iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : On Thorns I Lay – On Thorns I Lay

Il nuovo full length consolida il raggiungimento, da parte degli On Thorns I Lay, di un livello qualitativo nel sottogenere comparabile a quello delle più celebrate band nordiche.

On Thorns I Lay – On Thorns I Lay

Per meglio inquadrare il nuovo lavoro auto intitolato degli On Thorns I Lay è necessario fare un riassunto della storia della band, dato che si tratta di una realtà attiva da oltre trent’anni, se si tiene conto anche delle precedenti incarnazioni con differenti moniker.

L’esordio Sounds of Beautiful Experience, datato 1995, era stato un ottimo esempio di gothic doom in quota My Dying Bride, composto sulla scia del successo che il sottogenere stava riscuotendo a quei tempi, mentre i successivi Orama e Crystal Tears chiudevano la produzione novantiana evidenziando un ammorbidimento sonoro a cui non era estraneo un corposo utilizzo delle voci femminili, tendenza riconfermata anche nei primi due lavori del nuovo millennio, a cui poi seguirà una lunga pausa di ben 12 anni prima di ritornare con un album comprendente comunque diversi brani composti all’epoca in previsione di un full length, poi mai realizzato.

Anche per questo, di fatto la svolta dei nuovi On Thorns I Lay è rinvenibile a partire solo dai successivi Aegean Sorrow (2018) e Threnos (2019), album in cui la band greca approdava in maniera definitiva a un incisivo death doom melodico, sfrondato di gran parte dalle influenze gothic e rinunciando sostanzialmente all’utilizzo di clean vocals.

Questa lunga premessa fa anche intuire quanto personalmente abbia apprezzato tale scelta, i cui pregevoli esiti vengono confermati dal nuovo full length che segna il raggiungimento, da parte degli On Thorns I Lay, di un livello qualitativo nel sottogenere comparabile a quello delle più celebrate band nordiche; l’uscita dalla band di uno dei due storici membri fondatori, il vocalist Stefanos Kintzoglou, lascia totalmente le redini in mano al chitarrista Christos Dragamestianos, ma il nuovo protagonista dietro il microfono, Peter Miliadis, non fa assolutamente rimpiangere il predecessore.

On Thorns I Lay si rivela un’altra opera solida, compatta, priva di sbavature e, anzi, con diversi picchi notevoli, tra cui va citata la canzone conclusiva Thorns Of Fire; in buona sostanza, la band ateniese dimostra che la via intrapresa nello scorso decennio è quella giusta per ritagliarsi un meritato spazio nell’affollato universo del doom estremo e ottenere riscontri che vadano al di là dello status di culto acquisito nella scena ellenica prima del gradito ritorno all’attività.

2023 – Season of Mist

On Thorns I Lay – Thorns of Fire

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Treni ad Altra Velocità – Intervista con Fabio Bertino

Una conversazione con Fabio Bertino, autore in tempi recenti di due libri in cui racconta le proprie esperienze di viaggio lungo il nostro paese, percorrendo linee secondarie o utilizzando per gli spostamenti solo i più “lenti” treni regionali.

Amarok – Resilience

La cifra compositiva degli Amarok è piuttosto personale in quanto, rispetto al più canonico sludge doom, la band californiana non teme di rallentare i ritmi fino a sfiorare un’asfissia scongiurata dal mood atmosferico e melodico che pervade buona parte di un lavoro riuscito come Resilience.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

Silent Vigil – Hope and Despair

Se in passato il sound traeva principalmente linfa dall’insegnamento dei Daylight Dies, tutto sommato Hope and Despair è un album che si muove in continuità con quello stile, che qui viene ulteriormente ribadito dando alla fine l’auspicato seguito, sia pure con il nuovo moniker Silent Vigil, alla brusca archiviazione degli Woccon avvenuta dieci anni fa.