Il 6 febbraio è uscito Pensare l’infosfera. La filosofia come design concettuale, un saggio di Luciano Floridi pubblicato da Raffaello Cortina nella collana Scienza e idee diretta da Giulio Giorello.
Luciano Floridi è professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab. È chairman del Data Ethics Group dell’Alan Turing Institute, l’istituto britannico per la data science, nonché una delle voci più autorevoli della filosofia contemporanea. Posso vantare di aver seguito un corso di Logica all’Università di Bari, nel 2007 e aver assistito a diversi suoi seminari sugli argomenti più disparati.
Pensare l’infosfera è la traduzione, rivista e parziale, del terzo libro di una tetralogia di libri dedicata ai fondamenti della filosofia dell’informazione, branca nella quale Floridi è ricercatore e in qualche maniera creatore. Come lo stesso autore afferma nell’Introduzione, il volume ha l’intento di riavviare la filosofia, al fine di rinfrescarne la memoria (intesa in senso prettamente informatico) e prepararla a una delle più grandi rivoluzioni della storia, quella che stiamo vivendo oggi: la rivoluzione digitale.
Le nuove tecnologie infatti sarebbero re-ontologizzanti, cioè modificherebbero la natura intrinseca di quello che toccano, aprendo scenari interpretativi che necessitano di nuovi modelli filosofici e concettuali per essere studiati.
Ma che cos’è l’infosfera? Vediamo come risponde Floridi:
“A partire dagli anni Cinquanta, l’informatica e le tecnologie digitali hanno iniziato a mutare la concezione di chi siamo. Sotto molti profili, abbiamo scoperto che non siamo entità isolate, quanto piuttosto agenti informazionali interconnessi, che condividono con altri agenti biologici e artefatti ingegneristici un ambiente globale, costituito in ultima istanza da informazioni, che ho chiamato infosfera. […] Il nostro comportamento libero si trova posto a confronto con la prevedibilità e la manipolabilità delle nostre scelte, nonché con lo sviluppo dell’autonomia artificiale. Le tecnologie digitali sembrano talora conoscere i nostri desideri meglio di noi stessi.”
Luciano FloridiPer affrontare questa nuova sfida Floridi divide il libro in quattro sezioni.
La prima è dedicata alla domanda filosofica, alle caratteristiche che essa deve avere e al saper domandare della (buona) filosofia. Qui l’autore parte da una citazione di Bertrand Russell dal libro I problemi della filosofia (1912) sulle domande fondamentali della disciplina, per Floridi ancora viva tutt’oggi, e apre la strada a una definizione precisa, spazzando il campo da qualsiasi tipo di ricadute scientiste o dogmatiche.
La seconda parte si occupa di indagare cosa sia una risposta filosofica. Qui la questione diventa più complessa e ancora più interessante: l’autore fornisce una serie di strumenti concettuali e di metodo che permettono di interpretare in maniera analitica il processo di re-ontologizzazione al quale le nuove tecnologie digitali ci sottopongono. La densità e la forza del materiale in questione affondano le radici nella nostra quotidianità e aprono scenari, etici e noetici, di grande impatto e dal carattere anticipatorio.
Si trattano qui i temi più controversi della nostra contemporaneità, dalla pornografia online alla privacy, al fine di capire come è cambiata oggi la concezione di identità, soprattutto quando siamo online (o per dirla alla Floridi, onlife). Il metodo fornito per rispondere filosoficamente a tali questioni, che qui ci limiteremo a chiamarlo genericamente metodo dell’astrazione, è tutt’altro che relativistico e vede nel disaccordo informato (cioè nel razionale e genuino pensarla diversamente) la possibilità di un contraddittorio costruttivo.
La terza sezione è dedicata invece all’idea di design concettuale, che cosa significhi e in che modo essa rappresenti un mutamento di prospettiva radicale. Basandosi poi sui risultati ottenuti nelle prime due parti, e dopo aver fatto le pulci a Platone, l’autore accenna all’impostazione di una metodologia di realizzazione di un design filosofico che sia costruzionista, “vale a dire una filosofia che prende sul serio l’idea per cui la conoscenza orientata al costruttore sia il corretto approccio per interpretare ogni espressione della conoscenza umana.”
Infine la quarta parte è dedicata a cinque lezioni filosofiche sui nodi centrali spiegati nei precedenti capitoli.
Centocinquanta pagine dense di nuovi modelli nelle quali Floridi ci insegna come sia possibile oggi continuare a fare filosofia, quali siano le domande legittime, o meglio quale sia il modo corretto di porle (e come rispondere), e che tipo di rapporto deve avere il pensiero con la realtà che ci circonda, sempre più pervasa di tecnologia, globale e ricca di parametri nuovi.
Vi mentirei se vi dicessi che è un libro per tutti. Tuttavia lo ritengo un tassello fondamentale per comprendere, almeno da parte degli addetti ai lavori, i termini della sfida a cui siamo chiamati, in un vero e proprio rinnovamento delle idee e del pensiero.
Ma per quanti di voi siano interessati ad approfondire le questioni, da domani 10 febbraio, presso il Teatro Franco Parenti (ore 19:00), avrà inizio una serie di tre incontri (nei restanti tre lunedì del mese, 10, 17 e 24) dedicati al tema dell’infosfera e tenuti da Floridi stesso. Sarà un’occasione imperdibile per capirne di più e per confrontarsi di persona sulla rivoluzione, concettuali e di valore, che stiamo vivendo e che non si esaurirà tanto presto.
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