Sono entusiasta di questo disco, questo è quanto. Svisionamenti ritmici, un trip da spiagge e paesaggi assolati; Un pop abbastanza lo-fi e molto allucinato, più dolce e easy-listening rispetto ad altri esponenti del trend contemporaneo che viene chiamato “ipnagogico”; il duo Aaron Coyes e Indra Dunis, che costituisce i Peaking Lights, sembra accennare a band quali i Ducktails, riempiendoli di luminosa “presa bene”….Melodie giocose condite in salsa Dub, che anima e ritma il tutto, con riverberi ed eco…bella idea!
Un disco davvero piacevole da ascoltare, mai esagerato nell’accostare suoni, che non sovraccarica di stimoli, uno svarione misurato.
Sì perchè gli schemi base non sono poi così strani: percussioni e una sottile linea di bassi in loop, synth e organo di Indra Dunis (Beach House con più grinta), la quale aggiunge voci inneggianti e melodiche, e infine chitarre che farciscono di visioni e ricamano dettagli su questo modello.
È inutile che vi segnali dei brani o ve li descriva, tanto sono tutti bellissimi, tutti da ascoltare dall’inizio alla fine con l’animo in pace e vedrete che non potrete che lasciarvi trasportare dove più vi piace dall’ atmosfera visionaria del disco; dall’inno al sole (emblematico di questo disco), alla soundtrack da spiaggia Jamaicana di “Birds of Paradise”, alle Marshmellow elettroniche e alla gioiosa “Amazing & Wonderful”; poi “Key Sparrow” (immaginatevi l’ologramma di 2-D dei Gorillaz sdraiato su una spiaggia con una collana di fiori al collo e una chitarrina in mano, e metteteci la voce canticchiante della Dunis). E ancora gli strascichi ipnotici di “Summertime”, intrippanti Occhi di Tigre, new-age alla deriva di un teenager in acido dell’apertura “Sinthy”… va bè alla fine ve li ho elencati tutti…va bè vi sarà rimasto il piacere della scoperta mi auguro;)
Fondamentale per la giovane psichedelia pop dell’anno zero (che continua aprendere campo, soprattutto oltreoceano).
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