iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Pentagram Chile – The Malefice

Avere alle spalle una storia pressoché trentennale senza aver mai pubblicato un full-length e, nonostante questo, mantenere una certa popolarità a livello undeground, sone le tipiche condizioni che consentono di fregiarsi dello status di cult-band.

Pentagram Chile – The Malefice

Finalmente nel 2013, dopo una doverosa aggiustatina al monicker, con l’aggiunta della nazione di provenienza in modo da non ingenerare confusione con i mitici doomsters statunitensi, i Pentagram Chile pubblicano The Malefice, probabilmente uno degli esordi su lunga distanza più tardivi della storia ma che, fortunatamente, ripaga con gli interessi per la lunga attesa.
Il combo guidato da Anton Reisenegger (chitarrista anche nel supergruppo Lock-Up oltre che voce negli uruguagi Inner Sanctvm) ci riversa addosso un’ora scarsa di death/thrash di rara ferocia ed efficacia che non teme alcun confronto con produzioni passate, presenti e future.
Il sound dei sudamericani è un’inarrestabile fucina di riff, nella quale groove e melodia tutto sommato non vengono mai meno, anche se la dote maggiore di The Malefice è la sua compattezza: The Death Of Satan apre le infernali danze senza dare respiro, presentando una macchina oliata e perfetta, guidata da un Anton che, a livello vocale, piuttosto che per il classico growl opta per un ringhio malefico, decisamente funzionale alla riuscita del lavoro.
La Fiura mostra sentori dei primi Sepultura, ma evidentemente qui non si tratta di un richiamo più o meno voluto, visto che le due band hanno mosso i primi passi simultaneamente ed è naturale, quindi, ritrovare tali affinità (anche se, come sappiamo, la storia si è poi sviluppata lungo percorsi ben differenti).
Qualcuno, in maniera molto acuta, ha osservato che i Pentagram Chile si sono resi protagonisti di una sorta di teletrasporto ai giorni nostri del sound e degli umori del death degli anni ’80; non si può che concordare con questa affermazione, tenendo ben presente, però, che The Malefice è un lavoro che attinge alla tradizione conservando ben intatta la sua modernità, grazie a una produzione che ne valorizza appieno le caratteristiche senza rendere troppo asettica la resa sonora.
Detto ancora di un brano spettacolare come Horror Vacui, smetto di parlare delle singole tracce perché alla fine il rischio è quello di finire per ripetere le stesse cose; The Malefice va gustato e ascoltato dall’inizio alla fine senza interruzioni, con volume a manetta e osservando le opportune cautele in fase di headbanging …
Qualcuno potrà obiettare che l’operazione di recupero del death old-school ha già fatto fin troppi proseliti negli ultimi tempi, ma l’ascolto delle prime note di questo disco spazza via ogni possibile sospetto di opportunismo: The Malefice è esattamente ciò che i nostri avrebbero fatto uscire 15-20 anni fa se solo le (il)logiche di mercato e una collocazione geografica, tutt’altro che favorevole per l’epoca, lo avessero consentito.
Album consigliato a chi ama death, thrash, doom e qualsiasi altro genere purché in grado di apprezzare senza alcuna remora passione, devozione e competenza di chi l’ha composto e suonato.

Tracklist:
1. The Death of Satan
2. La Fiura
3. The Apparition
4. Horror Vacui
5. Spontaneous Combustion
6. Grand Design
7. Sacrophobia
8. Arachnoids
9. King Pest
10. Prophetic Tremors

Line-up :
Anton Reisenegger – lead guitar, vocals
Juan Pablo Uribe – lead guitar
Juan Pablo Donoso – drums

PENTAGRAM CHILE – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Treni ad Altra Velocità – Intervista con Fabio Bertino

Una conversazione con Fabio Bertino, autore in tempi recenti di due libri in cui racconta le proprie esperienze di viaggio lungo il nostro paese, percorrendo linee secondarie o utilizzando per gli spostamenti solo i più “lenti” treni regionali.

Amarok – Resilience

La cifra compositiva degli Amarok è piuttosto personale in quanto, rispetto al più canonico sludge doom, la band californiana non teme di rallentare i ritmi fino a sfiorare un’asfissia scongiurata dal mood atmosferico e melodico che pervade buona parte di un lavoro riuscito come Resilience.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

Silent Vigil – Hope and Despair

Se in passato il sound traeva principalmente linfa dall’insegnamento dei Daylight Dies, tutto sommato Hope and Despair è un album che si muove in continuità con quello stile, che qui viene ulteriormente ribadito dando alla fine l’auspicato seguito, sia pure con il nuovo moniker Silent Vigil, alla brusca archiviazione degli Woccon avvenuta dieci anni fa.