. Intanto perché dove finisce la fila per entrare non si vede neanche più il locale. Il cordone umano risultante, poi, copre sicuramente qualche chilometro. Inoltre, sciami di turisti Easy-Jet da tutto il mondo arrivano il venerdì e ripartono la domenica solo per potersi fare una serata al Berghain (non riuscendo a entrare, n.d.r.). Infine, la door selection pare essere veramente spietata. Dico pare perché è impossibile trovare informazioni certe o regole schiette.

Su internet si trovano una marea di articoli, ma sembrano concordare però solo su alcune cose basilari: essere vestiti un po’ da barboni radical-chic, niente ubriachezza molesta, niente atteggiamenti vistosi, niente gruppi grossi. Il solito che ci aspetterebbe da un club underground a Berlino, insomma. Secondo i berlinesi con cui ho parlato, l’unica soluzione è presentarsi alle prime luci del mattino, a serata quasi conclusa, oppure cercare di sembrare il più gay possibile (rimanendo sempre un barbone radical-chic, mica facile).

A orchestrare tutta questa pantomima della door selection, c’è una sola testa: Sven. Fotografo su pellicola e antica gloria della coraggiosa scena alternativa dell’ex-DDR sovietica, Sven è famoso almeno tanto quanto il Berghain stesso. È lui che decide chi entra e chi farebbe meglio ad annegare il proprio disappunto altrove. Faccia sfregiata da tatuaggi alla Mike Tyson, piercing e orecchini ovunque, corporatura possente e vestiti da pappa anni ’90 sono la sua formula segreta per farti sentire un ometto piccino piccino capitato per sbaglio davanti alla porta d’ingresso.

Berghain Club

Malgrado tutto ciò, noi – ovvero il suddetto italiano, uno sbarbino ungherese alle prime armi e una provvidenzialmente fascinosa ragazza rumena – abbiamo deciso lo stesso di provarci. Malgrado gli altri ragazzi del corso ci avessero abbandonati in favore di altri club meno pretenziosi. Malgrado gli inglesi davanti a noi continuassero a scalpitare e a profetizzare che la fila fosse troppo lunga per poterci fare entrare tutti. Malgrado sì che il Multikulti a Berlino va forte, ma il nostro assortimento non è che fosse proprio dei migliori. Malgrado si vedesse lontano un chilometro che la nostra prima barba ce la fossimo fatta non troppo tempo prima.

In realtà, non ci abbiamo messo poi troppo a procedere, passo dopo passo, sulla nostra Via Crucis, fino alla porta d’ingresso. E lì è cominciato il bello. Lì abbiamo potuto guardare Sven negli occhi. La tensione ha iniziato a schiacciare forte sulle tempie e la tentazione di scappare via urlando “ok, scusa, non ci entro qua, vado da un’altra parte, ho capito” è diventata sempre più forte. Quando ci siamo trovati a qualche centimetro dal famigerato Sven la vista ha iniziato ad annebbiarsi. Immaginate di essere squadrati da capo a piedi per due minuti buoni sapendo che qualche migliaio di persone dietro di voi vi sta fissando sperando che i bodyguard vi scaraventino verso l’uscita.

Immaginate ora la sorpresa quando Sven ci ha fatto segno di entrare. Noi? Al Beghain? Non può essere vero. E invece sì. L’inevitabile perquisa, che a Berlino non manca mai, e via!, catapultati dentro questo apparato digerente di corridoi stretti, stanze buie e immensi atri che sembrano non avere un soffitto. Oltre ai due palchi, quello principale, e il Panorama Bar, ovunque continuavano a spuntare divanetti, sedie, salotti, bar, scale, stanze completamente buie. Un dedalo del vizio e del peccato. L’atmosfera era infatti già calda. La seratina non era manco una delle solite: a parte una manciata di dj più o meno famosi, in programma stavano anche niente meno che sua maestà Jon Hopkins e l’ottimo duo americano Blondes, usciti con un disco imponente a inizio 2012.

Berghain Club Berlin

Il vero apice della serata c’è stato però con il dio britannico. Arrivato quasi di soppiatto, si è fatto subito sentire. Inutile scomodare parole come genio per un’artista che ha saputo creare, live ovviamente, un mix perfetto tra quella che è la propria visione musicale (molto raffinata e, a tratti, fighetta) con le necessità da dance floor di chi è venuto lì per dimenare braccia e gambe. Un live che ha lasciato tutti di stucco e pieni di soddisfazione. Tutti su al Panorama Bar, però, che, dieci minuti dopo la fine del suo live, hanno cominciato i Blondes. Qui l’atmosfera ha iniziato a farsi un po’ troppo da after party per i gusti di molti. I due americani hanno deciso di fare semplicemente quello che si trovano più a loro agio fare. Il ritmo è rimasto quindi quasi sempre così lento che anche i ballerini più fantasiosi hanno dovuto limitarsi a ondeggiare solo un po’.

Difficile, se non impossibile, spiegare tutto quello che è successo quella sera dentro le spesse mura del Berghain. Così come all’interno è vietato fare foto, altrettanto immorale mi sembra scendere nei dettagli più fini. Per avere un’idea generale, però, si può provare a immaginare un’atmosfera bollente in cui, però, non manca mai l’aria per respirare e lo spazio per muoversi; popolata da persone che spaziano dal jeans e la felpa ai costumi di pelle a tema fetish; dove ognuno balla per sé e nessuno fa niente di sbagliato finché al centro dell’attenzione resta la musica.

Immaginate tutto ciò e, se vi capita di sentire o leggere qualcosa di assurdamente strano sul Berghain, potete stare tranquilli che è vero al 100%.

FAQ BERGHAIN

Il Berghain, noto per la sua selezione rigorosa e spesso enigmatica, non ha una formula magica per entrare. L’aspetto più importante sembra essere la tua aderenza al codice di abbigliamento e l’impressione generale che dai ai buttafuori, che cercano persone che sembrano genuinamente interessate alla musica e all’atmosfera unica del club.

Il Berghain è un’ex centrale elettrica trasformata in un tempio della musica techno, famoso per i suoi set lunghi e intensi, il sound system potente e l’atmosfera hedonistica. Oltre alla pista da ballo principale, ospita anche il Panorama Bar, dedicato a sonorità house più melodiche, e Säule, uno spazio più piccolo con un’atmosfera più intima.

Per il Berghain, un look dark, underground e fedele a se stessi è la scelta migliore. Evita outfit troppo appariscenti o “da discoteca” e prediligi capi comodi e pratici, con un tocco di originalità.

Storia del Berghain

Il Berghain, icona mondiale della cultura techno, affonda le sue radici nell’Ostgut, il club che negli anni ’90 era il centro della vita notturna berlinese.

Inaugurato nel 2004, il Berghain ricrea la gloria dell’Ostgut, trasformando un’ex centrale elettrica della Germania Est in un tempio della musica elettronica.

Questo locale unico, con le sue imponenti mura di cemento e l’acustica impeccabile, offre un’esperienza sensoriale che va oltre il concetto di festa.

La scelta di un edificio storico per ospitare uno dei club più famosi al mondo non è casuale: il Berghain simboleggia la rinascita dopo la caduta del Muro di Berlino. La sua influenza sulla musica techno globale è indiscutibile: artisti di fama internazionale si esibiscono regolarmente qui, creando un’atmosfera di tolleranza e libertà di espressione.

Più che un semplice locale da ballo, il Berghain è un fenomeno culturale che continua a ispirare e influenzare generazioni di musicisti e fan in tutto il mondo.

L'esperienza Berghain

L’atmosfera del Berghain è un’esperienza sensoriale che va oltre la vita notturna in sé. La sua rigida e spesso impenetrabile politica d’ingresso crea un’atmosfera esclusiva e misteriosa.

Una volta entrati, gli ospiti si immergono in un ambiente scarsamente illuminato e privo di specchi, dove possono creare una connessione autentica con la musica e con gli altri.

Qui, l’anonimato diventa un elemento chiave per infrangere le convenzioni sociali e abbracciare il proprio vero sé. Le diverse sale del Berghain offrono un viaggio musicale unico: il potente sound del Berghain stesso è incentrato sulla techno pura, mentre il Panorama Bar è più incline alla house e alle melodie, creando un perfetto contrasto tra energia e tranquillità.

Infine, il Lab.Oratory, noto per la sua atmosfera più intima e sperimentale, esplora generi musicali alternativi e continua a spingere i confini della musica elettronica.

In questo contesto, la rigida politica del “niente fotografie” non è solo una regola, ma una filosofia: garantisce che ogni momento venga impresso nella memoria piuttosto che sui social media, preservando così l’essenza unica del Berghain.

Berlin Berghain Club

La musica al Berghain

Il viaggio musicale del Berghain è un viaggio sonoro che attraversa generi come techno, house, minimal ed electro, creando un’atmosfera unica che ha catturato l’immaginazione dei clubber di tutto il mondo.

La techno, con i suoi ritmi pulsanti e avvolgenti, è il cuore del Berghain, ma l’house e le sue sfumature più melodiche non possono essere ignorate.

DJ residenti come Ben Klock e Marcel Dettmann sono pionieri in questo panorama musicale, proponendo set che durano fino all’alba, mentre artisti di fama mondiale come Jeff Mills e Nina Kraviz si sono esibiti sul palco, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva del club.

L’etichetta discografica Ostgut Ton è un attore chiave nella diffusione musicale del Berghain, contribuendo a definire l’estetica musicale del club attraverso un’attenta selezione di artisti emergenti e affermati.

Il lavoro di Ostgut Ton non solo rappresenta il sound distintivo del Berghain, ma ha anche influenzato la musica techno in tutto il mondo, spingendo la cultura berlinese verso nuove vette.

Grazie a questa sinergia tra club ed etichetta, il Berghain è più di un semplice luogo di festa, è un laboratorio creativo dove la musica è in continua evoluzione e si reinventa.

Berghain come fenomeno culturale

Ben più di una semplice discoteca, il Berghain rappresenta un vero e proprio fenomeno culturale che ha profondamente influenzato non solo la musica elettronica, ma anche le dinamiche sociali e identitarie della vita contemporanea.

Lo spazio, con la sua architettura industriale e l’atmosfera inclusiva, è diventato un simbolo di libertà e trascendenza, dove i membri della comunità si riuniscono per celebrare l’autenticità in tutte le sue forme.

La sua tolleranza verso diverse identità e orientamenti sessuali rende il Berghain un faro di inclusività, offrendo una piattaforma per abbattere i confini tra arte e vita quotidiana. Tuttavia, il locale non è privo di controversie.

Nel corso degli anni, il Berghain è stato al centro di polemiche, con il suo ingresso troppo esclusivo e accusato di discriminazione, che ha sollevato interrogativi sul senso di appartenenza alla comunità.

Queste discussioni gli hanno conferito un’aura leggendaria, rendendolo un tema caldo non solo per gli appassionati di musica, ma anche per sociologi e critici culturali.

Pertanto, mentre il Berghain continua a battere al ritmo della techno, rimane un palcoscenico vivo per le sfide e i cambiamenti della nostra società moderna.

Consigli per chi vuole andare al Berghain

Una visita al Berghain, uno dei locali notturni più iconici di Berlino, è un’esperienza che inizia dal momento in cui si entra. Situato nel quartiere di Friedrichshain, il club è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici: prendete la U-Bahn fino a Warschauer Straße o Ostbahnhof e sarete a pochi passi.

Gli orari di apertura del Berghain sono altrettanto entusiasmanti: è famoso per le sue maratone musicali, che iniziano il venerdì sera e proseguono fino a lunedì mattina, e vi immergono nella cultura della musica elettronica.

L’ordine di ingresso può sembrare scoraggiante, ma ci sono alcuni consigli per aumentare le probabilità di entrare. Innanzitutto, entrate con un atteggiamento rilassato e genuino; evitate le grandi folle e cercate di andare con qualcuno che abbia esperienza al Berghain.

Non dimenticate di seguire il dress code: abiti scuri e semplici sono sempre una buona scelta, mentre accessori eccentrici possono facilmente attirare attenzioni negative.

La comodità è essenziale in un ambiente come questo, quindi scegliete scarpe comode che vi permetteranno di ballare per ore e ore.

Ricordate, il Berghain non è solo un club, ma un vero e proprio rituale di libertà e di espressione di sé!

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